Incuriosita dalle decantate virtù di questa pianta, tempo fa mi sono convinta a comprare un’ Aloe Arborescens Miller di circa 5 anni, per averla sul balcone.
Per guarigioni miracolose non so, ma da mia testimonianza diretta vi assicuro che per un’estate intera, prendendo qualche foglia qua e là (l’isola greca dove soggiornavo ne era piena), e spalmandomi sul corpo dopo la doccia l’interno gelatinoso di una foglia spellata, mi sono salvata non solo dalle ustioni, ma addirittura non ho avuto neanche la classica spellatura alle spalle di fine stagione!
Ne ho fatto anche un gel cosmetico (sembra che anche in questo caso l’aloe arborescens abbia molte più proprietà rispetto all’aloe vera) ma è da tenere in considerazione che, a prescindere dai conservanti che ho utilizzato, analogamente a qualsiasi altro infuso da pianta fresca anche l’aloe è soggetta a ossidazione, quindi problematica da utilizzare in tal senso.
Se può essere utile, ho comprato qui la pianta, ma ci sono altri posti certificati in Italia dove viene coltivata biologicamente.
Per chi fosse interessato poi, c’è questa ricetta dello sciroppo di P. Zago.
Io l’ho preparato per un periodo, diciamo senza nessuna pretesa di guarigioni mirabolanti per qualche malattia particolare (oddio, se mi ringiovaniva di una 30ina d’anni sarei stata contenta, eh?!) ma solo perché appunto, sono curiosa di fare nuove esperienze.
INGREDIENTI
350∼500g miele d’api biologico (meglio se di castagno o comunque non millefiori)- minimo 46,66%
40-50ml di distillato (circa 6 cucchiai monocultivar di grappa, cognac, whisky, ecc.) – minimo 5,33%
350g Foglie di Aloe Arborescens bio: 3-5 foglie o più, fino a raggiungere il peso – minimo 46,66%
PREPARAZIONE
Raccogliere le foglie necessarie di sera, nell’oscurità, avendo avuto cura di innaffiare la pianta qualche giorno prima, e non a ridosso della raccolta.
Lavorare tutto in penombra (ad esempio con la sola luce della tv, onde evitare di avviare velocemente l’ossidazione delle foglie tagliate).
Togliere le spine dai bordi delle foglie e la polvere depositatasi, utilizzando uno straccio strizzatissimo-appena umido o una spugna.
Tagliare a pezzi le foglie (senza togliere la buccia) e metterle nel frullatore assieme al miele e al distillato prescelto.
Frullare bene e il preparato è pronto per il consumo (l’ho fatto nel bimby).
Non filtrare, né cuocere.
Il frullato ottenuto deve essere messo in frigorifero in un barattolo scuro, ben chiuso (ho schermato il barattolo di vetro con un foglio di alluminio).
Rifatta di recente 1/4 della dose consigliata (preferisco rifarlo spesso!)
DOSI E MODALITA’ CONSIGLIATE SECONDO PADRE ROMANO ZAGO
Agitare bene prima dell’uso.
Avendo cura di aprire il barattolo in zona buia, prendere un cucchiaio da tavola 20 o 30 minuti prima dei tre pasti principali (colazione, pranzo e cena).
Una volta iniziato il trattamento è importante assumere tutto il contenuto del barattolo.
Appena finito, è consigliabile sottoporsi a una visita medica per verificare eventuali miglioramenti.
Il risultato delle analisi offrirà indicazioni sugli effetti ottenuti e suggerirà la procedura da seguire.
Se i risultati dovessero dimostrare che non ci sono stati miglioramenti con il primo barattolo, è necessario ripetere l’operazione dopo una pausa di 5-10 giorni. Tale ciclo dovrà ripetersi tante volte quante sono necessarie per eliminare il male.
Soltanto dopo i primi quattro tentativi senza esito positivo si deve ricorrere ad una dose doppia, cioè due cucchiai prima di ogni pasto.
– Dal canto mio posso dirvi che per fare lo sciroppo ho letto che il miele migliore (biologico), sia quello di montagna di castagno… e comunque mai il millefiori.
– La grappa (meglio se biologica) da usare è meglio quella proveniente da un solo tipo di uva…
– La raccolta e lavorazione va fatta quanto più possibile al buio o quasi, e si deve anche bere al buio!
– Le foglie vanno raccolte quando non si innaffia da almeno qualche giorno, altrimenti si “annacquano” anche le proprietà (accidenti quante ne vuole ‘sta pianta eh?!!!)
Per altre notizie si rimanda – oltre che alle informazioni della rete – soprattutto ai consigli dei propri medici prima di intraprendere qualsiasi iniziativa.
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Per chi, sensibile ai problemi ambientali, non vuole/può autoprodurre, ma vuol continuare ad acquistare cosmetici o prodotti vari per la casa e la persona, un piccolo consiglio è quello di consultare il famigerato INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients).
Qui sotto due siti dei quali mi avvalgo per la consultazione:
– ewg.org/skindeep/
– biodizionario.it
Quindi, attenzione ai numeri e ai colori degli scores (equivalenti di un semaforo dal verde, al giallo, al rosso, dove naturalmente il verde è il migliore) e all’ordine di inserimento delle varie sostanze nel prodotto (più sostanze con inci verde troverete ai primi posti, meglio sarà; come per gli alimenti, gli ingredienti scritti per primi sono contenuti in dosi maggiori!).
Fonte 16.VII.2012