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COSMETICANDO, casa e persona

Oleolito LavaCamoLendula

UN PO’ DI PAZIENZA …

per la digestione a freddo del mio oleolito: 40 giorni circa, dal 5 giugno al 20 luglio 2018) …

E IL GIOCO E’ FATTO

Una delle prime preparazioni quando si “spignattano” cosmetici – ma che poi si tralascia un pochino – è l’oleolito.
A me è venuta voglia di ripetere questo tipo (imparato qui) perché mi piace usare preparazioni senza utilizzare conservanti, e questo LavaCamoLendula è uno dei prodotti più semplici, genuini ed efficaci che io conosca in “spignattologia” ;).
E’ lenitivo per la pelle, contro i pruriti, le scottature (vedi in fondo all’articolo, come lo alterno alle ben più blasonate creme-viso 😉 ).

Notare che se questo tipo di olii viene utilizzato per la preparazione di creme, va inserito soltanto in preparazioni a freddo (a breve pubblicherò lo stupendo post-doccia “A pelle bagnata!”) o nella fase finale di una crema.

Si può dare un’occhiata qui per notizie sulla preparazione degli oleoliti.

Da notare che non tutte le “droghe” (fiori, erbe) rilasciano i loro principi mediante estrazione con olio, quindi non tutto è adatto ad essere estratto con questo metodo semplice, anche se un po’ lungo.

Ingredienti (per poco più di 1 litro e ½ di prodotto finale):

2 lt e ½ olio extra vergine di olivo di frantoio – raccolto 2017
100 gr fiori secchi di calendula biologica
100 gr fiori secchi di camomilla biologica
50 gr fiori secchi di lavanda biologica
6,25 gr tocoferolo (vitamina E – anti irrancidente – 0,25% rispetto all’olio)

Procedimento

  • Il primo giorno (5 giugno 2018) ho messo in “digestione la “droga” secca – dando una prima sommaria mescolata per miscelare i fiori – in un barattolone di vetro da 3 lt e ½

  • ho versato sopra l’olio (nel quale avevo già inserito il tocoferolo)

  • ho mescolato per qualche minuto con un utensile pulitissimo e asciutto, per intridere/irrorare tutti i fiori secchi

  • ho chiuso ermeticamente e schermato, mettendo il barattolo in una borsa di tela e un paio di buste di carta da pane, etichettando per non dimenticare le date

  • ogni 2-3 giorni (tranne un piccolo periodo di vacanza al mare) ho ruotato e capovolto più volte il barattolone (ho preferito non aprire mai)

  • dopo 45 giorni circa (19 luglio) ho proceduto al primo filtraggio con scolapasta di acciaio a maglie fitte, premendo bene tutti i fiori per ricavare quanto più oleolito possibile

  • il giorno dopo (20 luglio) ho ripetuto il secondo filtraggio con un telo garzato piegato in quattro parti lasciando percolare, senza premere, per togliere quanti più residui possibili.

L’odore rilasciato dall’olio di oliva è un po’ “deciso”, ma l’ho scelto in quanto è abbastanza resistente all’irrancidimento; inoltre ha molteplici pregi per la nostra pelle (e comunque può essere miscelato con altri olii/burri, tanto da non lasciare più l’odore troppo forte).

Il prodotto, se ben preparato e mantenuto in bottiglie scure di vetro, si conserva almeno un paio d’anni, e comunque almeno fino alla data di scadenza dei prodotti inseriti, quindi prepararlo con prodotti con date di scadenza più lontane possibile.

Purtroppo se si sentisse odore di rancido o l’odore dei fiori svanisse troppo sarà bene gettare via l’oleolito.

Se si ha la fortuna di reperire un olio meraviglioso di frantoio, meglio procedere verso novembre per questo tipo di preparazione (periodo di raccolto dell’olio nuovo).
Diciamo che così si acquista un anno di conservabilità.


Sopra: il mio barattolone gigante da 3 lt e mezzo, dopo la prima filtratura.

NOTA – 19 Aprile 2021
Spesso ho usato questo oleolito sul viso così: qualche goccia sulla mano bagnata, aggiungo qualche goccia di glicerina; sfrego per bene le mani e si forma una sorta di emulsione estemporanea che passo sul  viso appena pulito (non mandare negli occhi, ma solo intorno).
Conclusione?
Non ho certo utilizzato “attivi” miracolosi, ma ho nutrito la mia pelle (oleolito lenitivo e vitamina E) senza far mancare l’idratazione necessaria (glicerina e mani bagnate), e soprattutto ho utilizzato un prodotto assolutamente privo di conservanti 😉

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Per chi, sensibile ai problemi ambientali, non vuole/può autoprodurre, ma vuol continuare ad acquistare cosmetici o prodotti vari per la casa e la persona, un piccolo consiglio è quello di consultare il famigerato INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients).
Qui sotto due siti dei quali mi avvalgo per la consultazione:
– ewg.org/skindeep/
– biodizionario.it
Quindi, attenzione ai numeri e ai colori degli scores (equivalenti a un semaforo dal verde, al giallo, al rosso, dove naturalmente il verde è il migliore) e all’ordine di inserimento delle varie sostanze nel prodotto (più sostanze con inci verde troverete ai primi posti, meglio sarà; come per gli alimenti, gli ingredienti scritti per primi sono contenuti in dosi maggiori!).

20 luglio 2018