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SECONDI, SFIZI E STREET-FOOD

Pollo al limone

Questo pollo al limone richiama quello che preparo spesso in famiglia, ma l’accoppiata di sapore delle listerelle di buccia di limone unito a quello dello zucchero mi hanno convinto a provarlo.
Ingredienti per il pollo:
600 gr petto di pollo
Sale q.b.
Farina
Ingredienti per la salsa al limone:
1 cucchiaio maizena (amido di mais)
100 gr vino bianco (mezzo bicchiere)
Sale q.b.
200 gr acqua
Succo di 1 limone più la sua zeste gialla taliata a listerelle
2 cucchiaini zucchero canna o semolato
Ingredienti per friggere:
Olio arachide q.b.

 
Preparazione:
Tagliate il petto di pollo a listarelle non troppo sottili passatele nella farina.
Fate friggere quindi il pollo in olio ben caldo per circa 5 minuti in padella antiaderente (o wok).
Passati i 5 minuti, togliete il pollo dall’olio, scolatelo bene e conservatelo al caldo. Preparate intanto la salsa stemperando la maizena in un contenitore con mezzo bicchiere di acqua fredda, continuando a mescolare. Aggiungete quindi il composto nella padella antiaderente che avrò scolato dalla maggior parte dell’olio di frittura precedente. Subito dopo aggiungete il vino, il succo di limone, lo zucchero e l’acqua avanzata.
Infine aggiungete la scorza di limone, portate ad ebollizione e mescolate fino a che lo zucchero si sciolga completamente e la salsa si addensi. Aggiungete quindi il pollo e fatelo cuocere per circa 2-3 minuti a fuoco dolce fino a che il pollo non sarà ben amalgamato con la salsa (12). Adagiate il pollo con salsa al limone su di un piatto da portata e guarnite con uno spicchio di limone e una fogliolina di prezzemolo (anche coriandolo a chi piace, a me piace più il prezzemolo!).

Fonte 26.I.2014
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DOLCI

Croissant metodo a chiocciola

Stanchi di inseguire la sfogliatura perfetta per fare i croissant?
Questa del metodo a chiocciola è una soluzione semplificata veloce.
Un altro metodo veloce lo trovate qui, è il metodo “a sfogliette”.
Ma torniamo al nostro metodo a “chiocciola”.
La semplificazione di questi croissant consiste nella velocità della sfogliatura grazie al metodo suggerito qui da una blogger francese.

Forse è una scorciatoia esagerata, ma sarebbe stato veramente un peccato non dare risalto a tutto il procedimento di questa inedita ricettina di croissant al burro che mi ha conquistata, realizzata da me con la pasta madre…
.. e poi, necessità fa virtù: avevo bisogno di un certo numero di croissantini nel giro di qualche ora per un buffet!

 

Ingredienti come da ricetta originale, per 16-18 minicroissant da 35-40 grammi l’uno (io ho raddoppiato le dosi)
240 farina 0 (quasi tutta 0 bio conad + 1 cucchiaio di manitoba 0 bio) – 100% (88% circa rispetto al peso totale impasto)
50 zucchero integrale di canna (se serve per croissantini da farcire per buffet, meglio i 40 gr della ricetta originale o addirittura meno!) – 16% circa rispetto al peso farina compresa quella della pasta madre (8% circa rispetto al peso totale impasto)
160 latte intero (io parz.scr.alta dig.) – 52% p.f. (25% p.t.i.)
100 burro morbido – grassi del burro 27% p.f. (13% p.t.i.)
100 pasta madre (rinfrescata 1 volta, 3 h e mezza prima, con farina forte*** dopo 5 giorni di frigorifero) – 42% p.f. (15% p.t.i.)
2,5 g sale (mezzo cucchiaino) – 1% p.f. (0,38% p.t.i.)
Peso totale impasto, 652 grammi
***la mia farina “forte” da rinfresco, in questo periodo la faccio con 1/3 di tipo 0 bio conad + 2/3 di manitoba 0 bio.
Nell’attesa della lievitazione della mia pm, ho fatto ammorbidire il burro a temperatura ambiente.
Nel burro ammorbidito – mia personalizzazione – ho mescolato un cucchiaio circa di farina presa dal totale.
All’interno dell’impastatrice, ho sciolto la pm nel latte già zuccherato in precedenza.
Ho aggiunto man mano tutta la farina miscelata già col sale.
Ho lavorato una 15ina di minuti nell’impastatrice con la foglia (verso la fine con gancio ad alta velocità). L’impasto era abbastanza molle ma ben elastico.

Ho lasciato riposare la palla nell’impastatrice per mezz’ora a temperatura ambiente, spolverando con farina e coprendo con pellicola.

Passato questo tempo ho appiattito/sgonfiato un po’ l’impasto, l’ho infarinato, avvolto nel cellophane, e messo in frigo per 1/2 ora.
Poi, sul piano di lavoro leggermente infarinato (e possibilmente raffreddato), ho steso l’impasto più fino possibile e con attenzione ci ho spalmato il burro morbidissimo (dove avevo aggiunto un cucchiaio di farina).

Ho quindi arrotolato l’impasto molto stretto, formando prima un rotolone lungo.
Poi ho arrotolato questo “rotolone”, dando la forma della casetta di una lumaca.


Mettere dritta la ruota che si è formata, e appiattirla leggermente con la mano sul tavolo.
Avvolgerla nel cellophane e conservare in frigo per almeno 3/4 d’ora – 1 ora.

Sul piano da lavoro leggermente infarinato o spiano di silicone:
– stendere l’impasto in un rettangolo di circa 40×30;
– tagliatelo a metà (ricavando due rettangoli di 40×15);
– dividere ogni metà in 5 rettangolini (io ne ho fatti di più, quindi più piccolini).
Attenzione, nel tagliare i rettangoli e i triangolini per la formatura, bisogna utilizzare un coltello molto tagliente, affinché l’impasto non venga schiacciato dalla pressione del coltello, ma venga invece ben sezionato e dia modo alla sfogliatura di svilupparsi al meglio (io ho usato un bisturi).
Incidere la base di ogni triangolo, poi rotolare per formare i cornetti, e disporsi su una teglia foderata di carta forno.
Coprire bene, ma delicatamente, con la pellicola o bustoni di cellophane alimentare (i croissant dovrebbero svilupparsi anche in frigorifero).
Porre in frigo per la notte (io ho fatto stare 11 ore)
Al mattino successivo, l’autore della ricetta suggerisce di tirare fuori dal frigo la teglia e lasciarla a temperatura ambiente per mezz’ora (io ho fatto stare per 3 ore buone perché in frigo non mi sono sembrati cresciuti per niente).


Qui sopra i croissant dopo l’ultima lievitazione di circa 3 ore a temperatura ambiente
Dopo 3 ore abbondanti erano belli gonfi e hanno finito di lievitare in forno.
Ho cotto una teglia per volta (non me la sono sentita di cuocerle tutte e 3 insieme e rischiare con la funzione ventilato).
Preriscaldare il forno a 220°C funzione statico, con un piccolo contenitore di acqua posto alla base.
Spennellare i cornetti con un po’ di latte o di tuorlo d’uovo (con l’uovo assumono di più quel colore dorato carinissimo, ma non mi andava di usarlo e quindi ho fatto semplicemente con latte).
Nell’infornare, abbassare contemporaneamente a 180°C per 15 minuti (alla fine ho anche acceso per 2 o 3 minuti il grill).
Ne ho lasciato uno non farcito per la foto alla luce del giorno dopo.
Il taglio netto “spietato” mostra sia la leggerezza che la ottima lievitazione, ma non c’è stato il classico “nido d’ape” (chiaramente strappando in due il croissant l’effetto potrebbe sembrare migliore).

Probabilmente la classica alveolatura “a nido d’ape” non si è verificata per la velocità della realizzazione della sfogliatura e il poco burro della ricetta, ma sono stati talmente apprezzati perché si scioglievano in bocca (scusate per il morso, ma rende l’idea della morbidezza), che questo compromesso veloce e relativamente “light” è sicuramente da ripetere!!


La percentuale del burro utilizzato rispetto al peso totale dell’impasto è poco più del 15% (contro il 25% circa, generalmente suggerito per i croissant), ma vi assicuro che – “nido d’ape” a parte – il gusto non ne risente assolutamente.. d’altronde è una ricetta proposta da una blogger francese, giusto? 😉

Fonte 24.III.2014

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DOLCI

Biscotti con pasta madre

Si, ho detto proprio biscotti con pasta madre!!
Questa ricetta non dà biscotti esattamente croccanti o dei veri e propri frollini (inoltre c’è pochissimo burro), ma finalmente abbiamo un biscottino, magari da prendere all’ora del tè…
prodotto molto diverso da quelli soliti, soffici, ai quali siamo abituati con la nostra pasta madre, ma sempre genuino, come piace a noi!!

Nell’ottica di avere un biscottino più croccante, ci si potrebbero ispirare ad analoghe preparazioni salate come crackers.. proverò in seguito (?)
Ma questo è un altro capitolo…. intanto però ne parlo.. chissà che qualche paziente amatore di pasta madre volesse lanciarsi!!!!!!

 

Non ci credevo neanche io quando me ne ha parlato un amico di un forum che li fa spesso.
Pensavo che sarebbero venuti fuori dei mini-snack morbidi, e invece….. lavorandoci un po’…!!!
Questa ricetta ha due caratteristiche:
1 – la pasta madre non deve essere rinfrescata a ridosso della preparazione
2 – c’è un passaggio importantissimo da effettuare in congelatore per 1 ora abbondante subito prima del taglio e cottura.
A differenza di quanto suggerito nella ricetta originale di dolci.it, preferisco rinfrescare la mia pasta madre qualche ora prima e non il giorno prima (pena la ovvia acidità del prodotto finale).
Procedo quindi con qualche accorgimento – anche per quanto riguarda la cottura – ed ecco i miei nuovi biscotti.

alcuni degli ingredienti
Ingredienti
(per 35-45 biscotti a seconda della sezione dei filoncini una volta formati)
400 g di pasta madre rinfrescata 8-10 ore prima (direi subito dopo aver raggiunto il “picco”: i biscotti non devono gonfiarsi)
250 g di farina (metà tipo 0 e metà amido e/o fecola di patate)
200 g di cioccolato
160 g zucchero
80 g burro ammorbidito
2 uova
1 pizzico di sale
1 pizzico di bicarbonato (per neutralizzare l’acidità)
aromi a scelta (io un cucchiaio colmo di arancia candita – 3-4 mandorle amare -1 cucchiaino di vaniglia in polvere, tutto tritato insieme)
Preparazione:

– ho impastato il lievito madre con le uova e il burro ammorbidito (potete fare in ciotola, io mi sono aiutata col bimby: 2 min. vel. spiga);


– ho aggiunto la farina mescolata con sale/bicarbonato, lo zucchero e gli aromi (ancora 2 min. vel. spiga);

– infine ho aggiunto il cioccolato al latte gusto fondente della milk@ (ho scoperto che il ciocco fondente vero e proprio, una volta cotto diventa troppo forte/acido).
Ho tagliato/frantumato in pezzettini le tavolette di ciocco e per evitare di colorare l’impasto, le ho messe in congelatore una 20ina di minuti prima di impastare. Lavorato poi per 2 min. vel. 2 antiorario spatolando; il bimby ha faticato un po’, l’impasto è morbido e molto appiccicoso.
Vi consiglio di ridurre il cioccolato in scagliette finissime (di più di come ho fatto io) per poter appiattire al meglio il biscotto una volta che si pressa… Insomma… finezza=croccantezza!!!
versione solo cioccolato
– ho formato dei minifiloncini, e per quanto possibile, ho evitato di aggiungere farina e li ho avvolti nella stessa cartaforno che poi ho usato per mettere in teglia;
– ho fatto riposare in congelatore per 1 h – 1 h e mezza(dipende dalla sezione del filoncino) e ho ridato una forma tondeggiante ai filoncini a metà congelamento;

– passato il tempo, ho tagliato a fettine ciascun filoncino;

– ho appiattito per bene, spingendo con un batticarne ciascuna fetta, frapponendo della pellicola. Ho scoperto che questo metodo è migliore per evitare di farli gonfiare, e restano più croccanti. Altrimenti basterà tagliarli e infornare subito: resteranno più morbidi;
– man mano che tagliavo e pressavo ho infornato una teglia alla volta a 180° ventilato per 15 minuti, ruotando la teglia negli ultimi 5 minuti (anche grazie alla funzione ventilato i biscotti restano più croccanti una volta freddi).
Per la conservabilità, ho saputo che dovrebbero mantenersi una settimana, ma non sono mai arrivati oltre il 3° giorno, quindi ancora non garantisco…..
Devo ancora verificare se è meglio tenerli all’aria sotto un tovagliolo (credo sia meglio), o in scatola chiusa (dove però mi sa che si ammorbidiscono, salvo mettere i soliti granelli di riso che assorbono umidità..), e visto che non vorrei mangiarli tutti nel giro di pochi giorni, è una notizia importante che mi riservo di postare in seguito…
Per sicurezza intanto qualche biscottino l’ho anche surgelato, così “appozzo” solo di tanto in tanto…
Fonte 11.V.2014

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DOLCI

Kürtöskalács con pasta madre – il dolce di Dracula

I Kürtöskalács (io li pronuncio Cùrtosh-còlacs) sono degli ottimi dolci a pasta lievitata, non so esattamente se di origini ungheresi o rumene, che necessitano di un apposito attrezzo in legno per la cottura….attrezzo che ovviamente qui non si trova, per cui mi sono aiutata come vedrete sotto.
Li ho mangiati in Romania qualche anno fa..
a Bran, all’ombra del castello di … Dracula!!
Erano favolosi..
Poi li ho rimangiati sul Mar Nero, a Mangàlia, ma non erano altrettanto buoni…
ecco i miei..
Li ho preparati convertendo la ricetta con pasta madre…
490 g farina 00
40 g pasta madre ben rinfrescata
150 g zucchero
1 cucchiaino di vaniglia naturale
2 tuorli
120 g latte tiepido
45 g olio di semi
un pizzico di sale
scorza grattugiata di un limone

Nel latte tiepido sciogliere il lievito naturale con 2 cucchiai di zucchero, aggiungere una parte di farina fino ad ottenere una pastella morbida. Lasciar lievitare.
Quando la pasta è bella gonfia aggiungere le uova e i tuorli, la farina e l’olio…tutto gradualmente, amalgamando per bene.
Quando la pasta inizia a staccarsi dalla ciotola vuol dire che l’impasto è pronto.
Coprire e lasciar lievitare ancora un’ora…la pasta diventa GONFISSIMA!…deve Sfrigolare quando la riprendete in mano!
Tirare la pasta a uno spessore di circa mezzo centimentro (infarinando il tavolo o lavorando su spiano in silicone, altrimenti si appiccica tutta)
Tagliare delle strisce larghe circa 2 cm (o tagliare circolarmente una sfoglia) e avvolgere sul supporto che avrete pensato (io su barattoli di caffè di metallo, rivestiti da cartaforno per simulare le dimensioni degli originali).
Spennellare il rotolo con dell’olio (o burro se voi lo preferite).
Passare i rotoli nello zucchero al quale avrete miscelato l’ingediente che più vi piace (cannella, sesamo, ecc.)
Mettere nel forno caldo a 200° per circa 20 min
devono rimanere in verticale e più vicini alla parte più calda del forno.
Sfornate e con delicatezza staccateli dal supporto.

Ahh.. non farsi venire la voglia di poggiare i barattoli direttamente sulla griglia del forno in cottura, ma posizionare una teglia al di sotto dei rotoloni. La sottoscritta non ci ha pensato .. ed è colato alla base del forno tutto lo zucchero che nel frattempo si caramellava.

Fonte 11.V.2012
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LIQUORI, bevande, sciroppi, ecc.

Limoncello … scientifico

Ho scoperto che il limoncello gradito a molte di noi signore è quello che si aggira sui 29° (contro i 33-34° o più), ma potremo variare a nostro piacimento la gradazione alcolica aiutandoci con la formuletta che riporto sotto.

Intanto questa è la mia ricetta attuale, con alcool a poco più di 29°:
10 limoni non trattati
1 lt alcool a 95° (750 ml prima e 250 ml dopo)
600 zucchero
1,8 lt acqua oligominerale

I fase – 1 settimana in 3/4 di alcool (ho voluto limitarmi ad una settimana soltanto di macerazione in alcool per evitare eventuali estrazioni di principi amarognoli dei limoni, ma per assicurarmi il sapore, ne ho messi 10 belli grandi!!).
Per la suddivisione dell’alcool fra prima e seconda fase, ho scopiazzato una ricetta sorrentina… non so ancora il perché di questa metodica, ma cercherò di approfondire.
II fase – Preparare lo sciroppo di acqua e zucchero, farlo freddare e aggiungerlo all’alcool/bucce della prima fase (ho deciso di lasciare le bucce a mo’ di macerato idroglicerico con droga compresa).
Se come me amate il limoncello un po’ più torbido, unite lo sciroppo quando non è ancora del tutto freddo.
Se invece si vuole un liquore trasparente, ho letto di aggiungere un albume battuto in mezzo bicchiere d’acqua e versarlo nello sciroppo prima di portare a ebollizione..

Mah?!? Io non ho provato ma chi vuole può fare un tentativo.
Aggiungere anche i restanti 250 ml di alcool.
Far riposare per 2 settimane almeno (meglio 3).Dopo il riposo, filtrare il tutto, imbottigliare e mettere il frigo (o in freezer, meglio!).***
Un altro dato che può essere utile è quello relativo alla conversione da volume a peso:
ogni litro di alcool etilico a 95° è pari a 0,789 grammi***Tutti i valori di quello che inseriamo nella ricetta concorrono alla gradazione alcolica e questa è la formula per ricavarla:(alcool/volume totale)*gradazioneLo zucchero rende circa 65 ml. ogni 100 gr. quindi nel mio caso:
(1000/3190)*95 = vol 29,78°p.s.
non abbiamo resistito, e un assaggino lo abbiamo fatto dopo una settimana della seconda fase di macerazione:
più leggero del limoncello solito, ma assolutamente pieno di profumo, grazie all’alto numero di limoni utilizzati.
Ho fatto anche la prova mettendone una bottiglina in freezer, e nonostante non sia a 40°Vol, non ghiaccia, quindi potrete tranquillamente mantenerlo in congelatore.
Fonte 10.VI.2014
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LIQUORI, bevande, sciroppi, ecc.

Bibita limone & stevia

Dieta? Estate? Perché non provare con questa dissetante bibita pseudo LEMONSODA alla stevia?

La ricetta originale è qui, e me l’ha fatta conoscere la nostra bravissima cookina-fotografa smaryyns76 (trattoriadamartina).
Naturalmente se dovete offrire questa bibita ad atleti o bambini sempre in movimento potrete fare l’originale, ma se come me dovete lanciare un occhio alla linea potrete alternarla con questa preparazione.
Per ora ho fatto una piccola prova, ma ne preparerò sicuramente in dose maggiore
Ho fatto così:
– Il succo di 5-600 gr di limoni (non importa che siano biologici: ho ricavato 230 ml circa)
– Zeste di un limone (biologico e/o non trattato questa volta!)
– 2 cucchiaini della mia stevia naturale in polvere
– acqua minerale frizzantissima

In un pentolino ho versato il succo appena spremuto dei limoni, aggiunto la zeste e la stevia in polvere.
Ho usato uno spartifiamma e portato ad ebollizione leggerissima mescolando di continuo sul fornello più piccolo ma con fiamma al massimo.
Il tutto per una mezz’ora (ora che ho registrato questi tempi credo che la prossima volta mi potrò aiutare col bimby).
Alla fine ho ricavato 130 ml circa di succo ristretto.

Avevo sperato in un improbabile sciroppo, ma sono soltanto riuscita a far ridurre il tutto ad un succo scuro e saporito.
Visto che la stevia non ha il potere conservante dello zucchero, ho deciso di congelare questo succo versandolo in bustine formaghiaccio, dopo averlo ben filtrato.

 

Come preparo la bibita:
Direi che ogni ghiacciolo è sufficiente per due bei bicchieri di bibita dissetante, aggiungendo dell’acqua minerale frizzantissima di frigorifero.
Per mantenere al meglio la frizzantezza prima metto il ghiacciolo e poca acqua in un bicchiere, faccio sciogliere, suddivido in due bicchieri, e poi rabbocco con acqua frizzante fino a riempire ciascun bicchiere.
Il sapore di stevia è deciso ma si sposa bene col limone, e le bollicine dell’acqua completano l’opera..
Fonte 24.VI.2014

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DOLCI

Confettura prugne e cannella – Metodo Ferber

Ho avuto in regalo un piccolo cesto di “zuccherine”, così mio cognato chiama questa varietà di prugne (vedi anche qui) che crescono sul suo alberello.
Dolcissime, ma erano quasi 3 chili, e allora con una parte … via di confettura.
Cercando cercando, è stato ricorrente il nome di Christine Ferber e del metodo da lei usato (che sembra venga adottato anche nell’industria per abbreviare la gelificazione e mantenere colore e sapore della frutta) e – una volta approdata nel blog della simpatica Rossella – ho preparato anche la mia versione.
Il perché della mia scelta per questo metodo è presto svelato:
pur se la lavorazione è articolata, i pezzi di frutta cuociono solo per 15-20 minuti al massimo.
Grazie a questa riduzione drastica dei tempi di cottura (e alle due macerazioni effettuate) la nostra confettura sarà più genuina, conserverà i colori più accesi e raggiungerà una perfetta densità, oltre al sapore che posso confermare, nessuna confettura riesce ad eguagliare!!!
INGREDIENTI per 1 Kg di prugne (ma ne ho fatte di più):
1 Kg di prugne “sicure” con la buccia (la buccia contiene pectina naturale), lavate, asciugate e tagliate a pezzi senza nocciolo e parti rovinate – 100%
95 g succo limone (l’acidità del limone evita la cristallizzazione dello zucchero, attenua il sapore dolce, lascia la frutta chiara, contiene pectina che favorisce la gelificazione e può contrastare eventuali formazioni indesiderate di botulino – vedi link in fondo) – 9,5% delle prugne
20 g scorza del limone (non trattato) – 2% delle prugne
1 piccola stecca di cannella (oppure, in alternativa, 6-7 g in polvere – facoltativa, ma ci sta benissimo)
450 g zucchero semolato – 40% abbondante sul totale complessivo della frutta
Ho ridotto lo zucchero rispetto al 100% suggerito da Ferber.
Naturalmente mi sono regolata con la cottura, che ho prolungato di un pochino.
Ho utilizzato il 45% rispetto alle sole prugne, ma visto che c’è anche del limone, e anche il limone è frutta, diciamo che in questa confettura, la percentuale totale di zucchero aggiunto è del 40%.

PROCEDIMENTO
Prima fase – macerazione breve (1 h)
Tagliata e pulita la frutta, l’ho messa da subito in una terrina di vetro con il succo filtrato del limone, la scorza, la stecca di cannella e lo zucchero.
Ho coperto e messo in frigo per 1 h circa (siamo in estate, meglio evitare rischi di fermentazione non graditi).

Seconda fase – ebollizione appena accennata
Ho quindi portato ad una prima ebollizione il composto e ho subito spento il gas.
Ho fatto freddare un pochino, ho versato di nuovo il tutto con cautela nella terrina di vetro, coperto con pellicola e messo in frigo.

Terza fase – macerazione lunga (8-10 h)
Dopo la macerazione al fresco, al mattino ho filtrato il composto con un colino a maglie grosse per ricavare tutto il succo possibile.

Quarta fase – ebollizione del solo succo (15-20′ dalla ebollizione)
Ho portato a ebollizione coprendo (ho usato una pentola grande di acciaio con fondo spesso messa su spartifiamma – non ho la “bassina” … il rame mi mette un po’ soggezione) e poi ho scoperto la pentola, lasciando a fiamma moderata per 15-20′ per far rapprendere un po’ il liquido.
Quinta fase – unione della frutta al succo e cottura finale (15-20′ dalla ripresa della ebollizione)
Ho quindi versato la frutta scolata (in questa fase si può togliere la cannella e anche le scorze del limone se non si vogliono).
Ho di nuovo coperto e dalla ripresa dell’ebollizione ho scoperto e fatto stare 15-20′ ancora, schiumando per un paio di volte.
Un must finale? La prova piattino: ho fatto cadere un cucchiaino di confettura nel piattino freddo di freezer, tenuto in verticale, per accertarmi che non colasse troppo velocemente (in questo caso è pronta, altrimenti prolungare un pochino).
Ho spento e travasato la confettura bollente in barattolini di vetro piccoli, prima lavati e poi sanificati con poca acqua per qualche minuto in microonde e successivamente passati con uno scottex inumidito di alcool per liquori a 95° per asciugarli e contemporaneamente togliere la patina di calcare.

Ho comunque cercato di mantenere il tutto molto caldo per facilitare il sottovuoto ed evitare shock termici al vetro (la prossima volta adotterò di nuovo la sanificazione dei vasetti in forno anziché in microonde: non si forma la patina di calcare e si possono invasare ancora bollenti).

Ho avvitato i barattoli con coperchi prima lavati e poi sanificati per 20′ in pentolino con l’acqua (sarebbe meglio comprarne sempre di nuovi, ma per il lunedì all’alba doveva essere tutto pronto e le prugne sono state un regalo inaspettato della domenica pomeriggio, quindi ho utilizzato solo dei coperchi seminuovi, ma in perfetto stato … e mi raccomando … usate quelli del tipo che fa clik-clak, per capire se/quando si forma il sottovuoto).
Messi tutti i 9 barattolini capovolti, coperti da pile, in attesa del sottovuoto e di non sentire più il clik-clak finale (6 barattolini hanno fatto il sottovuoto nel giro di qualche minuto; gli altri 3 lo hanno raggiunto il giorno dopo: saranno i primi ad essere consumati).
E’ la prima volta che preparo una confettura di prugne (in passato ho fatto solo more/mele e poi uva), è venuta al meglio delle mie aspettative: bella densa e saporita senza essere eccessivamente dolce e soprattutto senza prolungare oltremodo la cottura.. e credo proprio che ripeterò questo procedimento in futuro.
CONSERVAZIONE
Probabilmente non c’è bisogno delle attenzioni che seguono, e anche se c’è chi le conserva per anni, direi che:
conserverò la confettura in dispensa fino ad un anno dalla preparazione (credo che questa sia la parte più difficile, ma mi impegno a sottrarre un vasetto alla degustazione per questa controprova 🙂 );
al momento di consumarla trasferirò un barattolino in frigo qualche ora prima dell’apertura;
una volta aperta, cercherò di consumarla nel giro di una settimana – 10 giorni.

Link del Ministero della Salute, qui

Mia ricetta del 28.VII.2014

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COSMETICANDO, casa e persona

Deodorante al bicarbonato

Bicarbonato!!
Questo “alleato” per le più disparate faccende casalinghe e non..
Voi come lo usate?
Per lavare frutta e verdura?!
Per farvi un pediluvio defaticante?!
.. e molto “altro”, immagino.
Ecco.. per questo “altro”, ho trovato un modo semplicissimo, economicissimo e efficace per utilizzare il nostro alleato sotto forma di soluzione satura come deodorante per le ascelle!

Il mio in-put è stato Fabrizio Zago, chimico operante nel settore dei detergenti Ecolabel, creatore del biodizionario e membro del forum Promiseland.
Questa la mia versione.
– Verso l’equivalente di mezzo bicchiere d’acqua*** in un vaso/contenitore/bicchiere di vetro che possa essere coperto.
– Verso anche 1 cucchiaino di bicarbonato, mescolo e copro (se volete evitare il massimo dello spreco, provate direttamente col 12% di bicarbonato … che dovrebbe essere la percentuale con la quale si satura l’acqua con questo elemento).
– Eventualmente, dopo qualche ora, se la soluzione è diventata trasparente e senza residui, verso un altro cucchiaino di bicarbonato e proseguo alla stessa maniera fino a che sul fondo del bicchiere vedo il bicarbonato che non riesce più a disperdersi.
– A questo punto – facendo bene attenzione a non versare anche il bicarbonato – verso la soluzione trasparente in una bottiglietta**** e relativa pipetta, lavate, disinfettate con acqua ossigenata e ben scolate.
USO
Ecco pronto il vostro deodorante da spalmare sotto le ascelle.
All’occorrenza, una volta asciugata la soluzione, aggiungere un po’ di amido, quale lenitivo.
Molte persone si trovano bene con prodotti così alcalini per neutralizzare gli odori (altri si trovano bene con prodotti acidi), ma se ci fossero problemi di arrossamenti, naturalmente sospendere.
Conservazione: circa 1 mese
Visto che non utilizziamo conservanti, e visto che nonostante la basicità del prodotto, ho letto (Forum Angolo di Lola) che si possono produrre ugualmente dei germi alcalini, dopo un mese meglio gettare il prodotto o farne utilizzi che non siano prettamente per la persona.
***
Utilizzo acqua demineralizzata (a volte la recupero dal mio freezer, filtro e faccio bollire), o acqua oligominerale a basso residuo (utilizzo Lauretana per i miei spignatti: residuo fisso 14 mg/lt), o eventualmente, acqua di rubinetto bollita e poi freddata (così quanto meno si è tolto un po’ di cloro).
Vi chiederete perché non utilizzo della semplice acqua demineralizzata del super per ferro da stiro!?! Perché non mi piace da mettere addosso .. se leggete fra le righe, non la consigliano per usi alimentari/cosmetici!!
****
Potrebbe andare bene anche un contenitore roll-on, ma consiglio bottigliette con la pipetta, in modo che tutta la famiglia possa utilizzare il prodotto.
Non consiglio invece gli spruzzini, che si intaserebbero con il sale.

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Per chi, sensibile ai problemi ambientali, non vuole/può autoprodurre, ma vuol continuare ad acquistare cosmetici o prodotti vari per la casa e la persona, un piccolo consiglio è quello di consultare il famigerato INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients).
Qui sotto due siti dei quali mi avvalgo per la consultazione:
– ewg.org/skindeep/
– biodizionario.it
Quindi, attenzione ai numeri e ai colori degli scores (equivalenti di un semaforo dal verde, al giallo, al rosso, dove naturalmente il verde è il migliore) e all’ordine di inserimento delle varie sostanze nel prodotto (più sostanze con inci verde troverete ai primi posti, meglio sarà; come per gli alimenti, gli ingredienti scritti per primi sono contenuti in dosi maggiori!).
Fonte 07.VIII.2014

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LIQUORI, bevande, sciroppi, ecc.

Liquore all'uovo pastorizzato (tipo vov)

Dopo qualche prova precedente sono arrivata a questa versione, e questo è diventato il liquore pastorizzato*** all’uovo della mia famiglia (copia del famigerato VoV), realizzato in questo caso con prodotti ad alta digeribilità.
Ingredienti
(per quasi 2 litri di liquore. Ne ho fatto molto per regalini vari, ma vi consiglio di seguire queste dosi: finisce in un baleno):
12 tuorli freschissimi Ovito (erano uova piccole: circa 190 gr in totale)
915 gr latte fresco Zymil parzialmente scremato + 15 gr burro chiarificato Chef .. e questo è il trucco per non diminuire i grassi (in alternativa 930 latte intero delattosato; oppure potete arrivare fino a 1 litro, ma sarà leggermente meno denso)
800 gr zucchero semolato (200 per montare i tuorli + 600 nel latte)
300 gr alcool 95° per liquori
150 gr marsala secco Florio (o passito, o porto, o altro vino aromatizzato)
1 cucchiaino colmo di vaniglia naturale in polvere bio (messa a macerare già da qualche ora prima nell’alcool della ricetta)
scorza intera di 1 limone (la parte gialla – facoltativa, anche questa a macerare nell’alcool da prima)
Procedimento
– ho montato nella Kenwood, con la frusta a filo, i 12 tuorli e i 200 gr di zucchero per 5 minuti per far diventare denso e spumoso lo zabaione;
– intanto ho messo a bollire dell’acqua in un pentolone per il bagnomaria, ;
– ho messo a scaldare in un’altra pentola tutto il latte e i restanti 600 gr di zucchero per farlo sciogliere bene (il latte è già pastorizzato quindi non serve oltrepassare gli 80°C, ma portandolo a questa temperatura il liquore si addenserà un pochino);
– ho versato quindi il latte caldo a filo sui tuorli, facendolo scendere dalle pareti del Ken, riprendendo a montare intanto che facevo questa operazione;
– ho trasferito il ciotolone del Kenwood con dentro uova e latte, direttamente sul bagnomaria che era arrivato quasi a ebollizione (in questa fase la temperatura del composto arrivava a circa 68°C);
– sempre usando il termometro, ho fatto stare una 10ina di minuti mescolando di tanto in tanto. Una volta arrivati a 83°C ho aspettato pochi secondi – 3 secondi a questa temperatura sono sufficienti per la pastorizzazione delle uova – e ho spento;
– a questo punto ho trasferito il ciotolone in un bagnomaria freddo con ghiaccetti e siberini (se voi l’avete, qui potrete usare l’abbattitore di temperatura);
– una volta che il liquido è arrivato a 40-45°C (temperatura critica per la proliferazione dei batteri), ho freddato ulteriormente aggiungendo i 150 gr di marsala previsto (freddo di frigorifero), e ho aggiunto altro ghiaccio al bagnomaria freddo;
– ho aspettato che la temperatura scendesse sui 20-25°C e ho finalmente aggiunto i 300 gr di alcool (in questa fase ho filtrato l’alcool con telo pulito e strizzato – precedentemente sterilizzato in acqua bollente in microonde – per eliminare i semini di vaniglia e le bucce di limone);
– a questo punto, miscelando di continuo come si fa nella moka per amalgamare la consistenza del caffè, ho versato da subito in bottiglie pulitissime che avevo ulteriormente “risciacquato” con un dito di alcool 95° e fatto asciugare;
– nel versare, ho filtrato con un passino a maglie fitte posto all’interno dell’imbuto, per togliere eventuali pezzettini di uovo (ve lo consiglio, possono non far piacere nel bere), poi ho messo i tappi e via in frigo;
– prima di gustare far maturare almeno una settimana, agitando/capovolgendo ogni giorno le bottiglie;
– agitare sempre prima di bere.
Bontà allo stato puro!
Conservazione
Non mi sbilancerei: è un prodotto fatto in casa e anche se il tutto risulta pastorizzato, ci sono pur sempre uova e latte che possono deteriorarsi.
Direi che un tre mesi, mantenendo in frigo, sia una durata plausibile (ma vi assicuro che non ci arriva), anche se qualcuno asserisce che 6 mesi/1 anno possa conservarsi.
Sono stata incauta forse, ma effettivamente una volta ne ho assaggiato un pochino da una bottiglia che stazionava da un paio d’anni nel frigo di mio figlio, nessun mal di pancia, ed era ancora ottimo!
L’idea in più
Tanto per mia memoria e per memoria delle persone alle quali lo regalo, di solito etichetto già con la data di quando potremo cominciare a berlo 😉
 
Conservazione
Per quanto riguarda la conservazione ho letto di tutto (da 1 mese a 2 anni), quindi non mi sento di dare indicazioni.
Comunque userei il buonsenso e, se è pur vero che c’è alcool e zucchero che fungono da conservanti, e che ho pastorizzato le uova, è pur sempre un liquore che ne contiene abbastanza, è a bassa gradazione alcolica e contiene anche il latte..
Non andrei pertanto oltre i 3 mesi, conservando in frigorifero.. ma c’è chi assicura di averlo bevuto dopo due anni (come me del resto), ancora in ottimo stato.. quindi… fate vobis.
*** Chi volesse evitare di impegnarsi o avere difficoltà nell’operazione di pastorizzazione, può prendere in considerazione l’acquisto di tuorli pastorizzati refrigerati. Non li ho ancora mai utilizzati, ma anche qui … fate vobis.
Utilizzi (oltre a berlo tal quale):
– questo liquore è la base per l’ormai famoso “bombardino“, bevanda calda rinomata nelle località sciistiche;
– ottimo per “affogare” il gelato
Fonte 01.XI.2014
 

Categorie
SALSE, sughi, condimenti, erbe

Salsa pomodorini, zenzero e rucola

Per il pasto quotidiano, a volte prendo spunto dalle ricette trovate su Cookaround, come nel caso di questa salsetta pomodorini e zenzero.
Io ci aggiungo solitamente una bella pioggia di rucola fresca del mio balcone (trovo che sia la ciliegina sulla torta: ci sta divinamente!).
Ingredienti per 4 persone
5-600 g di pasta fresca,
500 g di pomodorini datterini,
2 spicchi d’aglio,
4 cm di zenzero fresco (o secondo gusto),
1 peperoncino,
rucola fresca da aggiungere alla fine (se piace, ci sta divinamente, oppure basilico),
olio extravergine d’oliva,
sale

Metto sul fuoco la pentola con l’acqua per la pasta.
Nel frattempo scaldo un giro d’olio extravergine d’oliva in una padella insieme ad uno spicchio d’aglio in camicia e del peperoncino.
Appena scaldato l’olio aggiungo anche dello zenzero sbucciato e affettato e lascio insaporire a fiamma moderata.

Intanto lavo e taglio i pomodorini.
Dopo aver prelevato l’aglio dalla padella (io lascio lo zenzero) unisco i pomodorini e lascio cuocere a fiamma vivace.

Mentre i pomodori cuociono, tuffo la pasta nell’acqua salata in ebollizione e una volta cotta scolo e verso in padella per mantecare il tutto con il condimento di pomodori.


Il tocco finale della rucola fresca (la preferisco al basilico) trovo che sia la chicca che ormai mi fa preferire questa pasta alla solita “aglio, olio e peperoncino”.
Servo immediatamente ancora ben caldo.

Note:
Lo zenzero è una pianta salutare di origine orientale, molto diffusa oggi nella nostra cucina.
E’ una spe

zia che regala un sapore caratteristico e pungente ai nostri piatti, viene usata sia essiccata che fresca e ha note proprietà energizzanti.
Ha grandi proprietà antiossidanti e quindi aiuta la conservazione dei cibi e si presta ad accoppiamenti versatili, con la carne o con i dolci.
In India, che ne è uno dei principali esportatori, trova posto anche nella preparazione del Curry ma si può trovare anche nelle birre e in altri distillati.
Gli arabi lo considerano un afrodisiaco e in Giappone trova largo uso come disinfettante per la bocca e “annullatore” di sapori tra una portata e l’altra.

Piccola ma importante annotazione: anche se noto come coadiuvante contro la nausea in gravidanza, ho letto che l’Aifa ne sconsiglia il consumo in tale periodo.

04.XI.2014