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PASTAiola, primi e pasta fatta in casa

Spaghetti alla Chitarra – Abruzzo, Molise e Lazio

Ecco gli spaghetti alla chitarra preparati in occasione di un “Cucinare Insieme” di Cookaround di qualche anno fa.

Prima un’occhiata agli ingredienti del Ragù con Agnello e Peperoni, col quale l’indomani avrei condito gli spaghetti alla chitarra … e poi passiamo agli …

… Ingredienti (3-4 porzioni)
Chitarra (indispensabile in questo caso)
matterello (io di metallo)
330 g di semola rimacinata di gd
3 uova grandi (pesavano circa 180 grammi in totale)

Ho lavorato a lungo gli ingredienti per sviluppare il glutine e rendere elastico l’impasto.

Ho poi fatto riposare mezz’ora la pallina in cellophane.
In questa maniera ho anche indotto una sorta di autolisi, per far sì che l’impasto durante la lavorazione diventasse invece più estensibile.

La mia palletta di impasto, subito prima di essere divisa in porzioni e “tirata” con la “nonna papera”:

Prima di adagiare le piccole sfoglie sulla chitarra, ho tirato strisce di impasto, affinandole sempre più, fino alla terz’ultima tacca della mia “nonna papera”.

Ho quindi poggiato le sfoglie e rotolato il matterello molto delicatamente dal centro verso l’alto, e dal centro verso il basso, per far aderire la pasta ai fili….

… poi ho premuto il matterello sui fili, facendolo scivolare avanti e indietro, mettendoci una certa forza, perché il mio impasto era molto sostenuto. Alla fine, con l’aiuto di una “pizzicatina” alla chitarra, gli spaghetti sono tutti caduti all’interno dell’alloggiamento…

Se si riesce a vedere, questa è la sezione quadrata degli spaghetti:


Ecco un quadro d’insieme

Questa una foto del piatto col ragù dell’indomani:

Mia ricetta del 27.02.2011

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Risotto ai 2 Porcini e Zafferano

Ho cercato questa ricetta esclusiva soprattutto per provare lo zafferano in pistilli acquistato da un amico in Abruzzo.
Ho utilizzato porcini secchi e freschi: i primi per un profumo più intenso, una sorta di “nota di testa”; i secondi per completare i profumi con la loro delicatezza.

INGREDIENTI per 4 persone (ma ho fatto mezza dose)

  • 300 g di riso Carnaroli (15-20’ di cottura)
  • 2-3 funghi porcini interi (avendo i surgelati ho previsto 120 gr)
  • 40 g di funghi porcini secchi
  • pistilli di zafferano (previsti 0,20 gr per persona)
  • 1 dado bio per un brodo vegetale blando
  • 1 grosso spicchio d’aglio
  • burro
  • olio e.v.o.
  • sale
  • poco peperoncino

PROCEDIMENTO

1
Per prima cosa ho preparato le due infusioni separatamente.
Secondo il suggerimento del mio amico, un’ora prima della preparazione del risotto ho immerso i pistilli in un dito di acqua calda per mezz’ora; dopo mezz’ora ho aggiunto altra acqua calda per un totale di un’ora.
Separatamente ho messo i funghi secchi in acqua tiepida per almeno mezz’ora.

2
Ho sciacquato i funghi secchi nell’acqua di infusione dall’eventuale terriccio.
Ho poi filtrato l’acqua residua con uno scottex.
Per maggiore sicurezza ho ripetuto queste due operazioni.

3
Ho tritate finemente uno spicchio d’aglio.
Nella casseruola del risotto ho rosolate metà aglio con una noce di burro, un paio di rondelle di peperoncino piccante fresco, aggiungendo poi i porcini secchi strizzati e sminuzzati grossolanamente.
Ho aggiunto il riso al soffritto di aglio e porcini e l’ho fatto tostare. 

4
Una volta tostato il riso ho iniziato la cottura irrorandolo con l’acqua filtrata di ammollo dei porcini secchi ben calda.
Evaporata l’acqua ho proseguito col brodo caldo un po’ alla volta, mano a mano che il precedente veniva assorbito.

5
In un padellino a parte ho rosolato in poco olio l’aglio tritato restante, insieme ai porcini freschi surgelati, senza eccedere con la cottura per evitare che si rompessero (erano surgelati; ho fatto andare 6-8’).
Alla fine ho salato.

6
Una volta che il risotto è giunto a fine cottura ho unito i pistilli di zafferano con la loro acqua di infusione, quindi i porcini appena spadellati, ho aggiustato di sale e ho mantecato il tutto con qualche cubetto di burro.
Ho servito all’onda.

Nessuno vieta di variare il piatto a proprio piacimento, ma questa volta ho voluto provare – pur cambiando leggermente dosi e procedimento originali – ad omettere i soliti vino/prezzemolo/parmigiano per consentire all’armonia che si crea tra funghi e zafferano di essere l’unica protagonista del piatto.

Fonte:
https://www.cucchiaio.it/ricetta/ricetta-risotto-funghi-porcini-zafferano/

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ORECCHIONI AL FORNO CON RAGÙ DI SOIA

Ho comprato del granulato di soia bio da Koro-shop.it, e lo uso spesso in alternativa alla carne, per fare diverse ricette o ragù, come in questo caso.

INGREDIENTI per 4 persone – 30-32 orecchioni
– 200 g di semola rimacinata bio Casillo
– 50 g di acqua tiepida

Ho lavorato 10′, poi fatto riposare l’impasto coperto per ¼ d’ora, poi ho formato dei rotolini con sezione di un paio di cm. e tagliato dei pezzetti sempre da 2 cm. coi quali questa volta ho voluto preparare i nonni delle orecchiette: GLI ORECCHIONI 🤣 .

Per averne sempre pronta, ho essiccato la pasta.
L’ho fatto lentamente per 4 gg, rialzando fra due teli di lino, girando di tanto in tanto.

Credo che se si vuole semplicemente una teglia a mo’ di lasagne non ci siano problemi a farli essiccare, ma visto che si sono un po’ rotti in pre-lessatura e se si volessero degli orecchioni bene interi da riempire, potrebbe essere meglio prepararli il giorno prima, senza essiccarli, conservandoli coperti in frigo e prelessando per soli 2′ al momento della preparazione.

PER LA TEGLIA DA INFORNARE
Ho pre-lessato gli orecchioni essiccati per 4’, scolati e adagiati sul fondo della teglia.

Ho aggiunto sopra, una parte di ragú di soia in bianco (fatto rosolando un battuto di verdure, guanciale, salsiccia e vino a sfumare).

Ho coperto gli orecchioni con altro sugo (cotto aggiungendo pelati nella padella del residuo di ragù in bianco e facendo restringere poco).

Infine, besciamella (fatta con burro, farina, latte, sale, noce moscata e parmigiano; chi è veg può prepararla con olio/farina/brodo o acqua, noce moscata e formaggio veg).

Infornati 40’ a 160°C statico + 3′ di grill.

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Trofie con grano tenero

Purtroppo in questo periodo di covid-lockdown non ho in casa la semola di grano duro adatta alla preparazione delle trofie, né posso/voglio girovagare a cercarla.

Pur avendo soltanto della farina di grano tenero, la scelta tuttavia è caduta ugualmente su questo tipo di pasta homemade, perché vorrei condirla con la salsa alla carlofortina in previsione per domani: quale formato migliore del connubio fra trofie liguri e salsa di Carloforte?!!

Non solo! Avevo una splendida mattonella per fare gli “andarinos” (che naturalmente non sono ancora capace di fare), e per ricavare le trofie ho utilizzato quella!

Quindi ho formato questa pasta con quello che avevo e, per renderla più gialla, ho aggiunto un pizzico di curcuma al tipo di impasto ben elastico, che mi era molto piaciuto e che avevo già preparato per i miei gyoza.

INGREDIENTI per 4 persone:
400 g farina debole
240 g acqua bollente
2 cucchiaini olio
½ cucchiaino raso di curcuma
½ cucchiaino raso di sale

PROCEDIMENTO
Ho impastato tutto in una ciotola con una forchetta, poi ho trasferito sullo spiano e ho continuato ad impastare per una decina di minuti.
Ho fatto riposare ancora una mezz’ora e reimpastato.

Mantenendo l’impasto riparato con un canovaccio umido per non farlo seccare, ho ricavato dei rotolini e formato dei cilindretti (tipo gnocchi piccolini).

Ho rotolato ciascun cilindretto prima verso l’esterno e poi – secondo uno dei metodi individuati – ho rotolato verso di me in obliquo (altri metodi come questo su yt rotolano soltanto l’impasto fra le mani).
Il “ritorno” l’ho effettuato direttamente sulla mattonella rigata.

Queste trofie, un po’ diverse dalle solite, mi sono sembrate molto carine anche se qualcuna somigliava agli andarinos.

Ho fatto cuocere in acqua bollente salata per circa 5 minuti dalla ripresa dell’ebollizione.

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Sagne – Abruzzo, Molise e Lazio

Le famose sagne: un piccolo formato di pasta fresca della cucina “povera” abruzzese (ma anche molisana e di qualche zona montana del Lazio), fatte con acqua e farina, da gustare soprattutto nelle fredde serate invernali con fagioli o altri legumi.

Si possono fare con la farina che volete, e anche se molti indicano la semola di grano duro, io ricordo che mia nonna (abruzzese) le faceva con farina di grano tenero (sappiamoche in cucina ognuno fa quel che vuole).
Questa volta le ho ripetute con un misto di farina 00 e integrale di farro e
– come suggerisce la mia amica abruzzese Silvana – ho dato la forma a fiammifero.

Con gli anni sono diventata più “comoda” e allora, invece di impastare e fare la sfoglia a mano, questa volta mi sono fatta aiutare dalla mia potente Kenwood da 1500W per l’impasto, e dalla “nonna papera” per tirarle.
Praticamente in un paio d’ore ho realizzato sagne per un reggimento
(erano 1 Kg e 600 grammi, e parte le ho congelate),
ma vi do le dosi per 1 Kg. di pasta finita, per far capire meglio le proporzioni.

Ingredienti
(dosi per 1 Kg di sagne)
500 gr farina 00
500 gr farina integrale setacciata di farro
400 gr acqua
(sale facoltativo: non l’ho messo; a me sembra che le faccia ingrigire).

Procedimento
Ho versato le farine miscelate nell’impastatrice e ho impastato per 3-4 minuti (con gancio grande a spirale e non quello a uncino in dotazione) fino ad avere un ammasso molto irregolare (non fatevi tentare da aggiunte di acqua: non serve, anzi sarà difficile poi tirarle, sarebbero troppo morbide).(Impasto inizialmente molto grezzo – mia foto di repertorio)

Ho compattato l’impasto e coperto a contatto con della pellicola di cellophane (in alternativa potete tirarlo fuori dalla macchina e farlo riposare in busta chiusa di cellophane per alimenti).
Ho aspettato mezz’ora, e ho ripreso a impastare per 2-3 minuti, velocità fra minima e 1.
Ho coperto di nuovo l’impasto e aspettato ancora mezz’ora.
Ripetuto per la terza e ultima volta l’impastamento, ho finalmente fatto riposare per una mezz’ora, suddiviso in pallette da 4-500 gr l’una, e cominciato a tirare con la nonna papera.
Ho tirato ogni porzione per una decina di volte, sempre raddoppiando la striscia e reinfilandola nella fessura più larga della macchinetta (ricordo che devono venire dei “fiammiferi” spessi).
Questo è solo uno dei modi per la formatura.
Nel mio caso avrei potuto usare il matterello di metallo scanalato, o la “chitarra”, o direttamente passare la striscia nella fessura dei tagliolini della nonna papera, e tagliare successivamente a misura questi lunghi spaghetti quadrati: circa 3-4 cm di lunghezza vanno bene).
Ho fatto asciugare man mano, e dopo una 20ina di minuti ho cominciato a tagliare a fiammifero dalla striscia più asciutta
(nel frattempo ho coperto le altre strisce con canovacci per non farle asciugare troppo).
Ho infarinato bene con della semola, ho arrotolato ciascuna striscia e tagliato in 3 parti per ricavare delle lunghe striscioline.
Poi ho sovrapposto le striscioline ricavate, infarinando ancora, e ho tagliato i “fiammiferi” con la “coltella”.

Naturalmente il giorno dopo le ho fatte coi fagioli (ho riposto in frigo, su un vassoio le sagne, coperte con canovaccio e imbustato il tutto in cellophane).
..e poi sbizzarritevi, ciascuno con la sua

ZUPPA DI FAGLIOLI preferita..

…io oggi l’ho fatta con
battuto di sedano, carota, cipolla, poco peperoncino fresco,
poi soffritto in olio e.v.o. con guanciale,
poi pomodoro (far restringere)
una cucchiaiata di dado vegetale mio (meglio del sale, che non ho messo),
3 o 4 foglie di alloro secco (sempre coi legumi, per via dei gas!)
una sola fogliolina di salvia per gradire (coi fagioli la vedo sempre bene)
infine fagioli borlotti (in scatola – buoni lo stesso – o lessati da voi se avete tempo)
Acqua calda da aggiungere fino a cottura/cremosità della zuppa
Cuocere i “fiammiferi” per 4-5 minuti.
Naturalmente una volta impiattato non fatevi mancare un giro d’olio a crudo e una spolverata di pepe nero macinato al momento.

****
VERSIONE 2010

Fatte a mano con la versione alternativa romboidale (it.wikipedia.org/wiki/Sagne).


– h. 21 – ho preso della farina 0 bio (500 grammi);
– ho aggiunto tanta acqua fin quando è stato minimamente possibile lavorare l’impasto (era durissimo e sbriciolosissimo);
– mi sono messa vicino la bottiglia, e alla fine ho calcolato di averne messa 200 grammi;
– dopo questo impasto “sui generis” ho appallottolato e chiuso bene in una busta di cellophane per mezz’ora circa coprendo con un pile;
– ecco l’impasto dopo la prima mezz’ora, e dopo un’altra mezz’oretta ancora di riposo
(in tutto l’ho lavorato 3 volte, quindi è passata una sola ora):
si comincia a ragionare (abbiamo praticamente lasciato in autolisi farina e acqua: per forza che un pochino doveva diventare estensibile e lavorarsi meglio, no?);
– questo è il sotto del panetto (scusate la pessima foto gialla), che ho cercato di sigillare alla “meno-peggio” cercando di stendere la sfoglia (non sono brava in queste cose, ma ci provo lo stesso)
– ed ecco la sfoglia. Il tavolo è largo 53 cm, quindi ho ricavato una sfoglia di circa 50 di diametro, spessa 1 o 2 millimetri.
– poi, non sapendo inizialmente che forma dovessero avere, invece di arrotolare la sfoglia e tagliare come le tagliatelle, mi sono servita della mia multirotella, prima da un verso e poi dall’altro, facendole diventare una specie di losanghe o maltagliati.
– sono diventati 680 grammi di sagne (si sono asciugate un po’), quindi visto che avrei dovuto cuocerle l’indomani e che sapevo che non le avremmo finite tutte, ho congelato, separando con della cartaforno i 3 strati che mi sono venuti, e che ho adagiato su un grande vassoio.
Ho infatti preferito non lasciarle seccare.
So che se si cuoce la pasta fresca si fa presto, ma se si lascia seccare ci possono volere anche 20-25 minuti di cottura (come le orecchiette che si comprano, per capirci).
Una volta congelate, le mettò in una bustina per alimenti per occupare meno spazio nel freezer.

23.VII.2010
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Lorighittas di Morgongiori – Sardegna

Ho conosciuto le lorighittas anni fa, tramite uno dei nostri soliti “Cucinare Insieme” in Cookaround, per fare la pasta fatta in casa, in occasione del 150mo anniversario della nostra Italia.
Mi sono innamorata e ho provato a fare questa pasta-gioiello.


e il piatto finito, con la “Salsa alla Carlofortina”, riadattata da me per l’occasione speciale (e della quale fornirò dettagli in seguito)

E’ una pasta originaria del paesino di Morgongiori in Sardegna.
Si faceva in occasione della festa di Ognissanti, ma volendo si fa durante tutto l’anno.
Si usava condire con il sugo fatto con galletto ruspante, ma ogni condimento si sposerà bene con questa pasta.
La lavorazione è molto lunga se si osserva l’antico metodo al quale mi sono ispirata.
Oggi comunque con i moderni aiuti che abbiamo (pastamatic o macchinette tirapasta o chitarra abruzzese o matterelli rigati), questa pasta potrà più facilmente e velocemente fare bella mostra sulle nostre tavole.
I miei ingredienti (quelli soliti di alcune delle robuste paste regionali italiane) per 3-4 persone:
330 semola rimacinata De Cecco
165 acqua di rubinetto
pizzico di sale (3,3 g)

La solita fontana sulla mia tavola con l’acqua salata calda, ma non bollente

I
l panetto, che ho fatto riposare un pochino prima di fare le lorighittas, dopo una accurata lavorazione di circa 20 minuti.
 
Dal panetto (sempre mantenuto ben coperto, sotto un tovagliolo umido) ho cominciato a tendere la pasta, formando uno spaghetto finissimo.
Per mantenere umido l’impasto, ho anche vaporizzato spesso durante la lavorazione.
Mi sono aiutata con l’autoscatto (scusate le foto sfocate) per mostrare la sequenza della formatura
della lorighitta che, ricordo, andrebbe arrotolata sulle tre dita della mano (indice, medio, anulare).
Per formare l’intreccio poi, si procede arrotolando con le due mani, in senso inverso, i due capi dei fili di spaghetti.

Eccole in tutto il loro splendore.
Generalmente preferisco cuocerle da fresche (o congelarle) considerando pochi minuti di cottura.
Facendole essiccare invece (4-5 giorni ) la cottura dovrà essere di almeno 20 minuti o più, secondo gusti (come le orecchiette secche d’altronde).
Dipenderà anche da quanto sarete riusciti a tendere fini gli spaghetti.
Ai fini del peso finale della pasta, considerare che con l’essiccazione evapora tutta (o quasi) l’acqua utilizzata per la lavorazione.
Da secche, diventeranno una simpaticissima (e preziosa) idea regalo.
20.III.2011
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Cavatelli con i ceci – Puglia

In alternativa alla ottima “pasta e ceci” che noi romani siamo abituati a mangiare il venerdì (che poi, è una minestra in realtà), con aglio, rosmarino e la classica alice sottosale, immancabile per i più patiti, ho trovato in rete una delle versioni alternative per condire i cavatelli piccoli, quelli “a un dito”.
Ho imparato a fare questa pasta pugliese fatta in casa, in compagnia delle amiche di Cookaround nei vari cucinare insieme (qui trovate la ricetta).

Ingredienti
400 gr. di cavatelli piccoli
300 gr. di pomodorini (io polpa pomodoro in barattolo)
300 gr.di ceci
olio extra vergine di oliva
sale
cipolla, alloro, peperoncino, aglio

Preparazione

La preparazione che segue avviene se non si decide di utilizzare i ceci in scatola.
Dopo aver selezionato i ceci e tolte le eventuali impurità, li ho messi in ammollo per una notte intera in acqua inizialmente tiepida e un cucchiaino di bicarbonato (si potrebbe utilizzare l’acqua di cottura della pasta. Qualcuno aggiunge anche un cucchiaio di farina).
Ho cambiato l’acqua di ammollo dei legumi (senza più aggiungere nulla), anche più di una volta, per dar modo di eliminare le tossine (saponine).
Il giorno dopo li ho messi in una pentola, li ho coperti con acqua fredda pulita per almeno il doppio del loro volume, ho aggiunto un paio di foglie di alloro, l’aglio, di nuovo un pizzico di bicarbonato e li ho fatti arrivare a bollore a fuoco vivace.
Poi ho abbassato il fuoco, coprendo e lasciando una piccola fessura fra coperchio e pentola, per circa 1 ora e mezza.
Eventualmente aggiungere altra acqua caldissima ove se ne consumasse troppa in cottura.
Salare verso fine cottura per non farli indurire (vedi nota in fondo).
A parte ho preparato un sughetto con l’olio, cipolla, peperoncini (ho usato quelli freschi, che ho in freezer, tagliati a rondelle) e pomodorini; lasciarlo cuocere lentamente per una mezz’oretta.
A questo punto ci sono due strade:
1 – Per la pasta – Cuocere i cavatelli nell’acqua di cottura dei ceci riportata a bollore dopo averli scolati in precedenza e messi via;
2 – Per la minestra – Cuocere i cavatelli nella pentola dove sono ancora immersi i ceci nella loro acqua di cottura, riportando prima a bollore.
Questa ricetta viene solitamente servita scolando i cavatelli piuttosto asciutti conditi coi ceci e la salsa, a mo’ di pasta asciutta; in questo caso regolarsi coi vari passaggi di acqua, ceci, salsa, ecc.
Io invece ho scelto la seconda strada (ho voluto provare la zuppa!).
Ho impiattato e aggiunto la salsetta piccante nel piatto, sui cavatelli brodosi.

Nota per cottura/bollitura dei legumi:
Ortaggi e legumi
….una regola empirica ereditata dalle nostre nonne suggerisce “sotto terra, acqua fredda, fuori terra acqua calda”, ovvero: immergete in acqua fredda salata poi portate a ebollizione tuberi e radici, bulbi (patate, carote, cipolle, scorzonere ecc.), mentre invece immergere in acqua salata bollente le verdure che crescono fuori terra.
…………..
Anche i legumi sia freschi che secchi (fagioli, ceci, lenticchie) devono essere immersi in acqua fredda o tiepida, per evitare che al brusco contatto con il calore perdano la buccia; per lo stesso motivo è opportuno salare l’acqua a metà o a fine cottura.

Fonti:
mio archivio Cookaround 22.XI.2010;
laterradipuglia.it/italiano/Primi/cavatelliececi.htm;
Wikipedia

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Cavatelli o strascinati – Puglia

Tratto da un cucinare insieme per le paste regionali che organizzavamo a vicenda fra simpatiche “cookine”.


Sopra, i cavatelli coi ceci, o meglio “cavatielli” (fatti “a un dito”). Per il condimento, guardare qui.


Sopra, gli strascinati (denominati gnoccoli in Sicilia), questa volta con sughetto ai porcini secchi.

Sotto i miei preferiti per la pastasciutta: 8 dita, strascinati sia da una parte che dall’altra per renderli abbastanza sottili, e vogliono una cottura velocissima.

Possono essere fatti ad 1-2-3 o quante dita preferite, sempre “strascinandoli” sulla tavola.
In questo caso ho preferito due formati: a 1 dito per le minestre e poi ho scoperto (ma evidentemente esistevano già da prima), quelli a 8 dita per gustarli a pastasciutta.
Ecco le mie dosi – con qualche piccola variazione rispetto ai cucinare insieme.

Ingredienti per ogni 100 grammi di semola
100 g di semola rimacinata di grano duro (in seguito ho usato con maggiore soddisfazione semola non rimacinata)
40 g acqua appena tiepida (ho preferito fare un impasto abbastanza asciutto. C’è da lavorarlo un po’ di più, ma a mio parere vale la pena)
0,5 sale (meglio a velo, ¼ di cucchiaino raso)

Procedimento

Ho riscaldato l’acqua fino ad averla poco più che tiepida e ci ho sciolto un pizzico di sale.
Ho formato una larga fontana di farina sulla tavola e ho versato un pò d’acqua al centro quindi ho iniziato ad impastare e ad aggiungere altra acqua sino ad avere un impasto appena idratato.
Ho lavorato bene l’impasto per circa 3-4 minuti.
Qui, i miei primi cambiamenti:
di solito mi trovo bene, e mi sembra che la pasta venga meglio, se osservo almeno 3 intervalli di riposo di mezz’ora l’uno, alternati ad altrettante reimpastate (grazie Silvana per questo insegnamento).
1 2 3 4
1)appena impastata; 2)reimpastata dopo 1/2 h di riposo; 3)reimpastata dopo 1 h di riposo; 4)prova impronta dopo l’ultima 1/2 h di riposo
In pratica comincio la lavorazione vera e propria dopo 1 ora e mezza.
Alla fine la consistenza sarà uguale a quella delle orecchiette.
Fra una impastata e l’altra, metto l’impasto in un sacchetto per alimenti e lo ripongo in un posto riparato (in inverno in genere nel forno spento).
Trascorso questo tempo prendo l’impasto, ne taglio un pezzo, formo dei cordoncini del diametro di poco meno di 1 cm.
Taglio tanti tocchetti della lunghezza di 1 cm e con il dito medio o indice li “strascino” sul tagliere (anche se ho visto che usano anche il pollice, trascinando di lato l’impasto).
A un dito
A 8 dita

Presa la misura delle mie 8 dita – naturalmente escludendo i pollici – ho tagliato regolarmente il cordoncino, aiutandomi con una spatola
07.XI.2010
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PASTAiola, primi e pasta fatta in casa SALSE, sughi, condimenti, erbe

Strangozzi al tartufo con farro e albumi – Umbria

Questa volta vorrei condividere con voi questi strangozzi – una pasta tipica umbra (chi volesse approfondire qualcosa sulla storia, può vedere la nota in fondo al post) – molto simile ai nostri tagliolini laziali.
Li ho voluti abbastanza spessi e li ho tirati con la “chitarra”.
 
Da un po’ di tempo in famiglia, per stare più leggeri ed evitare problemi di colesterolo e varie, mettevo sempre meno tuorli nella sfoglia rispetto agli albumi, fino a che mi sono imbattuta in questa soluzione.
 
E’ proprio vero che la cucina è una continua evoluzione e nessuno inventa nulla, e ora questi sono diventati i miei strangozzi al farro.
Si, perché ho voluto utilizzare per la maggior parte del farro integrale setacciato (almeno il 75%), in quanto ritengo che sia una farina adattissima a questa pasta (anche perché questa preziosa farina è coltivata prevalentemente in queste zone).
Ho aggiunto un po’ di farina 00 (il 25%), per rendere lavorabile il ruvido ma digeribilissimo farro.
Infine ho lavorato il tutto con metà albume rispetto alle farine (sono partita dalla dose di albume che vedete, in quanto era quello rimasto dal brik, e l’ho usato tutto).
 

PER GLI STRANGOZZI

Ecco gli unici ingredienti per 4-6 persone
(dipende dai commensali!!)
360 g farine (270 farro + 90 tipo 00)
180 g albume
Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è ex-Strangozzi-farro-75-e-00-25-1.jpg
Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è ex-Strangozzi-farro-75-e-00-25-2.jpg
Spesso utilizzo albume in brik porzionato e congelato
 
Procedimento
Ho formato la solita fontana di farina sulla tavola, ho messo dentro gli albumi e ho lavorato benissimo per almeno 15-20 minuti (sarebbe anche meglio diminuire un pochino il totale dell’albume rispetto alla farina, a patto di fare un paio di lavorazioni in più, alternate ad altrettanti riposi).
Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è ex-Strangozzi-farro-75-e-00-25-3.jpg
 
…dopodiché ho fatto riposare per mezz’ora.
 

Ho evitato sempre di aggiungere farina nelle varie fasi.
 
Sotto le strisce di pasta (ho diviso in 6 strisce) tirate con la “nonna papera” a manovella, ripiegando e passando per ben 10 volte nella prima tacca (la più larga).
Ho fatto asciugare un pochino sotto a dei canovacci, prima di tirare la pasta con la chitarra.
Ho comunque passato di nuovo ogni striscia nella macchinetta con la tacca al massimo spessore (la prossima volta tirerò in questa fase con una tacca in meno).
 

Con il mattarello di acciaio ho tirato ciascuna striscia sulla “chitarra” ed ho messo ad asciugare, coprendo con un canovaccio, per 1 oretta prima della cottura.

 
Cottura
Almeno 5 minuti, o secondo il proprio gusto, dalla ripresa dell’ebollizione dell’acqua.

Note su questa pasta
Secondo lo storico Giuseppe Guerrini, sembra che il nome di questa pasta derivi dal verbo strangolare e dal termine stringa.
In tutti e due i casi a farne le spese erano i prelati dell’epoca, che sembra venissero strangolati con delle stringhe.
Chi volesse saperne di più, può approfondire in questo sito.
 
 
 
PER LA SALSA (presi spunto da un sito umbro, ormai non più in rete)

 

 

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è Salsa-al-tartufo-nero-1.jpg

Ingredienti per 4-6 persone (500 gr di strangozzi o altra pasta fresca)
Tartufi interi ……..100 gr (io ho usato un barattolino di crema di tartufo)
acciuga al sale diliscata ………1
olio e.v.o. ………..100 gr
spicchio aglio ………….1
sale e pepe ……………..qb

Questo è il barattolino (sfocato!!) della mia crema di tartufo nero.

 

Procedimento
Scaldare in un tegame largo l’olio, l’aglio e l’acciuga a pezzetti mescolando finché si sarà completamente disciolta.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è Salsa-al-tartufo-nero-3.jpg 

Ritirare dal fuoco non appena l’aglio sarà dorato, quindi togliere l’aglio.
Attendere che l’olio si raffreddi un poco (passaggio importantissimo secondo me, per lasciare intatto il profumo del tartufo) e unire i tartufi grattugiati o tritati, il sale e il pepe.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è Salsa-al-tartufo-nero-5-1.jpg

Scolare la pasta lessata al dente, metterla nel tegame della salsa appena preparata e saltarla per un minuto a fuoco vivace.

01.III.2011

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PASTAiola, primi e pasta fatta in casa

Sfoglia albumi-olio

Qualche problemino con i grassi saturi e il colesterolo?
E allora prepariamoci una bella sfoglia (neanche tanto pallida per quanto riguarda i ravioli, per via della farina nera di Castelvetrano) con soli albumi e un po’ olio per sopperire al grasso mancante dei tuorli che non ci sono. In questo caso ho voluto provare con un 10% circa.

Ho tirato i ravioli con la nonna papera fino alla penultima tacca: quinta di sei.
Questi gli ingredienti:

– 360 g albumi (residui dei tiramisù, ma si possono acquistare comodamente in brik)
– 36 g olio evo (a differenza dei primi strengozzi che ho fatto con soli albumi, ormai metto dell’olio per sopperire ai grassi dei tuorli mancanti)
– 850 gr di farine (250 g semola di gd del mio mix Pane Nero di Castelvetrano + 600 g di 0 della conad).
Ho impastato (come si vuole: mani, mdp, impastatrice, bimby, ecc.), ho fatto riposare una mezz’oretta, poi ho suddiviso in pallette e ho tirato con la nonna papera ciascun pezzo per 10 volte al massimo spessore, ripiegandolo ogni volta in 4 strati, e poi 1 volta per ciascuno spessore, fino ad arrivare al penultimo.
Guardare qui come mi regolo per la schiaritura dei ravioli e la conservazione in congelatore.

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Successivamente (01.V.2018) ho preparato delle classicissime e velocissime fettuccine.

 Dopo un veloce impasto nel bimby (a mano è solo un pochino più laborioso perché a me piace fare l’impasto molto asciutto) ho subito tirato le fettuccine finissime (ultima tacca di 6), senza neanche aspettare il riposo.
Questa volta il marito aveva fame, e le ha volute così fine!
Queste le dosi per 4 che abbiamo in parte mangiato in 2 e in parte congelato:
160 g albumi
16 g olio evo
375 g farine (225 tipo 0 + 150 semola rimacinata di grano duro)
Ho fatto solo aspettare sulla tavola che si asciugassero un po’ e poi le ho calate nell’acqua bollente salata per pochi minuti (già un paio di minuti dovrebbero andare, ma ho fatto 4: volevo che l’albume fosse cotto a dovere).
La pasta non si è assolutamente “stracciata”.

Qui, per il sughetto agio, olio, zenzero, pomodoro e rucola.