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VARIE - Quel che resta, e non è poco

Pectina-bio casalinga

 Nel periodo delle marmellate ho preparato anch’io la mia versione di pectina-bio casalinga.
L’input principale l’ho preso da un vecchio consiglio del 2006 di Cookaround, ma in rete è pieno di metodi da seguire.
Fino ad oggi non avevo mai usato pectina acquistata, né tantomeno preparato quella fatta in casa.
Ho proceduto quindi ad una prova con le mele raccolte nel paesello di mia nonna, nell’entroterra abruzzese (sono asprigne e non ci vado matta, ma sono biologiche al 100%).

Ho letto che la pectina è contenuta principalmente in alcuni tipi di frutta, quali mele, ma anche prugne,  agrumi, uva e ribes.
A quanto pare i torsoli e le bucce delle mie mele poco mature (e gratis, aggiungo) sono una buona fonte di pectina e quindi ho proceduto con queste.
Ho sbucciato grossolanamente le mele.
Ho messo via la polpa irrorandola con un po’ d’acqua e succo di limone per non farle annerire e mangiarle in un paio di giorni (o farne una torta di mele, ecc.).
Non utilizzerò infatti la polpa per fare la mia pectina!
In una pentola ho messo tutti i torsoli e le bucce ricavate dalle mele (600 gr circa), più un limone piccolo intero (polpa, semi e buccia, tranne l’albedo – la parte bianca che è amara – anche se è una parte degli agrumi piena di pectina: la prossima volta la metto), coprendo il tutto a filo con acqua.
Ho fatto bollire coperto per 40 minuti (qualcuno si spinge fino a un paio d’ore) dopodiché ho messo tutta la brodaglia a scolare per 12 ore (senza pressare), con un passino e dei tovaglioli, in un´altra pentola.
Dopo 12 ore ho portato di nuovo a ebollizione e ho fatto restringere il liquido fino ad ottenere un terzo di quello iniziale (almeno 30 minuti).
Risultato: ho ottenuto oltre 200 gr di “succo di mela” asprigna.
Per la conservazione ho trovato tre modi di procedere:

  • Versare questo liquido bollente in barattolini sterilizzati, con coperchi sterilizzati e conservare in frigorifero, chiuso, per un mesetto (a differenza della marmellata questo composto non contiene zuccheri tali da permettere una lunghissima conservazione!)
  • Per sicurezza si potrebbe far bollire nuovamente i barattolini per almeno 20 minuti dall’ebollizione, frapponendo fra questi degli stracci per non farli rompere
    In una preparazione successiva ho deciso di sterilizzare ulteriormente i barattolini di pectina
  • Ultima possibilità, porzionare e congelare il liquido ricavato.

La consistenza non è esattamente acquosa; diciamo che ricorda di piú i succhi di mela comprati, quando, nel fondo della bottiglietta, si vedono anche dei residui polposi.
La dose da utilizzare per ciascun tipo di frutta è da zero a 200 gr di pectina per 1 chilogrammo, a seconda del tipo di frutta utilizzato per fare la confettura/marmellata (in questo messaggio una interessante tabella per orientarsi).
In alternativa a questa preparazione si potrebbe adottare il metodo consigliato in alcune ricette: mettere il torsolo con i semini e le bucce in una garza o in un pezzo di mussola, chiudere a sacchetto e legarlo al manico della pentola, lasciandolo ricadere appeso all’interno della pentola stessa, e cuocere insieme alla marmellata, per poi togliere il tutto a fine cottura, prima di invasare.
 

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SALSE, sughi, condimenti, erbe

Senape da semi – FMD

A me la senape piace, e visto che in questo periodo sono intenzionata a condirci soprattutto i miei piatti di carne in modo leggero e gustoso (e per dare una scrollata al mio metabolismo con la FMD), mi vorrei orientare verso un prodotto senza zucchero né olio.

Senza avere la pretesa di arrivare alla tradizionale “moutarde a l’ancienne” (una delle quali è la famosa Senape o Mostarda di Digione) c’è da dire che è difficile trovare al supermercato un prodotto che corrisponda a quello che cerco nel gusto e nella composizione, e allora ho proceduto a cercare in rete qualche ricetta che mi soddisfacesse, oltre agli ingredienti necessari per realizzarla partendo dai semi.

Molto complicato farla venire gustosa? Ci ho voluto provare e il risultato mi ha soddisfatto.

Online ho trovato dei semi biologici di senape come segue: una confezione di semi gialli, da 400 grammi; l’altra di semi neri, da 50 grammi. Questo per mettere l’accento sul fatto che le percentuali che trovate sotto sono dettate unicamente dal fatto che vorrei finire le due confezioni di semi nello stesso momento 😉

Ho miscelato le due tipologie di semi secondo quanto mi ha dettato la testolina, e poi ho fatto due prove comparate: una con acqua, sale e anice; l’altra con aceto, sale e stevia.

… and the winner is …

Vista la presenza dell’aceto (della versione vincitrice 😉 ), la conservazione in frigorifero sarà almeno di un mese, ma ho voluto fare una prova minima di partenza. Ne monitorerò comunque la durata, ma voi potrete farne in proporzione quanta ne volete, e magari surgelarla.

Ecco la versione prescelta per 120 grammi di prodotto finale (io ne ho fatta metà):

5 g semi biologici di senape nera (sinapis nigra)
40 g semi biologici di senape bianca (sinapis alba)
aceto di mele bio q.b. per coprire i semi durante la marinatura + altro per la frullatura
1 g sale fino (mezzo cucchiaino raso)
0,02 gr di stevia pura Stevialia (due micromisurini) – in alternativa 2 cucchiaini di xilitolo di betulla.

Ho lasciato il mix di semi più gli altri ingredienti per 6 ore in ammollo in frigorifero, all’interno di un barattolino di vetro.

Dopo questo tempo ho frullato i semi con un minipimer direttamente nel barattolo, aggiungendo altro aceto, fino ad avere un composto granuloso e non troppo raffinato.

Assaggiare e, volendo, aggiungere del sale o del dolcificante naturale (stevia o xilitolo di betulla).

Nel momento di consumare la senape si potrà personalizzarla con aggiunta di miele o olio o yogurt (se consentiti) o altro.

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PANE, pizze, pizzelle e dintorni

Pane finto

L’ho chiamato “finto” perché essere senza lievito è un po’ atipico in un pane (a parte l’azzimo o poco altro), ma ho trovato interessante questo gustoso e sano spezzafame suggerito dalla mia amica Teresa, e che ho realizzato senza glutine.

Dall’aspetto ricorda crackers o cartamusica.
Si può partire da qualsiasi dose e da qualsiasi farina, considerando che partendo da soli 200 grammi di farina si ricaveranno 4 fogli di pseudo “carta-musica”.
E in fondo all’articolo c’è anche una versione dolce.

Ingredienti (suddivisi in due “lastre” per teglia)
180 g farine miste (un mix pari saraceno/mais/sorgo)
180 g di semi oleosi (zucca, girasole, sesamo, papavero; pari peso rispetto alla farina utilizzata; non consiglio semi mucillaginosi)
3 cucchiai olio e.v.o.
sale facoltativo (io 3 pizzichini a 2 dita)
acqua tiepida q.b.

Procedimento
Ho lasciato ammollare per una 20ina di minuti i semi in acqua bollente.
Poi ho mischiato i semini ammollati, scolati.
Ho aggiunto tanta acqua tiepida quanta è riuscita a prenderne l’impasto (ogni farina è diversa).
Ho poi steso il composto a 2-3 mm, col matterello, fra due fogli di cartaforno.

Cottura
La mia amica suggerisce di cuocere le lastre a 180°C ventilato per 15 minuti circa, capovolgendo alla fine.
Io però non amo cuocere i semi ad alte temperature, e per questa prima volta ho infornato a 150°C ventilato per 25 minuti ruotando e cambiando di posto alle due teglie dopo i primi 15 minuti.
Alla fine ho staccato la cartaforno dalle lastre e le ho capovolte, lasciandole asciugare ancora in forno spento per una 20ina di minuti.
Appena morbido il primo giorno (ricordava un po’ la consistenza del pane azzimo), più croccante il secondo.

L’impasto mi è venuto così. Tener conto che è una massa appiccicosa, e si sgretola tirandola fra i due fogli di cartaforno.

Versione dolce

Mi riallaccio a questo tentativo perché sono in debito di qualche foto che fa capire meglio il procedimento, ma questa volta ho realizzato una versione dolce, da colazione!
Certo, il prodotto finale non è attraente, però ha un suo perché, è un’alternativa veloce, e a me piace, e li ho anche realizzati a mo’ di biscottoni.

Ingredienti (per due teglie):
220 g farina bio (180 sorgo, 40 saraceno)
180 g semi oleosi bio (papavero, sesamo, zucca, girasole)
40 g mela disidratata a pezzetti (del mio alberello abruzzese)
4 tappi di bottiglia di olio e.v.o.
8-10 g zucchero di cocco bio (2 piccoli cucchiaini)
1 pizzichino di sale fino
acqua che prende l’impasto (forse 150-200 o più: non l’ho pesata).

Procedimento
Il procedimento è esattamente come descritto per la prima versione, tranne che per le mele essiccate, che non erano previste e che ho deciso di inserire secche, senza metterle a bagno con i semini.
Per questa versione dolce potrebbero andar bene anche cachi essiccati, o datteri, oppure banane (queste ultime, se durissime, credo sia meglio farle rinvenire).

15 gennaio 2016