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Canditi allo zenzero

Avevo utilizzato lo zenzero in passato, ma saltuariamente.

 


 

Da quando su Cook ho trovato anche un primo piatto profumato con lo zenzero fresco e da quando delle amiche mi hanno fatto provare i canditi della stessa radice dalle molteplici proprietà, sono rimasta definitivamente conquistata, mi sono voluta cimentare ed ecco i miei canditi..
Un po’ lunghi da fare, ma meno di altri procedimenti, secondo me vale la pena e li ho già ripetuti più volte, sia a chips che a cubetti (che preferisco).
Nella maggior parte delle foto vedete dello zenzero dello Sri Lanka (più costoso e difficile da reperire, ma più piccolo, tenero e profumatissimo).

Successivamente ho fatto anche canditi col più comune zenzero cinese, più grande, ma sempre buono. Ho cercato di reperirlo sempre biologico.
Soprattutto se già conoscete la bontà di queste “caramelline”, vista la lavorazione lunghetta e gli amici che svuoteranno i barattoli davanti ai vostri occhi, come è capitato a me, consiglio di farvi una buona scorta.
 
Ingredienti per 800 grammi finali circa di canditi di zenzero:
1 Kg di zenzero bio da pulire (da Naturasì costo sui 9€/Kg, io l’ho comprato bio, tornando dall’Olanda, pagandolo 4€/Kg)
650-700g di zucchero semolato o di canna (ma secondo me, il semolato per i canditi è migliore)
acqua per la cottura dei cubetti di zenzero
un paio di spicchi di limone non trattato (facoltativo)
Ho pulito la radice con un pelapatate, poi con un coltellino affilato (serve per trinciare di netto l’eventuale fibra se prendete lo zenzero più grosso) ho tagliato a cubettini regolari e molto piccolini … Mi raccomando: NON VI FATE MALE!
Mettetevi su un tagliere di legno, così che i pezzi non scivolino via facilmente dalle mani.

Ho cotto in pentola a pressione (ma va bene anche una pentola normale) con acqua che appena copre i cubetti.
Dal fischio 15 minuti (o 40 minuti in pentola normale).

Poi scolare (non gettate via l’acqua di cottura) e mettere in una padella capiente, aggiungere pari peso di zucchero (i miei cubetti scolati erano intorno ai 660 grammi, quindi ho aggiunto 660 gr di zucchero).

Far cuocere a fuoco medio, eventualmente abbassando per non far bruciare, per 45-60 minuti o più, a seconda della quantità (assaggiare se fossero ancora troppo duretti).
Mescolare di tanto in tanto, ma soprattutto verso la fine.

Solo se serve, aggiungere un paio di cucchiai di acqua di cottura dello zenzero.
Io a questo punto invece, nell’ultima versione fatta, ho voluto provare ad aggiungere un paio di spicchi di limone per schiarirli (ma non cambia granché).
Quando sta per caramellare lo zucchero, togliere dal fuoco e allargare su cartaforno.


Appena è possibile toccare i canditi bollenti, io li separo uno a uno, e aggiungo solitamente una spolverata di zucchero semolato.
Li lascio asciugare sotto a un telo rialzato per una giornata circa.
Sembreranno delle pepite d’oro.
Nell’ultima versione ho invece voluto recuperare lo zucchero staccato dai canditi (che altre volte ho invece aggiunto all’acqua di cottura dello zenzero successivamente congelata), l’ho reso a velo e l’ho spolverato sopra (molto carini anche così chiari e ancora più saporiti col loro zucchero di recupero).

Come da suggerimenti trovati in rete, ho recuperato lo zucchero rimasto attaccato alla padella di cottura dei canditi, versandoci la preziosa acqua di cottura dello zenzero fresco tenuta da parte.
Ho fatto sciogliere e ho versato nei sacchetti formaghiaccio.
Al momento, qualche cubetto andrà ad aromatizzare il té pomeridiano o qualche tisana digestiva e piccantina.
Conservazione: ho letto che fino a un paio di mesi non ci sono problemi (chiusi in un barattolino di vetro o tipo tupperware.
Altrimenti c’è sempre il fidato congelatore (molte volte ho congelato i miei canditi più facili più buoni senza alcun problema).
Fonte 23.III.2015

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Gelato al pistacchio ad alta digeribilità – Base gialla (la mia)

Oggi propongo un gelato al pistacchio! E’ un rifacimento della solita base gialla per un solo gelato anziché il procedimento solito dei 1900 grammi di miscela che descrivo qui.
Naturalmente questo metodo può essere utilizzato sia per gelato tradizionale, sia per quello ad alta digeribilità, dopo aver apportato le dovute variazioni (sempre con un occhio ai dovuti bilanciamenti!).
.
… non ho messo colorante verde, ma bello ugualmente no?
Mi sono ricordata di avere 100 gr di pasta di pistacchio homemade nel congelatore.
Avevo anche ricomprato la confezione da 250 gr di panna a.d., quindi questa volta ho ricalcolato tutto per una dose abbondante di gelato.
Avevo però solo due tuorli a disposizione… allora ho aumentato di circa il 20% il tutto (ho la gelatiera grande) e ho continuato le mie prove ad alta digeribilità, così:

420 gr di latte a.d. parzialmente scremato
96 gr zucchero
24 gr destrosio
250 ml panna a.d. Granarolo
4 tuorli fatti così (2 tuorli + 4 cucchiai di lecitina di soia no ogm)
30 gr latte in polvere intero a.d. Novalac-Allernova
2.5 gr addensanti bio (farina di semi di carrube + farina di guar in rapporto 9:1)
1 cucchiaino vaniglia naturale in polvere bio
100 gr pasta di pistacchio naturale homemade senza colorante

.. ancora la terna ad alta diberibilità che ho utilizzato…
Questo il procedimento solito dal quale parto (anche se generalmente utilizzo il bimby):
– sciogliere il latte in polvere nel latte liquido e portare a bollore mettendo anche la stecca di vaniglia o la vanillina
– sbattere con la frusta le uova e gli zuccheri
– versare il latte bollente nel composto di uova, mescolare e portare sul fuoco a bagnomaria
– sempre mescolando portare a 85°(non avendo il termometro appena vela il cucchiaio si toglie dal fuoco); non far bollire assolutamente altrimenti saprà di uovo!!!
– unire il neutro e la panna e mixare x 1 minuto circa
– far freddare rapidamente in acqua e ghiaccio e far maturare in frigo x minimo 2-4 ore (fino a un massimo di 12 ore nei nostri frigoriferi casalinghi)
– in questo caso, prima della maturazione in frigo inserire i 100 grammi di pasta di pistacchio homemade, e frullare
– trascorso il dovuto/voluto tempo di maturazione mixare ancora (io a volte non lo faccio) e versare nella gelatiera e far mantecare.
Non c’è stato tempo di farlo congelare per bene dopo la mantecatura in gelatiera, ma ne ho dato comunque un pochino al figliolo, che ha commentato: “che bono, a ma’!”
Quindi, considerazioni:
– sapore: ‘na goduria!
– consistenza: dopo il congelamento di un giorno forse è risultato leggermente più sodo del dovuto. E’ stato sufficiente aspettare qualche minuto e sono riuscita a “rollare” la paletta di servizio sul gelato;
– il colore della “base gialla” non è esattamente giallo-chiaro come di consueto: non avendo solo tuorli ma anche lecitina di soia (e anche vaniglia naturale in polvere) si scurisce un po’.
Fonte 19.VII.2015

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Mosto cotto di uva fragola

Era da tempo che pensavo a questo mosto cotto, e grazie all’uva fragola ultrabiologica (della mia sorellina), ho potuto prepararlo davvero senza zuccheri aggiunti!!!


Ho fatto restringere il succo di questa ottima uva fino ad averne la quarta parte (quindi visto che l’uva fragola contiene circa il 15% di zuccheri, alla fine ho ottenuto il 60% circa di zuccheri, ottima percentuale ai fini della conservazione), e – pur se non è uno di quei mosti cotti (o vincotto) fatti dai veri contadini, e che vengono belli limpidi – ho ricavato 4 barattoli di “nettare” di uva fragola facendo così:

Ingredienti
(per 1 kg finale di mosto cotto non fermentato)
1 cassa di uva fragola (7-8 Kg circa, trasformata in Kg. 5,800 di chicchi già puliti, diventati poi 4 Kg di succo, e ridotto a 1 solo chilogrammo dopo la cottura di 5 ore);
1 chiodo di garofano
1 pezzetto di cannella
Procedimento (ho visto diverse cose in rete e mi sono aiutata anche con qualche suggerimento de La Regina del Sapone):
Ho lavato ripetutamente e delicatamente tutta l’uva con i raspi, per non annacquarla, in una vasca grande (quella del bagnetto dei bebè).

Ho sgranato quindi tutti i chicchi e li ho trasferiti in un secchio pulitissimo (di quelli da tempera per pitturare), scolandoli meglio possibile.

Ho lasciato il tutto in frigo fino al giorno dopo, quando ho continuato a lavorare sempre appoggiandomi a siberini ghiacciati per evitare l’eventuale fermentazione dell’uva.

Ho sostituito la necessaria pigiatura filtrando prima il tutto col passaverdure.

 


Ho così eliminato il grosso di bucce e semi. Però, per eliminare sicuramente qualsiasi residuo di semini frantumati, l’anno prossimo vorrei provare con un torchietto oppure con un estrattore di succo – eliminando prima i semi (poi utilizzabili per fare degli utili cuscinetti termici)

 

 
 

Poi ho affinato in telo a rete di lino, strizzando bene per togliere tutti i pezzettini di semi residui.

 

Ho cotto il succo nel pentolone di acciaio più grande, largo e basso che ho, prima a fuoco alto e poi, dall’ebollizione leggera in poi, a fuoco dolce, per ridurre a ¼ il composto.

 

Ho schiumato spesso all’inizio (recuperando man mano anche il poco liquido residuo affinato dalla schiumatura), e ho mescolato con un cucchiaio di legno, soprattutto nella fase finale, per evitare che il succo si attaccasse alla pentola.


A mezz’ora circa da fine cottura ho aggiunto la cannella e il chiodo di garofano, che poi ho tolto con la schiumarola. Successivamente ho letto che a questo punto c’è chi fa freddare il prodotto, filtra e imbottiglia (in effetti verrebbe un prodotto più limpido).
A me piace più invasare da bollente, ma l’anno prossimo potrei provare una cosa analoga.

Come al solito ho sterilizzato i vasetti già pulitissimi in forno a 120°C per ½ h prima di fine cottura, i coperchi in acqua bollente per 20 minuti, capovolto il tutto per almeno 12 ore.
Ricordarsi sempre di ripulire i bordi dei vasetti di vetro dai residui del prodotto prima di avvitare i coperchi (solitamente asciugo questi ultimi con alcool buongusto).
Il sottovuoto è avvenuto quasi subito per 3 dei 4 barattoli più piccoli (uno è già volato via, in regalo alla mia amica Teresa ***)
Con questo mosto ci si preparano dei dolcetti natalizi famosi (le cartellate pugliesi o i bocconotti abruzzesi, o comunque dolci diffusi in tutta Italia), o ci si accompagnano i formaggi o si può utilizzare come ottimo sciroppo invernale per la tosse, oltre qualche gelato per la stagione estiva.
***
Mi racconta la mia amica Teresa – poco più che 50enne – che al suo paese si usava prepararne in quantità (proprio 2 o 3 botti!!) in occasione di un lieto evento …
.. si beveva in famiglia per le ricorrenze importanti …
e lei ne ha ancora una minibottiglietta di quando è nata!!!
Fonte 04.X.2015

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Croccantini con sesamo e mandorle

In questo periodo privo di latte e derivati mi trovo spesso a cercare alimenti che abbiano parecchio calcio – così ho rifatto il croccante ai semi di sesamo, che ne contengono in abbondanza …
Mi chiedo se una cosa talmente buona possa veramente fare anche così bene.. sembra di si.. magari senza esagerare, ché questi croccantini hanno pur sempre parecchie calorie 🙂

Come al solito ho lavorato un po’ a modo mio, secondo la mia esperienza, ma ho seguito questa ricetta letta da Manu73, aggiungendo anche delle mandorle come suggerito da Francesca (Ipertesa) nel “Torroniamo Insieme” di qualche anno fa, provando a dare anche le relative quantità per ciascun ingrediente.

Ripeto le dosi esatte per il croccante preparato ieri sera (ne ho ricavato 25-26 barrette di dimensione cm 2×6 circa):180 g semi di sesamo chiaro bio della Sarchio
60 gr mandorle non spellate bio de Il Frantoio
* 90 zucchero semolato
* 36 miele millefiori bio Tuodì
* 1 cucchiaino colmo aceto bianco bio Tuodì (10 g circa) – (secondo Manu, lo zucchero caramella meglio se si aggiunge un po’ di aceto)
* 1 cucchiaio acqua (15 g circa)Cosa importantissima: preparatevi tutto l’occorrente a portata di mano perché le operazioni finali andranno fatte in velocità.Ho prima tostato per una mezzoretta in padella antiaderente, a fuoco basso, semi di sesamo e mandorle intere, fino a sentire il profumo del sesamo tostato (non andate oltre; se ci si dilunga troppo o a fuoco alto, i semi sprigionano sostanze tossiche).Finito di tostare ho versato tutti gli ingredienti asteriscati in un pentolino antiaderente per far sciogliere gli zuccheri, senza mai mescolare.
Intanto ho iniziato a tagliuzzare le mandorle tostate ricavando striscettine verticali, e riunendole infine con i semi di sesamo.Nel frattempo il composto zuccherino sarà arrivato a fare delle bolle. Attenzione a non farlo bruciare e comunque non mescolarlo fino a che non ci verseremo i semi.A questo punto mi sono armata di pazienza e ho mescolato il composto per 20 minuti abbondanti con palette di legno, sempre a fuoco basso (fate dorare per bene il croccante, ma attenzione a non esagerare o diventa amaro).Arrivati a fine cottura deve essere tutto velocissimo,o il croccante si rapprende e non riuscirete più a mettere in forma e tagliare:- finito di cuocere, ho versato la massa bollente su metà lunghezza di un foglio di cartaforno poggiato sul banco di lavoro (io ce l’ho di legno, ma il marmo e anche meglio); non c’è assolutamente bisogno di ungerla;- sul croccante (attenzione, è bollente, ma meglio lavorarlo subito), ho piegato l’altra metà della cartaforno a mo’ di libro, e ho spillato i bordi per non farla spostare;- ho dato qualche colpo di assestamento col matterello e ho rullato fino ad arrivare allo spessore desiderato;- arrivata a 3-4 mm di spessore mi sono aiutata con un coltellone per porzionare la lastra sempre più appiccicosa (ho usato la coltella per la pasta fatta in casa, ma anche una spatola di metallo può andare);- finito di porzionare le barrette, saranno ormai fredde. Ho quindi avvolto subito in cartaforno ciascun “sesamino” e ho spillato le estremità (bisogna evitare al massimo l’umidità, che ammorbidirebbe i croccantini);- conservo il tutto in ambiente asciutto in una scatola di latta con coperchio. Aggiungo anche una manciata di riso

Risultato: se avete adottato gli stessi accorgimenti che ho avuto io per la conservazione, riuscirete a mangiarli croccantissimi per i primi 3 giorni … dal quarto giorno diventano come quelli che si acquistano nelle confezioni monodose al super o nelle macchinette erogatrici, quindi direi che sono ancora ottimi ma perdono un po’ in fragranza e croccantezza

Fonte 12.X.2015
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Risolatte senza glutine

Per il periodo in cui ho osservato una dieta gluten-free, fra le altre cose, mi sono fatta un dolcetto per la mattina o come dessert. Niente di che, ma gradevolissimo se è un tipo di dolce al cucchiaio che incontra il vostro gusto, é totalmente senza glutine e senza latte, né derivati.

Eccolo:


Qui avevo frullato un pochino il riso prima di aggiungere la frutta

Per 12 porzioni (l’ho fatto un po’ abbondante perché l’ho porzionato, congelando)

Mi sono ispirata ad una ricetta light per il porridge che partiva con 40 gr di fiocchi di avena e 125 g di acqua per porzione … ma visto l’assorbimento del riso, ho abbondato coi liquidi, aggiungendo 1 lt latte di soia che stazionava in frigo, e sono venute 12 porzioni abbondanti.
320 gr riso (generalmente si fa con riso a chicco corto, meglio il tipo roma o analoghi, ma avevo solo il basmati)
2 lt liquido (mettere tutta acqua se si vuole light oppure 2 lt latte vegetale bio come riso/miglio/sorgo/quinoa/soia o mandorla – oppure miscelare i due liquidi)
90 gr miele biologico
3-4 cucchiaini di polvere di vaniglia naturale (o bacca tagliata coi semini)
scorza di mezzo limone bio
abbondante spolverata di cannella
pizzico di sale a 3 dita (dimenticato)
3 banane
65 gr uvetta secca
130 gr bacche di goji bio
Procedimento
Mettere in ammollo da 2 ore prima il riso nel liquido.
Poi aggiungere la vaniglia, la scorza del limone e il pizzico di sale.
Portare a quasi ebollizione a fuoco dolce e poi abbassare al minimo per 30-45 minuti o fino a completo assorbimento dei liquidi, mescolando spesso.
Se piace più fluido/cremoso aggiungere acqua calda e/o proseguire la cottura. In questo caso aumenterà anche il numero delle porzioni…
A fine cottura, togliere le bucce di limone (e l’eventuale bacca di vaniglia), aggiungere miele, cannella, frutta secca e banane a rondelle.
Una volta a temperatura ambiente, ho porzionato in vasetti dello yogurt recuperati e ho passato un’oretta in frigo e poi ho congelato coprendo con pellicola.
L’idea in più: si potrebbe fare qualche prova utilizzando l’eventuale “okara” residua del latte di riso autoprodotto.
Fonte 16.IX.2015

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Granola croccante tostata

Ricordo ancora la mia prima granola mangiata in Messico.
Non l’avevo mai assaggiata: mi entusiasmò.
Ho cercato qualcosa che le somigliasse e l’ho trovata: deliziosa!


Ho preso spunto dalla ricetta di  Ivy di Dolce senza zucchero, con alcune sostituzioni, la più importante delle quali, una temperatura quasi esclusivamente dolce in cottura, visto che non amo esagerare con la tostatura dei semini!!

INGREDIENTI (tutti biologici) per Kg. 1,200
375 gr fiocchi di grano saraceno
150 gr cocco grattugiato (75 + 75 di okara di mandorle)
150 gr zucchero di canna grezzo
150 gr mandorle tritate grossolanamente
45 gr semi di sesamo (25 + 20 semi di papavero)
45 gr semi di zucca (15 + 30 semi girasole)
180 gr olio extra vergine di oliva (spesso ho fatto 90/90 con olio di cocco)
pizzico di sale
100 gr di cioccolato fondente ridotto a pezzetti (opzionale)

PROCEDIMENTO
Mescolare semplicemente tutti gli ingredienti, partendo da quelli secchi (tranne la cioccolata), e aggiungendo l’olio alla fine.
Amalgamare bene, aiutandosi anche con le mani.

COTTURA
Per non deteriorare troppo i semi con l’alta temperatura del forno, ho fatto così:
– per un’ora ventilato portanto gradualmente da 120°C fino a 160°C (questa ultima temperatura solo per gli ultimi 10 minuti), smuovendo di tanto intanto con un mestolo di legno.
Ho infornato prima nel binario più basso, successivamente ho alzato di un binario e ruotato la teglia.

Qui la modifica che ritengo importante!
Alla fine ho sfornato circa tre quarti di granola e ho continuato a tostare la restante piccola parte per altri 15-20 minuti a 160° C ventilato.
Questa piccola parte, ormai doratissima, tostata e profumata, unita a tutto il resto, è stata il mio compromesso per non rinunciare al sapore deciso e tostato della granola, ma senza esagerare con gran parte dei semi visto che la tostatura ad alte temperature può deteriorare i semi e sviluppare sostanze tossiche.

Una volta ben raffreddata, aggiungere cioccolata a pezzetti.
Ho conservato all’interno di una scatola di latta con cartaforno (ho aggiunto anche un sacchettino di tulle, ripieno di riso sperando nel mantenimento della croccantezza).
La granola dovrebbe conservarsi un mese a temperatura ambiente (così ho letto … difficile che ci arrivi!).

Preparazione caloricissima ma genuina, ottima per la colazione, nel latte o da sola, da portare in un barattolino in ufficio, per i momenti di “vuoto”, o da portarsi in giro per l’Europa quando si decide di fare l’interrail post-laurea … vero Giulio?!! 😉 
26 ottobre 2015

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Biscotti secchi secchi

Per avere anch’io una colazione in leggerezza, ho replicato questi biscottini prendendo spunto da una delle prime ricette prese da Cookaround (grazie Fedia e grazie Monica), provando a renderli ancora più leggeri.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è DSCF0010.jpg

Ingredienti
250 farina bio (ho usato la tipo 2)
25 gr burro ammorbidito
50 gr di zucchero di canna bio
mezza bustina di lievito per dolci (9 g)
vaniglia naturale
1 pizzico di sale
100 g latte p.s.

Procedimento
I biscotti originali erano sicuramente migliori per il burro in dosi maggiori e più carini per via degli stampini rettangolari appositi, ma mi sono ingegnata un po’ e li ho voluti riprodurre un po’ modificati, così!
Sono inoltre riuscita a migliorare successivamente la friabilità con l’inserimento dell’ammoniaca per dolci al posto del lievito.
Ho voluto aggiungere anche un residuo di baccello di vaniglia che avevo.
Ho pensato di sbollentarlo in pochissima acqua che poi ho filtrato e aggiunto all’impasto.

Dopo aver formato una palla con l’impasto ho tirato la sfoglia, come per i crackers, fra due fogli di cartaforno.


Sono risultati proprio asciutti (da dieta insomma: la nutrizionista suggeriva 13 grammi di qualsiasi biscotto per colazione … eureka: di questi ne potrò mangiare 3 o 4).

Mio marito peró, mangiandone uno, mi ha guardato perplesso dicendo: “Ma che so’? Sembrano i crackers che fai di solito, peró non hanno lo stesso sapore”… grrrrr!!! 🙁


Solo perché li ho tagliati con lo stesso attrezzo col quale solitamente formo i crackers.
Insomma: buoni, asciutti, se si vuole uno sfizio leggero sono la cosa adatta 😉

7 ottobre 2008

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Biscotti con ammoniaca

Due versioni – sia planetaria che bimby – di questo “must” della colazione italiana: il “biscottone da inzuppo”, o “zuppalatte”, o più semplicemente il “biscotto della nonna”.

VERSIONE PLANETARIA – RICETTA 2022

Vorrei mettere in risalto questa ricetta realizzata di recente (settembre 2022).

Ingredienti per 1 teglia (20 biscottoni da 45-50 grammi l’uno)
2 uova medie
180 g zucchero (150 per l’impasto + 30 da spolverare dopo)
80 g olio e.v.o.
un pizzicotto di sale a 3 dita
scorza grattata di 1 limone bio
550 g farina tipo zero (se posso, la preferisco) con 10-11% di proteine
60 g latte intero appena tiepido
9 g ammoniaca per dolci (1 bustina)

Staccante per teglie (quando posso, ormai evito di usare cartaforno).

Procedimento
In planetaria (Kenwood), con la frusta a filo, ho montato per 5-6′ uova e 150 g di zucchero fino a montata bianchissima e spumosa.

Poi ho aggiunto olio, sale e scorza di limone e uniformato il composto.

Ho tolto quindi la frusta a gancio, ho messo quella morbida in gomma e iniziato a versare gradualmente la farina.
Giunta a metà dose di farina ho stiepidito appena il latte in un pentolino, ci ho sciolto l’ammoniaca e versato il tutto in planetaria, mescolando.
Ho terminato gradualmente di versare la farina, di mescolare e infine ho trasferito sulla tavola questo impasto un pochino appiccicoso.
Ho unto tavola di marmo e mani per lavorare.

Ho formato dei salsicciotti da 45-50 grammi l’uno che ho man mano appiattito col palmo della mano.

Ho immerso la parte superiore  di ciascun biscotto nei 30 g di zucchero messo da parte, e adagiato man mano nella teglia dove avevo pennellato il mio staccante (notare la cottura perfetta della base dei biscotti grazie allo staccante).

Ho infornato a 180°C funzione statica in un binario intermedio per 26-28′, ruotando a metà cottura e alzando di un binario (non devono scurire).

Ecco l’interno, friabile e perfetto dei biscotti, dopo qualche ora di raffreddamento all’aria, per far svanire bene l’odore dell’ammoniaca prima di mangiarli.

*******

VERSIONE BIMBY – RICETTA – 2015

Per questi biscotti con ammoniaca per dolci ho seguito il procedimento di questa ricetta trovata sul sito della Contempora, ma le dosi sono di una mia amica, che li fa spessissimo.
La denominazione esatta  dell’ammoniaca” per dolci, in vendita al supermercato, è bicarbonato di ammonio (E503), e la sua caratteristica è quella di conferire friabilità ai prodotti secchi da forno (infatti non la consiglio per biscotti morbidi o altri dolci; non si riuscirebbe a neutralizzare l’odore acre in post-cottura).

Ingredienti
650 gr farina 00
2 uova intere
125 gr zucchero (più, a piacere, per lo spolvero) – ho usato il mio, aromatizzato con vaniglia naturale
125 gr olio e.v.o. (o olio di mais)
125 latte
buccia grattugiata di un limone bio
20 gr ammoniaca per dolci (io ho messo una bustina da 15 gr)
gocce di cioccolato (facoltative)

Procedimento
Ho inserito nel boccale 50 gr di latte e ho impostato 1′ e 30″, 50°C, vel 1.
Ho poi aggiunto in sequenza:
l’ammoniaca e ho mescolato ancora qualche secondo a vel 3;
le uova e lo zucchero, per 20″, vel 4;
la farina, l’olio e la buccia di limone per 30″, vel 4;
il latte rimanente per 1′, vel spiga.

L’impasto risulta abbastanza denso e appiccicoso, ma sono riuscita a trasferirlo sullo spiano di silicone e a lavorarlo col matterello.
Ho aggiunto le gocce di cioccolato e ho tagliato dei piccoli pezzi di impasto che ho formato a cordoncino.
Ho tagliato questo rotolino a pezzetti di circa 5 cm l’uno, ho appiattito e dato delle forme a piacere, più o meno spesse, più o meno regolari.

Ho disposto i biscotti su teglie rivestite da cartaforno e li ho distanziati bene tra loro perché lievitano molto.
Ho cotto in forno preriscaldato ventilato a 180-200°C per circa 15 minuti; si dovrebbero solo dorare.
In cottura è normale sentire l’odore dell’ammoniaca, che però poi non si avvertirà nei biscotti.
Ho letto di qualcuno che fa cuocere direttamente con lo sportello del forno a fessura, proprio per evitare il più possibile i vapori mefitici.
Abbiate cura di far asciugare benissimo su una gratella i vostri biscotti con ammoniaca, prima di chiuderli nelle scatole dove li conserverete.

28 marzo 2015

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Biscotti al caffè senza glutine

Ho fatto altre volte i biscotti per colazione con ammoniaca per dolci, ma stamane volevo una cosa veloce e sono voluta andare sul sicuro prendendo di nuovo spunto da una ricetta presentata da Olga e il suo mix per crostate/biscotti, senza mettermi a fare conversioni.

Ingredienti (per una teglia)
250 g mix di farine bio per crostate/biscotti glutenfree
80 g zucchero di canna integrale mascobado bio
1 uovo intero (il mio pesava intorno ai 53 g)
60 g olio di riso
60 g caffè liquido amaro
2-3 g vaniglia naturale in polvere bio (1 piccolo cucchiaino)
2 g ammoniaca per dolci
50 g zucchero grezzo di canna bio per rotolarci i cilindretti (o granella, ma non l’avevo).

Procedimento
Dentro ad una ciotola ho versato farina, uovo, zucchero, olio, la vaniglia, metà del caffè.
Ho mescolato prima con la forchetta e poi ho impastato bene a mano su tappeto di silicone.
Alla fine ho aggiunto l’ammoniaca sciogliendola nel restante caffè, l’ho unita al resto e ho reimpastato.
Ho formato cilindretti grandi come quelli degli gnocchi (aiutarsi ungendo le mani se occorre), di lunghezza di circa 6-8 cm.
Li ho infine rotolati nello zucchero di canna e posizionati in una teglia rivestita di cartaforno.

Cottura

Infornati a 190°C statico preriscaldato.
Ho cotto per 18 minuti.
Visto che i rotolini erano leggermente grandini, l’interno è risultato un po’ morbido.
Se si vogliono più friabili farli più fini (in questo caso rivedere i tempi di cottura) e/o raddoppiare la dose di ammoniaca per dolci, come da indicazioni dei produttori: 20 g per Kg di farina (qui abbiamo più che dimezzato le dosi)!
Se può essere utile, ho fatto il conto delle calorie: 436 per 100 gr.
Be’, mica male!!! Ma sono buoni e si fanno perdonare.

14 maggio 2016

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Camille (le mie)

Ho provato in precedenza qualche ricetta delle famigerate “camille”, ma non mi hanno mai pienamente soddisfatto.
Mi sono detta allora: “perché non provarle con questo mio impasto?

Come prima prova ho voluto fare soltanto due terzi delle dosi della Torta Carote & Mandorle, così da impiegare solo due uova (da qui le dosi “strane” degli ingredienti).
Qualche piccola variazione, con succo di arancia al posto del latte, i miei canditi al posto della buccia di limone, e albumi montati a neve … ed eccole qua!!!

Ingredienti
(per 18 camille, ciascuna da 40-42 grammi circa di impasto crudo)
167 farina debole (ho fatto 111 g tipo 0 bio Con@d + 56 g di fecola di patate bio)
140 g carote
113 g zucchero bio di canna grezzo (meglio se a velo)
2 uova intere
80 succo di arancia
60 g mandorle sgusciate bio (compresa un’armellina)
57 g olio semi girasole deodorato bio
12 g lievito per dolci
10 g di canditi di arancia
pizzico di sale a 2 dita
poche gocce di succo limone

Procedimento
1 – Ho montato a neve ferma gli albumi con il pizzico di sale e qualche goccia di limone, e ho messo in frigo.
2 – Ho frullato le mandorle fredde di frigo con parte dello zucchero e ho messo da parte
3 – Ho frullato le carote con i canditi, l’olio e il succo di arancia, e ho messo da parte.
4 – Ho montato per bene per qualche minuto i tuorli con il restante zucchero, qualche goccia di limone e ho cominciato ad unire le mandorle frullate (2) e il composto di carote (3), mescolando fra un inserimento e l’altro.
5 – Ho aggiunto quasi tutta la farina, setacciando.
6 – Ho ripreso il composto e unito, setacciando sopra, l’ultimo pugno di farina col lievito, sempre mescolando per bene.
7 – Come ultimissima operazione ho aggiunto gli albumi a neve mescolando dal basso verso l’alto e versato negli stampini.

Cottura
Forno preriscaldato a 150°C statico per 15 minuti
180°C statico per 5 o 10 minuti (a seconda della grandezza delle camille)
Se occorre far colorire meglio i dolcetti, continuare ancora un paio di minuti a 180°C, ma ventilato.
Se possibile, a seconda degli stampini utilizzati, anche in questo caso, meglio capovolgere le camille appena sfornate.

L’idea
Per la cottura ho voluto adottare quella suggerita da Simone Rugiati: prima a bassa temperatura, poi più alta!

Un anziano signore che in gioventù ha lavorato insieme alla moglie presso una pasticceria piemontese, non so se è soltanto per cortesia, ma mi ha elargito un mega 10 e lode.
Mai fidarsi però, provatele da soli.

21 marzo 2017 (foto di repertorio)