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PIATTO RICCO mi ci ficco (e piatti unici)

Gyoza – Ravioli giapponesi

Questa è la rivisitazione (secondo gli ingredienti che sono riuscita a trovare) di quanto mi ha insegnato la nuorina giapponese, per preparare questi deliziosi ravioli fritti in olio e poi in acqua, in rigoroso stile nipponico.

INGREDIENTI per…
RIPIENO (4-6 porzioni)
200 g di maiale macinato
1 cucchiaio di aglio grattugiato (questa una delle importanti differenze rispetto ai ravioli a vapore cinesi, che generalmente non contengono aglio)
1 cucchiaio di zenzero grattugiato
1 cucchiaino salsa di soia
1 cucchiaino olio di sesamo piccante
sale e pepe verde
2-3 cipollotti
1/4 di cavolo verza
1/2 cipolla

INVOLUCRI (38-40 con coppapasta da 8 cm)
200 g farina debole (io ho fatto 160 tipo 0 gr 11 di proteine + 40 g maizena)
120 g acqua bollente
1 cucchiaino d’olio (io di sesamo)
1 pizzico di sale

SALSA DI IMMERSIONE (per ciascuna ciotolina)
30-40 g tamari (salsa di soia)
30-40 g aceto di riso
poche gocce di olio di sesamo piccante

Inoltre, olio di sesamo o di arachide per friggere

PROCEDIMENTO per…
RIPIENO
Per prima cosa ho tritato finemente le verdure e le ho messe a scolare in un passino.
In una grande ciotola intanto ho mescolato con le mani tutti gli ingredienti e infine ho aggiunto le verdure, amalgamando per bene il tutto.

INVOLUCRI
In una ciotola ho versato farina, sale, ho aggiunto acqua bollente, olio e ho mescolato con una spatola di legno.
Ho lavorato un po’ l’impasto, ripassandolo poi sullo spiano.
Avendo tempo lascio riposare in cellophane per 20-30 minuti, altrimenti come ho fatto oggi, tiro da subito con la “nonna papera”: per una decina di volte sempre ripiegando nella stessa feritoia grande; poi man mano ho ridotto lo spessore fino ad arrivare alla penultima tacca (ho 6 spessori).
Col coppapasta ho formato i dischetti, rilavorando velocemente anche i residui.

Gli involucri in Giappone si trovano già pronti da acquistare.

1. Ho preso un involucro e l’ho messo nel palmo della mano.
2. Ci ho messo sopra una pallina di ripieno (10 g circa).
3. Usando il dito dell’altra mano, ho inumidito tutto il contorno del bordo con acqua.

4. Ho piegato a metà, pizzicato al centro e formate le piegoline simmetricamente.

SALSA DI IMMERSIONE
Intanto ho mescolato i pochi liquidi di condimento.
Se è prevista una sola ciotola di salsa di immersione comune a tutti, ricordarsi di non immergere il proprio gyoza oltre la prima volta (no double dipping please!).
In alternativa prevedere che ognuno abbia una sua ciotolina personale per immergere il gyoza anche una volta addentato.

In questa foto, i primi gyoza che preparò mio figlio 😉


COTTURA
1. Ho riscaldato l’olio di sesamo in una padella molto grande a fuoco medio-alto e ho aggiunto i gyoza in cerchio.
2. Dopo circa 5 minuti, una volta ben fritta la base dei ravioli, ho versato un po’ d’acqua nella padella e ho coperto, lasciando cuocere a vapore i gyoza per altri 5 minuti.
3. Ho rimosso il coperchio e ho aspettato che l’acqua evaporasse completamente in modo che i ravioli tornassero ben asciutti e croccanti.
4. Una volta ben dorati da almeno una parte, abbiamo poi gustato i gyoza immersi nella loro condimento.


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PANE, pizze, pizzelle e dintorni

Tigelle del riciclo senza lievitazione

Ricetta che preparavo nel 2008 e che ho ripetuto per dedicarla a chi, viste le difficoltà nel reperire il lievito di birra in questo lungo covid-lockdown, sta avviando per la prima volta la pasta madre solida (pms).
Una volta abbastanza matura e ben avviata si avranno sicuramente tantissimi esuberi dovuti ai rinfreschi continui della nostra pms.
Naturalmente ci sono altri modi per fare delle vere tigelle o crescentine emiliane, ma per non buttare nulla e avere alla fine una cosa sfiziosa da sgranocchiare meglio mettere man mano questi “avanzi” in un barattolo non chiuso ermeticamente per qualche giorno.
Piccolo accorgimento: di volta in volta io reimpasto gli avanzi coi residui precedenti per compattare la massa.

Ingredienti
Pms non rinfrescata 300 g (questa volta, da 3-4 giorni)
Sale 3-4 g (un cucchiaino raso – come per il pane ne metto circa l’1,5-2% rispetto alla farina: ricordo che la farina nella pms, è pari a circa due/terzi del totale)
Bicarbonato 0,30 g (una puntina di cucchiaino: ci vuole, per neutralizzare l´acido della pasta madre vecchia; io metto uno 0,15-0,20% rispetto alla farina)
Semini 3-4 g (facoltativi)
Acqua a temp. ambiente 1 litro (a 23-24°C; per il bagnetto della pms)
Zucchero 2 g (vista l’eccessiva acidità del lievito ho inserito il 2‰ rispetto all’acqua, come indicato anche qui da Continisio)

Procedimento
Per il bagnetto, compatto bene e affetto grossolanamente a fette il panetto di pms non rinfrescata e preparo la soluzione zuccherina.
Lascio sommersi questi pezzi per 20 minuti.

Scolo bene i pezzi di pasta madre, unisco sale, bicarbonato, semini e impasto sbattendo la pallina sul tavolo.
Porziono in palline da circa 50 grammi e appiattisco.

Senza bisogno di alcuna lievitazione, cuocio subito per una decina di minuti, su un testo o piastra di ghisa già preriscaldati.

Capovolgo spesso per uniformare la doratura.
In passato le ho fatte anche aggiungendo olio e/o zucchero e/o farina (in questo caso prevedere un paio d’ore di lievitazione), cuocendo in forno … insomma, poi ognuno trova la sua tigella del riciclo perfetta.

Queste sotto: due mie foto di repertorio del 2008

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SALSE, sughi, condimenti, erbe

Pasta col tonno .. col trucco!

E’ parecchio che avevo promesso ai figli lontani di mandar loro la ricetta della pasta col tonno che ormai in famiglia facciamo così!


Pertanto, in occasione del contest al quale sto partecipando, grazie all’iniziativa di La Confraternita della Pizza che con simpatia ci aiuta a stare tutti in casa senza “patire” troppo della situazione mondiale contingente per la pandemia da Covid19, ho approfittato per pubblicare questo piatto leggermente “diverso” rispetto alla solita pasta col tonno.
Avete mai aggiunto qualche pezzetto di peperone crudo alla vostra pasta col tonno?
Dai, provateci e poi ditemi se cambia .. in meglio: me lo ha insegnato una cugina abruzzese di mia madre, tanti anni fa!

Ingredienti per quattro persone:
1 scatola di tonno in olio di oliva scolato
mezzo peperone fresco, giallo o rosso o verde
pelati o qualche pomodorino fresco
aglio
olio e.v.o
cipolla
peperoncino fresco (ho sempre delle rondelle congelate)
capperi q.b.
spolverata di origano
qualche oliva di gaeta o similari (leccino, ecc.)
poco sale
poco vino bianco
prezzemolo

Procedimento
Ho prima fatto rosolare aglio, olio, peperoncino e cipolla.
Poi ho aggiunto una parte del tonno, i capperi e parte dei peperoni freschi.
Ho sfumato con poco vino bianco e ho aggiunto pelati e origano.
Una volta ristretta la salsa ho aggiunto il restante tonno, le olive (meglio inserirle quasi a termine cottura o diventano amare).
Ho fatto restringere ancora un po’, ho scolato la pasta molto al dente e l’ho saltata nel sughetto.

L’idea
A volte ho servito il piatto finito guarnendo con peperoni crudi tagliati finissimi, prezzemolo e aglio crudo a pezzettini.

Quando possibile, indirizzarsi verso il consumo di pesci con un basso tasso di mercurio (da Wikipedia).

 

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DOLCI

Torta di mele o 7 vasetti?

In famiglia avevamo voglia di qualcosa di dolce e, ricordandomi della sofficità della 7 vasetti, l’ho trasformata in una deliziosa torta di mele.

https://www.lavecchiasaggia.com/wp-content/uploads/2020/06/IMG_0766-1024x768.jpg

Ingredienti
Riporto come al solito anche gli ingredienti in grammi, per una tortiera apribile da 28 cm, misurati con il vasetto della sour cream da 200 g (non avevo yogurt)

3 mele golden medie
4 uova piccole – circa 205 g
2 vasetti di zucchero – 270 g
1 vasetto di sour cream (m.g. 24%) – 200 g
1 vasetto di olio e.v.o. – 150 g
3 vasetti di farina – 330 g (per dare sapore e indebolire la farina 0 che avevo, ho utilizzato 80 g di farro integrale setacciato da me)
1 bustina lievito homemade (c.tartaro 8+bicarbonato 3,60) – 11,60 g (oppure una bustina intera di lievito per dolci) (uguale)
1 pizzico di sale a 3 dita
1 cucchiaino di cannella (facoltativo)
1 limone non trattato (succo e buccia).

Procedimento
Mi sono trovata bene preparando prima tutti gli ingredienti dosati sul tavolo.

Poi ho tagliato le mele, metà a piccoli cubetti, metà a spicchi sottili e le ho lasciate in due contenitori separati, nel succo di limone.

Ho iniziato mescolando bene con una frusta le uova e lo zucchero (tranne un cucchiaio lasciato da parte per lo spolvero finale).

Sempre mescolando ho aggiunto la sour cream, l’olio, il pizzico di sale e la buccia grattugiata del limone.

Ho proseguito mescolando e spolverando sul composto il mix di farine un po’ per volta, tranne un cucchiaio da mixare col lievito e da inserire successivamente.

Formato il composto, sempre mescolando, ho aggiunto i cubetti di mela e infine il lievito setacciato nel cucchiaio di farina restante.

Ho versato il composto nello stampo (volendo, imburrare/infarinare).
Per creare l’effetto “ciambella” ho utilizzato una “moka” – ma se piacciono cotte, anche una mela è un’idea – rivestita di cartaforno.

Ho battuto la teglia sul tavolo per uniformare l’impasto, ho aggiunto la spolverata di cannella e disposto a raggiera gli spicchi di mela; infine ho spolverato con lo zucchero messo da parte.

Cottura
Ho infornato a 180°C statico preriscaldato per 35 minuti, poi a 170°C per 5′ e infine ho lasciato ancora dentro al forno spento per 5′ a fessura.

Questa volta, data la pesantezza delle mele non mi sono azzardata ad effettuare il solito capovolgimento e, appena fredda, abbiamo assaggiato.

De-li-zio-sa!

Lidea
Per non far annerire le mele.
Se non si usano liquori o succo di limone, ho scoperto che si possono lasciare le mele tagliate, in acqua ghiacciata;

Altra idea (o meglio, l'”uovo di Colombo”)!
E quando si hanno solo due uova o due melette e volete comunque una torta di mele altina??
Come misurino, sarà sufficiente utilizzare delle tazzine da caffé anziché i classici bicchierini da yogurt e … usate una teglia più piccola 😉

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PANE, pizze, pizzelle e dintorni

Pizza Napoletana – o quasi – nel forno di casa

Questa è una pizza a 26 ore di lavorazione totale, con pasta madre solida, cotta nel forno di casa.
Ho preso spunto dalla ricetta base de LCDP e mi sono aiutata col loro calcolapizza.
 
Ingredienti impasto
506 g acqua gelata (è un 63% di idratazione appena scarsa considerando acqua e farina della pms)
803 g farina bio tipo0 W 260-280 (col calcolamix ho una Casillo W200 e una Manitoba Tibiona W390)
21 g sale
20 g pasta madre solida (nel calcolapizza indicata come pasta di riporto)

Procedimento
Mostro unicamente il calcolo finale del Calcolapizza in quanto solitamente riaggiusto i valori dopo aver terminato la lavorazione.

Alle 19,00 inizio con impasto a mano.
Alle 20,00, dopo una laminazione, un giro di pieghe e pirlatura e ho messo in frigo la massa per la “puntata” (o prima lievitazione) per 21 ore e mezza.


Alle 17,30 del giorno dopo ho fatto lo staglio e lasciato in apretto (o seconda lievitazione) per 3 ore e mezza a t.a.


Alle 21,00 ho proceduto alla stesura e cottura su argilla refrattaria.

Ho steso, condito sul banco, inforcato e poi allargato direttamente sulla pala (io la barella) per arrivare ai 28-30 cm circa di diametro (ho un’argilla refrattaria alimentare che ha dimensioni 30 x 40cm x 4cm di spessore, quindi non posso allargare il disco più di tanto).
Dopo circa 30-40 minuti dallo spegnimento della spia per raggiungimento della temperatura massima del mio forno (300°C), accendo il grill sulla piastra per circa 10 minuti.
Poi riavvio i 300°C.
Ogni volta così per ciascuna pizza.

Importantissimo è ricordarsi di mettere la mozzarella in freezer già scolata e a pezzettoni, per 20-30 minuti prima di condire.
Questo perché, visto che la mia pizza cuoce in circa 4 minuti e non 60-90 secondi (forno di casa a 300 su “biscotto” e non forno performante a 450-500°C), la mozzarella si scioglierebbe troppo, e non è un bel vedere!!
A proposito, questa volta, subito dopo il pomodoro e prima della mozzarella, ho aggiunto la spolverata di pecorino che vedo aggiungere da qualche anno, e per la quale mi ero inizialmente scandalizzata. NO: effettivamente ci sta bene 😉

13 settembre 2019

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MINESTRE, zuppe e vellutate

El Salmorejo (de Cordova)

Approfitto di un amico che vive in Spagna per presentare il salmorejo, una sorta di vellutata o zuppa fresca spagnola, “parente” del più noto gazpacho, riproducendola esattamente secondo i suoi suggerimenti (tranne qualche piccola annotazione fra parentesi).
E’ una prelibatezza soprattutto di Cordova (Andalusia), ma diffusa in tutta la Spagna.

Quello che differenzia il salmorejo dall’altra preparazione è soprattutto la texture (più fitta come diciamo a Roma), in quanto contiene molto pane.
Il gaspacho invece ha nella sua composizione molte verdure diverse in più, generalmente pochissimo pane (o del tutto assente) e quindi generalmente risulta più liquido.

Ingredienti base
1 kg di pomodori
200 g mollica di pane fresco con alveolatura fitta
100 g olio extra vergine di oliva di buona qualità
10 g sale
1 spicchio d’aglio

Annotazioni preliminari
1- Per quanto riguarda il pane può essere indifferentemente usato un tipo con alveolatura fitta, o coi buconi o anche raffermo (letto in rete). La cosa importante è che per rendere cremosa la preparazione è meglio aspettare fino a che il pane si sia ben imbibito del succo del pomodoro (non come noi, che avevamo fame!! 😉 ).
2- Visto che in questo piatto il pomodoro la fa da padrone, è bene usare pomodori maturi di buona qualità (ho usato cuori di bue biologici, regalo graditissimo di un’amica).
Secondo il mio amico, una miscela di 60% di pomodori a grappolo e 40% di pomodori a pera darà un gusto e colore eccellenti.
Meglio non sbucciare i pomodori (se sono bio, aggiungo io), ma solo farli a pezzi grossolani e se si conservano in frigorifero, meglio farli arrivare a temperatura ambiente prima di iniziare; questo aiuterà l’emulsione.
3- Non esagerare con il sale, 10 g per Kg di pomodoro è perfetto.
4- Usare il miglior olio d’oliva che ci possiamo permettere (io del frantoio di un amico).
L’uso di un olio delicato o più forte dipende dal gusto personale.
5- La vera star di questo piatto è il pomodoro quindi uno spicchio d’aglio è più che sufficiente (io ho tolto l’interno).
Se hai uno stomaco delicato, lascialo per mezz’ora in acqua e aceto, questo renderà il gusto meno forte.

Preparazione
Aggiungi pane, pomodoro, sale, olio e aglio in una ciotola in questo ordine, il liquido dei pomodori bagnerà il pane e faciliterà la miscelazione.
Mescola con un minipimer, se hai un bimby o un robot da cucina usalo, in quanto produrrà una struttura molto fine e cremosa.
Raffredda leggermente prima di servirlo, non devi inviarlo in Siberia, ma qualche grado sotto la temperatura ambiente è buono.

Condimenti
Non esagerare con i condimenti. Tradizionalmente vengono usate uova sode e prosciutto crudo (il loro jamon serrano o altro), ma puoi usare baccalà, gamberi, arancia, mela tritata, ecc.
Con un po’ di origano avresti una “pizza marinara liquida”!
Buon appetito!

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PANE, pizze, pizzelle e dintorni

Pizza napoletana a 9 ore con pasta madre solida nel forno di casa

Ritengo che le indicazioni per questa pizza pseudo-napoletana con il famigerato lievito naturale solido possano rivelarsi utili.
Chi ha una forno performante godrà di un prodotto migliore, ma io “chill’ teng’”.

Naturalmente mi sono rifatta alla ricetta base per tutti (pubblicata qui in un fine aprile).
La ricetta si sviluppa tutta a ta (temperatura ambiente).
Ho soltanto allungato leggermente la lavorazione dalle 8 ore della ricetta originaria alle mie 9 ore.
A mio modestissimo avviso, il discorso delle lunghissime lievitazioni per aumentare la digeribilità degli impasti (ma soprattutto per dare più sapore al prodotto finale) resta naturalmente valido, ma ritengo che utilizzando una farina debole con valore di forza relativamente basso (W200-260) per una lievitazione in giornata è analogo a utilizzare una farina forte con valore di forza alto (W300-400) per una lievitazione a 24 o 48 ore o più…
Certo che il sapore per una lievitazione di almeno 24 ore aumenta, ma visto che utilizzo la mia pasta madre solida (che alla fine è assimilabile ad una “biga”), diciamo che da questo punto di vista sono mooooolto avvantaggiata.


Per la ricerca col calcolapizza ho considerato una media di 25°C, visto che l’impasto è stato all’incirca per metà tempo a 22°C (nel mio minifrigo modalità ECO) e metà a 28°C (ta  di casa).

Ore 12,30: impastare (io a mano) e mettere in una ciotola con coperchio a chiusura.
Ore 17: stagliare e mettere nelle cassette con coperchio, oppure anche in contenitori singoli, volendo, ma sempre con coperchio a chiusura.
Ore 21,30: stendere e infornare
Idratazione reale considerando la composizione della pms, 58,5%.
Ecco i miei conteggi per 5 panielli (sono venuti da circa 225 g):
380 acqua freddissima
640 farina di frigo W260 circa (faccio un mix di due parti di Verso Natura Bio 0 della Conad che poi è della Casillo, dichiarata da loro W200, e una parte di manitoba bio 0 Tibiona, dichiarata W390)
16 g sale
98,70 pms (avevo questa dopo il rinfresco)
Impastato a mano per 20′ dalle 12,30.
Dalle 13 acceso minifrigo Eco per la puntata e nel giro di un’oretta è arrivato a 22°C.
Alle 17 ho tolto dal minifrigo, ho stagliato e iniziato l’apretto fino alle 21,30.
Stesura e cottura per 5-6 minuti!!
Come riportato in firma, ricordo che ho un forno elettrico che arriva a 300°C.
Piazzo subito sotto il cielo la mia argilla refrattaria di 4 cm preriscaldata funzione statica sopra/sotto, al massimo, per 1h circa; solo per gli ultimi 10 minuti prima di infornare accendo il grill, che poi tolgo per passare di nuovo alla temperatura massima.
Visto che le mie pseudo-napoletane non possono cuocere in 90 secondi, la prossima volta devo ricordare di mettere qualche minuto in freezer la mozzarella a pezzi già scolata prima di condire, altrimenti si scioglie troppo e scompare.

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DOLCI

Composta di susine gialle senza zucchero

Si! Forse non vale la pena fare marmellate, confetture, composte: troppi zuccheri per le une, bassa conservabilità per le altre, annullamento di tutte le vitamine o quasi della frutta dovuto alla cottura per tutte, ma sono così buone …
… e grazie al dono da parte di un’amica di un bel cestino di susine gialle ben mature provenienti dal suo albero in aperta campagna ho preparato questa composta senza zucchero.
Spero sia inutile ripetere per l’ennesima volta quanto letto in moltissimi articoli in materia di conservabilità delle composte di frutta; la cosa importante ritengo che sia principalmente seguire quanto riportato qui, oltre a qualche altro piccolo suggerimento che troverete in neretto in questo articolo.

Ingredienti
3 Kg e 300 g susine gialle bio intere con nocciolo
1 limone bio non trattato (tutta la scorza e tutta la polpa a pezzettoni, pelata a vivo, togliendo quanto più possibile la parte bianca)
1 mela (non era biologica quindi l’ho voluta pelare; fatta a pezzettoni anche questa lasciando torsolo e semi che contengono pectina).

Procedimento
Per almeno 20 minuti (io circa tre quarti d’ora) ho fatto bollire prima a fuoco alto, e poi abbassando, tutti gli ingredienti in una grande pentola bassa in acciaio (schiumare se vi ricordate).

Ho trovato interessante seguire questo metodo della mamma della mia amica in quanto trovo che la frutta si ossidi molto meno, per via della minore manipolazione per togliere il nocciolo, e resti pertanto molto più chiara.
Poi ho versato tutto in uno scolapasta, facendo proseguire l’ebollizione a gran parte del succo che intanto scolava in un’altra pentola analoga.
Con le mani pulitissime (o con i guanti usa e getta, ma il composto continuerà a bollire anche dopo, quindi ritengo non ci siano problemi di igiene), non appena si è stiepidito, ho trasferito qualche cucchiaiata di composto in un piatto, ho separato via-via la polpa delle susine da tutto il resto che ho eliminato (noccioli delle prugne, buccia/semi e pezzi grossolani di limone, semi e torsoli grossolani delle mele).
Man mano ho versato di nuovo nel pentolone in ebollizione la polpa e le bucce recuperate.
Ho fatto bollire ancora almeno 20 minuti e comunque fino a che la “prova piattino” è stata soddisfacente.


Nel frattempo ho sanificato in microonde i barattolini con due dita d’acqua facendo bollire per qualche minuto (per questa operazione, ultimamente aggiungo qualche goccia di aceto per evitare i depositi di calcare che si formano).
Anche i coperchi – che devono essere del tipo che fa click-clack – sono stati sanificati portando in ebollizione un pentolino con dell’acqua per una 20ina di minuti (ho unito all’acqua in ebollizione anche le pinze servite successivamente per prenderli).
Nel frattempo ho messo a bollire sul fuoco un megapentolone quasi pieno d’acqua: mi servirà per la sterilizzazione dei barattoli contenenti la composta.
Cercando di fare velocemente per mantenere tutto caldissimo (e per evitare shock termici al vetro), ho versato la composta bollente nei vasetti che avevo appena tolto dall’ebollizione in microonde svuotandoli naturalmente dall’acqua; quando necessario ho pulito per bene e asciugato il bordo di vetro con uno scottex intriso di alcool 95°; stessa cosa ho fatto con i coperchi che man mano tiravo su dal pentolino in ebollizione.
Nel megapentolone pieno d’acqua in ebollizione intanto ho versato qualche telo per non far sbattere fra di loro tutti i vasetti che ho disposto dentro, ancora bollenti.
Ho fatto bollire 40 minuti dalla ripresa dell’ebollizione e lasciato dentro i barattoli fino al giorno dopo, quando, a completo raffreddamento dell’acqua, li ho tirati fuori.
Nessun barattolo si è rotto, e in tutti i barattoli si è creato il sottovuoto (non si deve più sentire il click-clack del coperchio).

Per quello che riguarda la conservazione, visto che ho utilizzato prugne (hanno un pH molto acido), ho aggiunto del limone, ho ottenuto una buona densità, ho sanificato gli utensili e proceduto alla successiva sterilizzazione dei barattoli e dando credito a quanto letto sul link citato sopra, direi che questa composta potrà essere conservata fino a tre mesi senza rischi di botulino (vedi qui).
Ah, per le persone attente che vanno a sbirciare nel link, segnalo che ho misurato il pH finale della mia composta: sta fra il 4 e 4,5. Direi perfetta, visto che il botulino si sviluppa perlopiù in preparazioni grasse e con acidità al di sopra di queste!
Se il gusto acidulo non fosse di gradimento, al consumo è sempre possibile aggiungere un filo di miele.
Prima di aprire un barattolo consiglio di trasferirlo già da qualche ora prima in frigorifero e consumare la composta entro una settimana dall’apertura (buona norma sarebbe scriversi sull’etichetta la data di apertura del barattolo!).
Proprio in funzione di questo ho preparato barattoli piccoli (intorno ai 200 grammi).
Oltre spalmarne un velo sulle fette biscottate al mattino, ci vedrei bene qualche bella crostata (un po’ come per la confettura di visciole, ottimo il binomio dolce della frolla/acidulo della composta), o anche adottare la composta come topping per un ottima   cheesecake (anche formaggioso e acidulo dovrebbero “sposarsi” ottimamente… riporterò fra queste righe appena preparo questo dolce al cucchiaio) 😉

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LIQUORI, bevande, sciroppi, ecc.

Nocino modenese (il mio)

NOCINO MODENESE SENZA ACQUA AGGIUNTA
Dopo aver seguito due ricette diverse – questa tradizionale modenese, senza acqua aggiunta, appena aromatizzata secondo il Disciplinare,  e quella dell’altro mio articolo, relativa al Premiato Nocino di Zia Seconda, più aromatizzata e con aggiunta del solito sciroppo di acqua/zucchero – riporterò nei rispettivi articoli, il modo di procedere per queste due preparazioni che stanno andando avanti di pari passo.
Credo di dover aspettare almeno un anno per poter decidere quale ricetta è maggiormente di mio gusto.

Ho preparato questo liquore, ispirato all’antica ricetta modenese, con noci della zona di Castel San Pietro, un verde paesino collinare della provinia di Roma, inserito nel club dei “Borghi più Belli d’Italia”.
L’anno scorso, come vuole la tradizione, mi ero ripromessa per il futuro di raccogliere le noci al momento giusto – la notte fra il 23 e il 24 giugno – ma anche quest’anno non sono riuscita a cogliere le preziose drupe prima del 30 giugno 2019.
Oltre la prima settimana di luglio – secondo gli erboristi – non siamo più nel periodo balsamico migliore per questa preparazione.
“Fortunatamente” quest’anno, in zona, il clima non è stato dei migliori fino a tutto maggio, sono certa pertanto che la raccolta delle noci effettuata in questa bellissima giornata di inizio estate, nella ridente località al fresco a 763m s.l.m., sia da considerarsi valida a tutti gli effetti.
E’ solo in questo periodo infatti che si riesce a “trafiggere” il guscio non ancora formato del frutto – pieno di olii essenziali, linfa e vitamine – e sembra sia questo quindi il momento giusto per la preparazione di questa magica “pozione”!
Onde evitare rovinose cadute e conseguenti corse in ospedale, non sono salita di notte sull’albero per cogliere le noci a piedi scalzi come vorrebbe un’antica tradizione, ma più pragmaticamente – e rigorosamente di giorno – ho soltanto avuto l’accortezza di utilizzare le mani nude (con l’aiuto prezioso della mia amica Carla) e non utilizzare attrezzi di metallo nello staccare le noci, per evitare l’ossidazione del mallo.
Inserirò le foto man mano che procederà la lavorazione 😉

Ingredienti per circa 2 litri di nocino (ho utilizzato la massima dose indicata sia di zuccheri che di noci per cui ho aumentato del 20% anche l’alcool)
1200 ml di alcool 95° buon gusto (in peso, siamo intorno ai 950 grammi)
1200 g di zucchero (rende circa 65 ml ogni 100 g, quindi in volume siamo sui 780 ml)
1,2 Kg di noci fresche immature non trattate grandi (io 41 noci – Non avendo dati sulla composizione delle noci immature, ma dando credito ad un cognato chimico che propende per un 20% di acqua contenuta, andrò ad aumentare questo valore di circa 240 gr nel computo della gradazione alcolica)
2-3 chiodi di garofano al massimo (facoltativi – ne ho messi 3)
½ stecca di cannella piccola (facoltativa – ne ho messa 1 grammo)
Volume totale circa 2220 ml

Gradazione alcolica (vedi anche qui).
Sotto, un sistema semplice per ricavare la gradazione alcolica (molto indicativa nel mio caso):
(alcool/volume totale)*gradazione, quindi:
(1200/2220)*95 = circa 51°Vol

Procedimento
Bardata con guanti di lattice e un grembiule ho pulito, ma non lavato le drupe, con uno straccio (bagnato e strizzato più volte per togliere ogni traccia di detersivo).
Sopra un tagliere di plastica ricoperto da un altro straccio, ho tagliato le noci in 4 spicchi con un coltello (non avevo quello adatto, in ceramica, e ho usato acciaio) e le ho riposte subito man mano nel bottiglione di vetro (con tappo di plastica, privo di guarnizioni di gomma) dove avevo precedentemente versato lo zucchero con un imbuto.

Erano belle verdi e giustamente sode, si tagliavano tutte abbastanza agevolmente e il guscio non era ancora formato, all’interno erano perlopiù gelatinose (come dovevano essere) e da quasi tutte, nel tagliarle, fuoriusciva qualche goccia di liquido dal mallo interno (che ho cercato di recuperare).
Come da antica ricetta, per i primi 2 giorni, ho conservato la mistura in una zona molto assolata (la verandina riparata del mio balcone esposta a sud-ovest) e ho mescolato spesso con un manico di una cucchiarella di legno nuova.

Dopo 2 giorni, quando lo zucchero si è completamente sciolto, ho addizionato l’alcool e le poche spezie (poco già è troppo, secondo il disciplinare).

Da questo momento, e per circa 3 mesi, ho tenuto il bottiglione in una zona parzialmente soleggiata (un balcone esposto a nord-est col sole soltanto al mattino).
Ho rimescolato un paio di volte al giorno per le prime 3 settimane, poi ho diradato a una volta al giorno.
Regolarmente (almeno 1 volta la settimana) ho aperto il tappo per arieggiare il prodotto, farlo scurire (ossidare) e far perdere un po’ d’alcool.
Dopo un massimo di 3 mesi il mio liquore è pronto per essere filtrato (a titolo di cronaca ho finito di imbottigliare e oscurare le bottiglie dopo 90 giorni esatti, il 28 settembre 2019; attenzione a non allungare troppo i tempi in quanto il nocino potrebbe diventare troppo amaro).
Giunto il momento filtro per due volte usando un telo pulitissimo (o un paio di fogli di cartacasa sovrapposti con del cotone fra i due strati), e imbottiglio in piccole bottiglie di vetro scure (e/o schermate con alluminio).
Sigillo bene ciascun tappo, etichetto sommariamente (cosa molto importante per evitare confusione fra i vari prodotti finali) e conservo in cantina al buio e al fresco a maturare (si dice sia meglio arrivare almeno a 12 mesi o più dal filtraggio, se si desiderano apprezzare appieno tutte le caratteristiche organolettiche di questo liquore).

Consiglio:
Versare del nocino in una bottiglia, riempiendola per metà, già da qualche ora prima di servirlo! Questo per attenuare un po’ l’effetto dell’alcool e armonizzare meglio il bouquet!!!
P.S. – 30 settembre 2019
Naturalmente non ho potuto fare a meno di assaggiarlo appena filtrato.
Certamente ancora troppo presente l’alcool, ma si preannuncia un vero e proprio “NETTARE NERO” … stupendo 😉

APERITIVO
(o nociato, o secondo nocino o nocino di seconda mano)
E dopo tutta ‘sta tiritera, cosa fare dei resti generosi delle nostre noci?
Una seconda ricetta può essere quella di un buon aperitivo, magari da regalare al prossimo Natale.
Ingredienti per ogni 2 litri di aperitivo
30 noci residue dalla macerazione precedente (ma ricordo che ne ho utilizzate 41)
2 lt vino bianco (ho utilizzato un secco biologico dei Castelli Romani 12° e, visto il numero di noci, ho calcolato 2 lt e ¾)
Dopo aver filtrato il nocino, aggiungere il vino all’interno del bottiglione contenente i resti delle noci.
Lasciar riposare al sole per almeno 30 giorni (io balcone a sud-ovest fino al 28 ottobre).
Nel giro di un mese la bevanda sarà pronta per essere degustata, fresca, come aperitivo.
Prepararsi a conservare l’aperitivo in qualche bottiglia medio-piccola carina da 50-60 cl, etichettando a dovere.
P.S. – 31 ottobre 2019
Risultato di questo aperitivo: un buon vino aromatizzato che “richiama” il vermouth.
Resta un po’ torbido.
A me è piaciuto molto!
Da bere fresco.

NOCI SOTTO SPIRITO
E con gli spicchi di noce ho voluto provare anche una terza ricetta.
Scimmiottando le noci sotto spirito di Zia Seconda, mi sono regolata preparandole in maniera analoga (credo che le noci di Zia Seconda siano migliori, visto che sono il residuo del nociato che contiene vino/zucchero/alcool, e non semplicemente vino come in questo aperitivo qui: riferirò dopo l’assaggio).
Ripeto pertanto: togliete gli spicchi di noci rimasti e lavateli in alcool (che poi, colato, userete per qualche altra preparazione o per il nocino dell’anno dopo); chiudete gli spicchi bagnati in barattoli ermetici in modo che non si muovano; usate barattoli da 12 spicchi.
Le noci sotto spirito sono buone e digestive, si possono consumare subito e durano anche più del nocino.
P.S. – 31 ottobre 2019
L’assaggio di queste noci è stato un po’ deludente.
A mio parere, un po’ troppo “insipide/annacquate” per l’ultima macerazione in solo vino.
Molto migliori quelle derivanti dall’altra ricetta di Zia Seconda.
E’ anche comprensibile, perché le altre noci derivavano da una nuova mistura di alcool, zucchero e vino destinati al Nociato (o Secondo Nocino Dolce), mentre queste – già “sfruttate” dopo i 3 mesi di macerazione – derivavano dall’ulteriore mese di macerazione del solo vino destinato all’aperitivo.
Ecco due interessanti video del 2011 con la V. Presidente dell’epoca, dell’Ordine del Nocino Modenese Vania Franceschelli: I parteII parte

Categorie
LIQUORI, bevande, sciroppi, ecc.

Nocino di Zia Seconda

 Vedrete … non sprecheremo neanche una noce nella preparazione delle ricette che seguono …

Prima ricetta – Premiato Nocino con sciroppo di acqua/zucchero

Quest’anno – il 30 giugno 2019 per l’esattezza (una settimana dopo il canonico 24 giugno, ma il maltempo dei mesi precedenti ha permesso la raccolta di noci non ancora mature) – ho proceduto alla raccolta per fare questo famoso liquore.
Ho pensato di diversificare la produzione e preparare due versioni di nocino: la prima naturalmente è quello ispirata al famoso Nocino Modenese come da Disciplinare, pubblicata in un altro mio articolo; per la versione qui pubblicata, invece, incuriosita dalla storia raccontata dall’eclettico Luciano Zambianchi (collaboratore fra le altre cose della SRSN-Società Romana di Scienze Naturali), ho voluto provare l’aromatico nocino di sua Zia Seconda (trovate la storia di Seconda e altri dettagli nel link a fondo pagina).
Credo di dover aspettare almeno un anno per poter decidere quale ricetta è maggiormente di mio gusto.

Ingredienti per un litro di liquore
24 noci non mature (erano grandi) – circa 700 grammi (non avendo dati sulla composizione delle noci immature, ma dando credito ad un cognato chimico che propende per un 20% di acqua contenuta, andrò ad aumentare questo valore – 140 gr circa – nel computo della gradazione alcolica)
570 ml di alcool per liquori a 95° (450 g – doveva essere ½ lt alcool, quindi 395 g, ma ho fatto un po’ di più per poter coprire per bene le noci. Naturalmente ho aumentato il resto degli ingredienti)
1 noce moscata piccola spezzata in due
la scorza di 1 limone
2 g di cannella in stecche (due stecche piccole)
7 chiodi di garofano piccoli
Per lo sciroppo
340 ml acqua appena bollente (io oligominerale)
340 g zucchero *** (questa quantità sviluppa 212 ml)
Gradazione alcolica – vedi anche qui (in questo caso il conteggio è approssimativo, visto che non trovo altri dati per poter calcolare esattamente il contenuto di acqua nelle drupe):
(totale alcool/volume totale)*gradazione alcool = gradazione ottenuta, quindi
(570/1262)*95 = circa 43°Vol

*** Luciano Zambianchi mi ha suggerito di fare una prova riducendo lo zucchero del 20%.
In questo caso avrei potuto inserirne soltanto 270 grammi.
Purtroppo mi sono dimenticata, ma per certi versi sono contenta di aver inserito la percentuale originaria del Nocino, così avrò un dato di partenza da confrontare per quando lo rifarò meno dolce l’anno prossimo.

Procedimento
Dopo aver pulito più volte le noci con uno straccio appena umido le ho tagliate in quattro spicchi e le ho messe in un recipiente sommergendole per bene con l’alcool della ricetta.
Ho chiuso bene il barattolo e l’ho lasciato al sole per un giorno (se c’è freddo di notte ritirarlo in casa).

Il secondo giorno ho aggiunto tutte le spezie e ho tenuto in infusione per 40 giorni (al sole: sud-ovest), agitando almeno una volta al giorno il recipiente (se di notte fa freddo ritirarlo in casa).

Dopo 40 giorni (alla vigilia della notte di San Lorenzo) ho colato l’infusione in una bottiglia da 1 lt e ½, filtrando bene con un telo e aiutandomi con un imbuto.

Ho tenuto da parte le noci e le spezie (vedi seconda ricetta).
Nel frattempo ho preparato lo sciroppo versando lo zucchero nell’acqua già caldissima.
Ho subito spento il gas, mescolato bene, e lasciato raffreddare (un modo un po’ diverso di preparare sciroppi, ma ho voluto seguire la ricetta originale, e naturalmente lo zucchero si è sciolto per bene ugualmente).
Una volta freddo ho aggiunto lo sciroppo all’infusione di noci e ho imbottigliato in bottiglie piccole (al massimo da un quarto di litro) ben lavate, sciacquate, scolate, risciacquate con poco alcool e fatte asciugare.
Ho chiuso ermeticamente le bottiglie, ho sigillato il tappo con della pellicola, ho schermato con dell’alluminio e – in attesa di una futura etichetta adeguata – le ho etichettate sommariamente (per evitare confusioni con i nociati o nocini diversi in preparazione) facendole riposare al buio e al fresco in cantina.

Anche se il Nocino avrà raggiunto il massimo del gusto dopo due anni e durerà fino a cinque anni (ma anche di più, se le bottiglie sono ben sigillate), già dopo 4 mesi, quindi per l’8 dicembre, in occasione dell’Immacolata Concezione, sarà possibile un primo piccolo assaggio.
P.S. – 10 novembre 2019
In concomitanza con l’assaggino dell’altra versione, abbiamo assaggiato anche un pochino di questo liquore.
Mentre il nocino modenese preparato senz’acqua ci ha sorpreso per la sua unicità e l’equilibrio fra bontà, forza e cremosità – non so se perché ancora troppo giovane – ma ho trovato che questo liquore non si differenzi dai molti liquori preparati in precedenza.

Seconda Ricetta – Nociato (o Secondo Nocino Dolce)

Dalle noci rimaste dal nocino togliete la scorza di limone, la noce moscata e i pezzi più grossi di cannella; lasciate i chiodi di garofano.
Ingredienti per 1 litro di Nociato (o Secondo Nocino Dolce)
24 noci residue dalla prima infusione dei 40 giorni in alcool
7 piccoli chiodi di garofano residui dalla prima infusione
½ litro di vino rosso Sangiovese 13°
¼ di litro di alcool 95°
500 g zucchero
1 bacca di vaniglia
Procedimento
Aggiungete per ogni 24 noci intere mezzo litro di vino rosso corposo e di alta gradazione, un quarto di litro di alcool per liquori (che ricordo essere 197,5 grammi e non 250 grammi!), ricoprite il tutto con mezzo chilo di zucchero e aggiungere una bacca di vaniglia.

 

Lasciare al sole agitando tutti i giorni fino a quando lo zucchero non sarà tutto sciolto (comunque almeno tre mesi; io fino al 9 novembre 2019).
Dopo tre mesi scolate il liquido e filtratelo con una carta-filtro, avendo cura di mettere da parte gli spicchi di noce (vedi terza ricetta).
Imbottigliare ed etichettare per non fare confusione col primo Nocino.
Far riposare al fresco e aspettate altri tre mesi prima di berlo (8 febbraio 2020).
Il nociato è ottimo dopo un anno (novembre 2020) e dura quanto il nocino.
P.S. – 10 novembre 2019
Assaggiato anche questo Nociato (o Secondo Nocino Dolce) di Zia Seconda.
Mi è sembrato molto buono, addirittura migliore rispetto al Premiato.

Terza Ricetta – Noci Sotto Spirito

Togliete gli spicchi di noci rimasti oltre 4 mesi nelle diverse macerazioni, e lavateli in alcool (che poi, colato, userete per qualche altra preparazione o per il nocino dell’anno dopo); chiudete gli spicchi bagnati in barattoli ermetici in modo che non si muovano; usate barattoli da 12 spicchi.
Le noci sotto spirito sono buone e digestive, si possono consumare subito e durano anche più del nocino.
P.S. – 10 novembre 2019
Queste noci le abbiamo trovate molto saporite e sode al punto giusto.
Sicuramente migliori rispetto a quelle nel Nocino Modenese dell’altra ricetta (che invece ritengo migliore come nocino), che hanno fatto un’ultimo periodo di macerazione in solo vino e non in una nuova mistura di alcool/vino/zucchero.


Fonte: http://www.greenious.it/nocino-nociato-noci-sotto-spirito-ricette/