Queste fette biscottate, realizzate con lievito liquido naturale, sono il frutto delle prove ripetute fatte con varie ricette che non mi avevano mai soddisfatto del tutto.
Dulcis un fundo, è arrivato Nonno Claudio – nonno come ormai lo sono anche io – e mi ha dato il là con la versione dalla quale ho preso spunto.
E proprio per il fatto che in cucina nessuno inventa niente, ma ognuno può rendere unica la sua ricetta personalizzandola, vi presento le mie fette biscottate bicolore, che a differenza di molte altre che ho provato, anche di personaggi famosi dell’arte bianca o pasticcieri, sono risultate friabilissime.
INGREDIENTI (2 stampi 22cm lunghezza x 9cm larghezza x 6,5cm altezza, ma può andar bene anche uno stampo 30x10x10).
330 g farina forte tipo 0 (220 per autolisi + 95 per impasto principale + 15 per impasto scuro)
90 g licoli – rinfrescato 1:4:4 (impasto principale)
80 g acqua (autolisi)
70 g latte fresco intero (50 autolisi + 10 impasto principale + 10 impasto scuro)
40 g zucchero (impasto principale)
30 g latte condensato (impasto principale)
20 g olio e.v.o., o altro neutro (impasto principale)
5 g miele (impasto principale)
5 g orzo solubile (3 cucchiaini colmi – impasto scuro)
5 g malto in sciroppo (facoltativo – impasto scuro)
3,60 g sali, di cui 0,60 bicarbonato (autolisi)
Totale 678,60 g
PROCEDIMENTO (ORARI DI MASSIMA)
PRIMO GIORNO
Rinfresco
Rinfrescare i 10 grammi di licoli con 4 parti d’acqua e 4 parti di farina (una sorta di poolish praticamente, o prefermento) in modo che arrivi a raddoppiare per l’impasto principale serale.
Autolisi
h 21 (o in prossimità del raddoppio del lievito)
Sulla tavola (o in impastatrice) fare una fontana con i 220 g di farina, gli 80 g di acqua, 50 g di latte.
Impastare, coprire e lasciar riposare 45 minuti (almeno 20′).
Se fa molto caldo, trasferire in frigorifero.
Intanto preparare un’emulsione con 20 g olio e 10 g latte tiepido.
Aiutandosi con un frullino, aggiungere 40 g zucchero, 30 g latte condensato (serve come emulsionante), 5 g miele e i sali.
Impasto principale
h 22 circa
Allargare l’impasto autolitico e aggiungere il licoli raddoppiato.
Impastare per amalgamare (all’epoca non avevo impastatrice).
Aggiungere gradualmente l’emulsione e infine incorporare gradualmente la farina restante.
Incordare e lasciar riposare coperto al fresco per 30 minuti.
Impasto scuro
Dopo i 30′ prelevare un terzo dall’impasto principale (che continuerà ancora un po’ il suo riposo).
In questo impastino aggiungere l’orzo sciolto nei 10 g di latte tiepido, il malto e i 15 g di farina per riportare alla giusta consistenza. Lavorare molto bene per uniformare la colorazione.
A volte, per velocizzare/semplificare, non ho previsto questo impasto scuro, ma ho lasciato le fette tutte chiare – in questo caso eliminare dalla lista gli ingredienti indicati – ma l’effetto è così carino!
Prima lievitazione notturna
h 23
Riprendere l’impasto grande chiaro e dare qualche piega in aria per metterlo in forza.
Mettere quindi gli impasti (sia chiaro
che scuro) a lievitare in due ciotole, per tutta la notte (6-7h).
Se la temperatura è molto bassa, può essere utile far riposare gli impasti nel forno spento con la lampadina accesa almeno per la prima ora.
Ecco come si presentavano gli impasti prima della lievitazione, e al mattino successivo (dopo 7 ore circa):
SECONDO GIORNO
h 6 circa
Aiutandomi con cartaforno, in quanto l’impasto risulta abbastanza appiccicoso – eventualmente passare in frigo una mezz’oretta per lavorarlo meglio – al mattino ho steso prima l’impasto chiaro con il matterello fino a fare un rettangolo di circa cm. 40 x 25/30.
L’impasto scuro l’ho steso leggermente più piccolo.
Ho vaporizzato con acqua, sovrapposto e pressato delicatamente per far aderire bene le due parti (per evitare il formarsi di sacche d’aria).
Ho arrotolato delicatamente dal lato lungo gli impasti sovrapposti. Alla fine ho sezionato il rotolone e ho posizionato i due rotoli negli stampi passando lo staccante).
Ho lasciato lievitare in forno (lucetta accesa solo per la prima ora) fin quando la cupola dell’impasto è arrivata al bordo degli stampi.
Possono volerci 9-12 h.
Cottura
h. 18 circa
Prima di infornare, ho vaporizzato con latte.
Ho preriscaldato a 180°C, ma ho infornato a 160°C – funzione statica – per circa 45 minuti, posizionando gli stampi nel ripiano più basso del forno.
Per una cottura più omogenea, dopo almeno 25 minuti, ho cambiato di posizione e ruotato gli stampi.
Ho sfornato, tolto dagli stampi e fatto raffreddare su griglia (6h).
Se riuscite, direi che è sempre buona norma capovolgere i filoni per il raffreddamento.
A volte mi sono comportata come per i panettoni: li ho tirati fuori dallo stampo, ancora rivestiti della loro cartaforno, e li ho infilzati, capovolgendoli (comunque si riesce a infilzare anche il filoncino nudo).
Passate le 6h ho avvolto ciascun filoncino in un telo di lino, in attesa del lungo tempo di riposo (almeno altre 12h, ma si può arrivare a 24h) prima di poterli finalmente tagliare e biscottare.
TERZO GIORNO
Biscottatura
h 22
Dopo circa 24 ore, aiutandomi con la pinza scanalata per arrosti (ma va benissimo anche solo con un coltello adatto: le fette sono morbidissime ma sostenute, e non si sbriciolano al taglio), ho tagliato fette spesse circa un centimetro.
Le ho posizionate direttamente sulle griglie del forno.
Ho preriscaldato il forno a 140°C abbassando nell’infornare a 120°C, funzione ventilato per circa 35 minuti (ho notato che la temperatura bassa favorisce sia friabilità che effetto bicolore).
Nei vostri forni potrebbe essere superfluo, ma dopo 25 minuti ho cambiato posizione alle griglie, le ho ruotate di 180 gradi, e ho capovolto le fette una per una, portando a termine la doratura per gli ultimi 10 minuti.
Le ho infine lasciate asciugare ancora 5 minuti a forno spento, chiuso a fessura, per eliminare l’ultima eventuale umidità.
Ringrazio ancora una volta nonno Claudio, che saluto cordialmente anche da qui…
Fonte: mia ricetta su Cookaround del 09 febbraio 2011
11 risposte su “Fette biscottate bicolore dei nonni”
Queste le devo rifare, me le ricordo ancora. Troppo buone!! Ciao socia 😉
Socia carissima, grazie della visita ;).
Dai, questa volta biscottiamole come suggerisce il M° Giorilli (a temperatura più elevata) e riportiamo il risultato 😉
Rieccoci dopo una nuova operazione tostatura. Ho provato a 230-240°C per 3 minuti per parte. Vengono buone, ma scuriscono troppo in fretta rischiando di bruciarsi. L’interno mi sembra che resti comunque morbido, almeno inizialmente. Non vorrei che questo penalizzasse la conservazione. Non resta che provare una tostatura media sperando sia fattibile, o si ritorna alla lenta ma efficace tostatura a 120-140°C.
Ciao Linda
finalmente ho trovato una ricetta di fette biscottate per la quale ne vale la pena impegnarsi con la cura necessaria….. Queste fette con il latte condensato (ho fatto il tuo) sono di una friabilità eccezionale! Anche nei giorni seguenti perchè è lì che viene il bello…. Appena cotte il giudizio non è attendibile. La prossima volta ne farò dose doppia. Anche nel mio forno è valida la biscottatura a 120° ventilato.
Grazie….. e complimenti!!
Saluti.
Ciao Noemi, si, effettivamente dopo prove su prove ero arrivata a queste fette, che – per essere homemade – mi avevano soddisfatta appieno! Per abbreviare un minimo il processo (ne risentirebbe solo la parte estetica) potresti prepararle bianche anziché bicolore! Ciao, e grazie dei complimenti.
Ciao gentilissima Linda,
ti vorrei chiedere un consiglio riguardo la farina forte da impiegare per le fette biscottate oltre alla Garofalo w 350 che conosco. Purtroppo alle volte non è disponibile (per esaurimento al supermercato) e vorrei individuare una farina alternativa perchè fino ad ora ho utilizzato Manitoba Coop all’ 80% + 00 al 20%. Ho qualche dubbio su questa manitoba e considerato che ogni Manitoba ha la sua forza che spesso non viene dichiarata brancolo nel buio.
Mi permetto di chiederti un consiglio riguardo una farina forte valida (ferma restando la Garofalo) oppure una valida manitoba da miscelare.
Ti ringrazio anticipatamente.
Un caro saluto.
Noemi
Ciao Noemi,
purtroppo la manitoba è una farina che non amo, ma che uso a volte per sostenere le lunghe lievitazioni. Questo per dirti che non ne conosco troppe (ma cerca di aiutarti anche con la percentuale delle proteine dichiarata: più è alta e più dovrebbe essere forte).
Attualmente acquisto la Ecor tipo 0 di Naturasì (con un molto approssimativo W dichiarato di 340-400 e proteine al 14%).
La uso nel rinfresco della mia pasta madre, miscelando il 33% di questa e il 66% di tipo 0 bio del Conad (11% di proteine). Molte volte quindi utilizzo questo mix per preparare i lievitati dolci, aiutandomi col frigo per allungare la maturazione dell’impasto (e inserendo il pizzichino di bicarbonato di cui ti ho già parlato).
In casi particolari rivedo le percentuali e compongo altri mix più o meno forti.
Spero di averti aiutato un pochino.
Ciao
Linda
Ciao Linda
Grazie per le tue indicazioni molto utili !!
C’è un negozio Naturasi vicino a me e così farò le mie prove con la Manitoba Ecor.
A proposito della forza delle farine ho trovato un tuo post del 2014 dove illustri un test per verificare la forza della farina di grano tenero: mi piace e lo sperimenterò nel mio piccolo.
Ciao.
Noemi
Ciao Noemi,
complimenti per le tue prove.
Ho anche aggiunto in fondo a quel post la formula per comporre una farina della forza voluta, partendo da due farine delle quali si conosca il valore W.
Ciao
L.
Una domandina: Ma 90g di levito..Fra l’atto rinfrescato 1:4:4 ,riescono a far lievitare quest’impasto?…Non é pochino?Grazie
Salve, grazie per la domanda.
E’ moltissimo che non faccio queste ottime fette (mea culpa).
Lei saprà comunque che una volta fatto il rinfresco e attesa la giusta crescita, la parte lievitante è data da tutti i 90 grammi.
Io trovo che quando rinfresco in queste forme, si ha una acidità praticamente nulla nel prodotto finale.
Mi faccia sapere se le prova… ricordo che sono fantastiche, anche soltanto bianche.