Quante volte ci siamo posti il problema di come riutilizzare l’olio che ci rimaneva dalle varie preparazione culinarie!!! Be’, ecco una soluzione, ma.. attenzione, non improvvisatevi, non si gioca con la soda caustica.
Per prima cosa, attenzione massima, un po’ di studio (magari con un corso di saponificazione mirato … io l’ho fatto) e poi possiamo lanciarci col sapone da olio riciclato homemade.
Nella foto sopra, i miei saponi dopo 4 settimane di stagionatura in verandina, vestiti a festa per essere trasformati in regalino poco impegnativo … modesto ma .. homemade, e fatto con tanta simpatia e semplicità. (da qualche parte l’ho letto, ed effettivamente il colore si è schiarito rispetto ad un mese fa), con un delicato profumo di sapone di una volta!!
Naturalmente c’è molto meglio in giro, ma per questo sapone ho volutamente utilizzato solo olio di frittura, visto che stazionava da un bel po’ nel flacone destinato ad essere gettato via fra gli olii esausti.
Prima di ogni altra cosa, meglio sottolineare che occorrerà seguire delle ovvie regole di sicurezza (vedete bene come sto messa in foto, no?!!).
Questa mia prima ricetta del 2013 è stata quella pubblicata qui.
Successivamente ho fatto altri esperimenti.
Ho riparametrato consultando un calcolatore per saponificazione ed eccoci qua.
Queste le mie dosi:
872 g olii esausti da frittura (più o meno 90% arachide + 10% e.v.o.)
261 g acqua distillata
123 g soda caustica
.. siamo alla pesata della soda caustica..
.. pesiamo anche l’acqua distillata
(carina la mia nuova bilancetta di precisione, eh?!!)
.. i miei oli fritti, belli comunque, e ben filtrati…
.. termometro per unire le fasi di soluzione di soda caustica e olii a 40-45°C
.. mixeratina al sapone… e “nastro”!
Ho quindi versato nello stampo la mia “crema”, ho dato un paio di battute sul tavolo per assestarlo, ho coperto con cartaforno e copertina di pile (dovrà stare 24-48 ore).
Ho preferito aspettare soltanto 24 ore per sformare e tagliare, visto che oggi è domenica e avevo tempo a disposizione.
Eccoci col panetto di sapone sformato, pronto al taglio.
Spesso, nelle foto vedete anche una forchetta: non è per infilzare il mio sapone, ma per apprezzare meglio le dimensioni.
Eccolo tagliato (8 bei pezzi da 150 g l’uno o poco più).
Sarà che questo “scarrafone” è il primo della serie di saponi che farò, e anche se è molto spartano e sembra tagliato con l’accetta, lo trovo stupendo!!!
.. e ora diritto a nanna in verandina, all’aria, a stagionare per almeno un mesetto (visto che ho usato esclusivamente olio riciclato mi hanno consigliato di non aspettare troppo a lungo per evitare possibili irrancidimenti).
Ci sono infatti diverse considerazioni da fare in merito alla stagionatura e l’uso.
Un suo utilizzo è anche trasformarlo in sapone liquido (anche se per i saponi liquidi è sempre meglio utilizzare potassa e non soda caustica, ma questo è un altro capitolo!)!
SUCCESSIVI ESPERIMENTI DEL 2014, addirittura con 9 Kg di prodotto (tratti dal libro “La Regina del Sapone”)
Per ragioni di copyright non posso descrivere queste dosi e procedimento.
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Per chi, sensibile ai problemi ambientali, non vuole/può autoprodurre, ma vuol continuare ad acquistare cosmetici o prodotti vari per la casa e la persona, un piccolo consiglio è quello di consultare il famigerato INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients).
Qui sotto due siti dei quali mi avvalgo per la consultazione:
– ewg.org/skindeep/
– biodizionario.it
Quindi, attenzione ai numeri e ai colori degli scores (equivalenti di un semaforo dal verde, al giallo, al rosso, dove naturalmente il verde è il migliore) e all’ordine di inserimento delle varie sostanze nel prodotto (più sostanze con inci verde troverete ai primi posti, meglio sarà; come per gli alimenti, gli ingredienti scritti per primi sono contenuti in dosi maggiori!).