Ho fatto altre cose in questi giorni, ma questa bevanda mi ha talmente soddisfatto che voglio subito condividere con voi, anche se ho finito di frullare in tarda serata.
VERSIONE “LATTE” DI MANDORLA CON PIU’ FIBRA
Ho appositamente evitato zuccheri che riducono la conservabilità del latte (salvo metterne in dosi massicce, vedi confetture), ma non è ciò che vogliamo in questo caso.
In piccole quantità invece gli zuccheri possono essere solo pappa per i batteri.
Se vorremo la bevanda dolce potremo sempre aggiungere dello zucchero al momento del consumo.
Dopo le solite perlustrazioni in rete quindi, ecco estrapolata la mia versione attuale di latte di mandorle.
Okara residua dopo la “mungitura” (mi raccomando non buttatela; eventualmente congelatela appiattendola un po’: si riutilizza per ricettine fantastiche).
Ingredienti per 1 litro di latte:
100 g mandorle bio sgusciate + 2 mandorle armelline amare (non spellate)
1 litro e 1/4 di acqua oligominerale (o non clorata)
1 cucchiaio olio girasole bio deodorato o altro olio delicato (facoltativo, ma secondo me arrotonda il sapore e d’altronde anche il latte commerciale ne contiene)
1 pizzico di sale
Procedimento
Ho prima lavato accuratamente le mandorle.
Le ho messe in ammollo in un barattolo di vetro chiuso, ricoprendole con la metà dell’acqua presa dal totale, e riposte in frigorifero per una notte.
Dopo le ore di ammollo, ho versato il tutto (anche l’acqua di ammollo *** ) nel frullatore, insieme con l’olio e il sale.
Ho frullato gradualmente alla massima velocità per 2-3 minuti (usando il bimby frullare 1 solo minuto)
A questo punto ho proceduto ad un primo sommario filtraggio con un colino, versando di nuovo i residui delle mandorle (l’okara) nel frullatore.
Ho aggiunto alla okara l’altro mezzo litro di acqua e ho frullato di nuovo per altri 2-3 minuti (col bimby 1 minuto).
Ho unito questo all’altro composto.
Ho infine filtrato il tutto in un telo di garza doppio (senza residui di detersivi) e strizzato al massimo per ottenere quanto più liquido possibile.
Quando si consuma è bene scuotere la bottiglia per rimescolare sedimenti, grassi e parte acquosa.
La bevanda ha un marcato sapore di mandorla che a me piace moltissimo anche così, senza zucchero.
Non ho prove scientifiche di quanto potrebbe durare il latte in frigo: ognuno dice la sua, ma visto che il preparato contiene acqua ma non conservanti, direi che per 2 giorni possiamo stare tranquilli.
Se non si consumasse velocemente invece, se ne potrebbe preparare la metà, o parte del prodotto potrebbe essere congelato e chiuso in barattoli di vetro, evitando di riempirli troppo: il liquido congelando aumenta di volume e potrebbe spaccare il vetro.
*** Ho letto in qualche articolo “crudista” che dopo il procedimento di ammollo delle mandorle sarebbe meglio gettare l’acqua per il loro contenuto di acido fitico. Ormai lo faccio spesso anche io, anche se mi sembra che così il latte perda un po’ di sapore. Decidete voi cosa fare. Qui per saperne di più.
VERSIONE “LATTE” DI MANDORLA SENZA PELLICINE
120 g di mandorle sgusciate bio + 2 mandorle armelline amare
1 litro e 1/4 acqua (oligominerale o comunque filtrata, senza cloro)
1 cucchiaio olio girasole bio deodorato (o altro olio delicato)
1 pizzico di sale fino
Procedimento
Ho prima lavato accuratamente le mandorle con tutta la pellicina marrone (il tegumento esterno).
Le ho messe in ammollo in un barattolo di vetro chiuso, ricoprendole con una parte dell’acqua presa dal totale, e riposte in frigorifero per diverse ore (8-10).
Dopo le ore di ammollo, ho scolato le mandorle, ho tenuto da parte l’acqua, e ho tolto le pellicine abbastanza facilmente.
Intanto ho versato nel frullatore l’acqua recuperata dall’ammollo (mantenuta pulitissima), ma ho letto che sarebbe meglio cambiarla (come da link sopra), insieme alle mandorle ormai pelate, il resto dell’acqua, l’olio e il sale.
Ho frullato alla massima velocità per 3-4 minuti, con un breve intervallo per non surriscaldare né frullatore, né latte.
In alternativa procedere alla doppia frullatura come la versione di latte di mandorla con le pellicine.
Ho infine filtrato il tutto in un telo di lino (senza residui di detersivi), ho strizzato al massimo per ottenere quanto più liquido possibile e ho recuperato l’okara (il residuo secco delle mandorle, che ho congelato e che userò per altro).
Okara residua dopo la “mungitura”, da mandorle pelate