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CONTORNI e verdure di ogni genere

Patate al forno

Questa non è altro che una ennesima ricetta per fare le patate al forno, ma forse riesce a dare qualche spunto in piú, e devo dire che vengono molto buone. Naturalmente sono “solo” patate, e la ricetta è semplice, ma non banale.

Ormai farle così è di dominio pubblico, ma questo è un prezioso suggerimento dato tantissimi anni fa ad una collega da una vecchia signora (una ristoratrice di una importante catena di snack-bar di Roma) come un tesoro da custodire con cura.

Per mia fortuna la collega non si è saputa tenere troppo a lungo il segreto e …

Ingredienti
patate
aglio
olio e.v.o.
sale
rosmarino
peperoncino (o pepe)
Si parte.

Procedimento

  • Sbucciare delle patate (attenzione che non abbiamo la buccia verde, leggi qui) e tagliarle a spicchi medi
  • Metterle in una terrina immerse nell´acqua, aggiungendo una manciata di sale
  • Lasciarle riposare almeno mezz’ora (io questa volta le ho lasciate 1 ora e mezza, ma anche mezza giornata va benissimo)
  • Portare a ebollizione una pentola d’acqua senza sale
  • Raggiunto il bollore, calare le patate dopo averle sciacquate benissimo dall´acqua salata
  • Quando l´acqua riprende a bollire far cuocere 6-8 minuti, a seconda della grandezza dei pezzi
  • A cottura ultimata scolare benissimo
  • A questo punto condirle a proprio gusto con olio, sale, pepe (in alternativa io metto pochissimo peperoncino), rosmarino (una mia amica le ha provate con origano – io preferisco la versione tradizionale, ma…..) e aglio (se avete la schiaccia-aglio è meglio, altrimenti mettete uno stuzzicadenti su ciascuno spicchio per riconoscerlo, e comunque usate gli spicchi interi, appena schiacciati, ancora nella loro camicia)
  • Infornare per 20 minuti a 180° in funzione statica; rimescolare con un cucchiaio di legno e far cuocere ancora 20 minuti con il ventilato; mescolare ancora e altri 10/15 minuti con ventilato e grill superiore
  • Lasciare qualche minuto ancora le patate in forno, con sportello semi-aperto, per farle gonfiare un pochino

24.VII.2008

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DOLCI

Pavesini

Ecco la versione 2014 dei miei pavesini, con qualche piccola variazione rispetto ai primi che feci. Rieccoli qua quindi in tutta la loro leggerezza e con la loro sferzata di energia.

Ingredienti per 100-120 biscotti o più (dipende da quanto li farete grandi. Vi verranno 3 o 4 teglie a seconda di quanto li distanzierete)
200 g uova bio (fatti da 4 tuorli e 3 albumi)
180 g zucchero semolato
195 g farine bio (155 tipo 0 debole, 40 amido mais/maizena)
20 g zeste di limone (non trattato)
5 g vaniglia naturale (in polvere, bio)
pizzico di sale (quello rosa dell’Himalaya)
Zucchero per la cristallizzazione q.b.
Eh.. si! Questa volta la differenza l’ha fatta il Kenwood, e non ho volutamente neanche messo il pizzico di lievito.. assolutamente inutile, se monterete le uova per 20 minuti come ho fatto io 😉
Quindi…
Procedimento
Montare nel Kenwood con il gancio a frusta alla massima velocità per 20 minuti le uova, lo zucchero, il limone, la vaniglia e il pizzico di sale (il tutto diventerà bianchissimo e con i puntini neri della vaniglia.. ma non disturbano.. anzi)

Unire poi le farine setacciate mescolando delicatamente a mano dal basso verso l’alto con una frusta, per non smontare il composto.
Ecco la consistenza che avrete

Versare il composto in una sac-a-poche con la bocchetta media-liscia e formare tanti bastoncini in una teglia, su cartaforno (io stendevo un po’ come facevo col cucchiaino in passato, soffermandomi agli estremi di ciascun biscottino… bisogna prenderci la mano)

Passare la teglia per 10 minuti in frigo, intanto accendere il forno a 210°C statico.
Uscita la teglia dal frigo, spolverare con zucchero semolato, e soffiare via l’eccedenza (ho provato a mettere la teglia in verticale per togliere l’eccesso di zuccero, e a momenti facevo un disastro).
Cottura
Infornare in un binario centrale, abbassando immediatamente la temperatura a 190°C per 6 minuti. Abbassare poi a 180°C per altri 6 minuti. Togliete velocemente o si coloriranno troppo.

Per le teglie successive (visto che il forno si sarà scaldato meglio), saranno sufficienti 5 minuti a 190 + 5 minuti a 180, ma regolatevi col vostro forno.
Considerate che nella prima delle mie teglie i biscotti avevano quel lievissimo effetto gommoso centrale tipico, in quanto sono venuti leggermente meno coloriti…
Nelle teglie successive invece sono venuti anche del tipo più dorato e asciutto ..
quindi regolatevi a seconda del vostro gusto… ma teneteli d’occhio .. si bruciano in un baleno!!
Se piace questo genere di biscotti, stratosferici è dire poco!!
E INFINE … CALORIEEEE 🙂
E anche io vorrei darvi qualche notizia in più sulle calorie.
Visto che ognuno dà dimensioni diverse ai biscotti durante la formatura, non si può calcolare quante calorie esatte avrà un pavesino.. ma queste sotto sono le calorie totali che potrete suddividere a seconda di quanti biscotti avrete ricavato.. (e non dimenticate di conteggiare anche quelli che assaggerete 🙂 ):
200 g uova bio (fatti da 4 tuorli – 260 cal., e 3 albumi – 51,6 c.) – 311,60 calorie
180 g zucchero semolato – 705,6 cal.
195 g farine bio (155 tipo 0 debole – 528,54 c., e 40 amido mais/maizena – 135,19 c.) – 663,73 cal.
20 g zeste di limone (non trattato) – 9,4 cal.
5 g vaniglia naturale (in polvere, bio) – 14,4 cal.
pizzico di sale (quello rosa dell’Himalaya) – n.c.
Zucchero per la cristallizzazione q.b. (diciamo sui 30 g…) – 117,60 cal.
Totale delle calorie da suddividere per ciascun biscotto: 1822,33
Se con queste dosi riusiste a fare sui 150 biscottini potrebbero essere sulle 12 calorie per biscotto. Se ne faceste 200, le calorie si riducono a circa 9 !!!
Fonte 18.V.2008
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SALSE, sughi, condimenti, erbe

Salsa in bianco ai funghi porcini

La salsa ai funghi porcini “in bianco” è un must della cucina e, almeno nella nostra famiglia, piace a tutti.

Per timore di incappare in porcini freschi non “sicuri”, mi sono adattata ad acquistare quelli congelati (peraltro quando viene la voglia di prepararsi un bel piatto di pasta fatta in casa, saremo avvantaggiati nel trovarli subito a disposizione).

Di seguito gli ingredienti per questa salsa scelta come condimento per dei pici toscani fatti durante un “cucinare insieme” di Cookaround.

Ingredienti (per 8 persone):

circa 800 gr di porcini congelati
4/5 spicchi aglio
peperoncino fresco (o pepe, ma generalmente non lo uso)
1 bicchiere di buon vino bianco secco
brodo di funghi
spolverata di prezzemolo finale (quando possibile evito di cuocerlo; ricordo che diventa leggermente tossico in cottura)
8/10 cucchiai di olio extra vergine di oliva
sale q.b.

Procedimento:
– ho prima fatto scongelare per un po´ i funghi (io avevo comprato il tipo che occorre sciacquare; meglio scegliere quelli pronti da cuocere!!)
– li ho sciacquati bene e fatti a pezzi non troppo piccoli
– nell´olio, in una padella molto grande (ho utilizzato una paellera) ho fatto rosolare gli spicchi d´aglio togliendo l´anima interna, indigesta, e il peperoncino
– ho versato i funghi e fatti andare un pochino
– ho sfumato con il vino bianco e fatto evaporare a fuoco vivace
– ho salato, mescolato e aggiunto un po´di brodo di funghi (acqua calda se non si ha brodo)
– solo in questo momento ho coperto e fatto cuocere per 20 minuti circa.

Al momento di servire, ho aggiunto del prezzemolo tritato.

Questi i pici toscani che abbiamo gustato con questa salsa ai funghi porcini

Questa dritta ci aiuta:

… utile soprattutto quando fa freddo, per chi ha il micro-onde: ho messo i piatti dei commensali impilati, con un po´ d´acqua dentro ad ognuno, ho fatto stare nel microonde per una manciata di secondi alla massima potenza, ho scolato ben bene i piatti ormai bollenti, e ho impiattato.

La foto di apertura è di repertorio, fatta grosso modo alla stessa maniera, ma con funghi secchi rinvenuti.

Fonte 02.VI.2008

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PANE, pizze, pizzelle e dintorni

Pizzi leccesi a lievitazione naturale

Dedicata a chi ama i sapori decisi e piccanti, questa versione dei pizzi leccesi (o pucce farcite o pucce salentine) è un tipo di lievitato della tradizione pugliese che ho realizzato con lievito madre molte volte dal 2008, prendendo spunto da una ricetta di una ragazza pugliese trovata su Cookaround con lievito di birra e apportando le dovute modifiche legate alla conversione.
Li ripropongo nella versione lievito madre liquido ripetuta di recente con l’impastatrice a spirale, impiegando oltre un giorno per prepararli.
In fondo all’articolo invece, la prima versione con lievito madre solido del maggio 2008 dove ho impastato tutto a mano.

A me è sempre piaciuto rendere abbastanza leggeri questi “paninetti” anche se un “cookino” salentino, nel gennaio 2010, mi faceva notare che i panini (che lui cuoceva in uno splendido forno a legna), non dovevano essere alti, soffici e alveolati ma, per via della farcitura, pur essendo l’impasto ben lievitato, dovevano restare rustici e “informi”.

Versione lievito in coltura liquida – Luglio 2023 – temperatura in casa circa 30°C

Ingredienti (per 12-14 pezzi – io 13 da 120 g l’uno)
566 g Farine Casillo biologiche (2 parti semola rimacinata di grano duro e 1 parte manitoba tipo 0 W350)
102 g licoli al raddoppio (rinfrescato due volte con rapporto 1:1:1) – 18%
340 g acqua fredda (310 in autolisi, 30 nell’impasto) – 60%
11,30 g sale – 2%

Autolisi
Prima che sia pronto il lievito, unire i 310 g acqua alle farine.
Riposo in ambiente fresco 1h e mezza/2h (io minifrigo eco a 15-20°C).

In questo intervallo si può preparare:


Sughetto per la farcia (restringere in padella)
200 g cipolle (due medie)
300 g pomodorini (15-20 piccadilly)
20 g peperoncino fresco
60 g olio evo (4 cucchiai)
pochissimo sale per il sugo
1 cucchiaio concentrato pomodoro (facoltativo)
100 g olive nere denocciolate che aggiungo a fuoco spento (io “gaeta” e anche se la ricetta originale diceva con nocciolo, non ho voluto rischiare i denti).

Impasto
per 8-10′ in spirale, vel. 1, con il licoli pronto, l’impasto autolitico e un goccino dell’acqua residua per incordare, poi il sale e a gocce, l’acqua restante.
Dalla vasca, facendo una piega di rinforzo, trasferire in una ciotola capiente, e riposo di almeno mezz’ora prima dell’inserimento a mano del sughetto ormai raffreddato.
Lavorare a lungo; l’impasto si disgregherà, è molto viscido, è normale.
Nelle 2h successive fare 3 o 4 pieghe e, a impasto rilassato, segnare il livello sulla ciotola.
Trasferire in frigo a 4-5°C fino al giorno dopo e comunque finché si registrerà una crescita del 60-80% (io 12h).
Ho tirato fuori frigo e fatto terminare la lievitazione per altre 2h e mezza, a t.a. fin quasi al completo raddoppio.

Staglio, peso e formatura dei pizzi leccesi
Ho formato pirlando un pochino ciascuna palletta di impasto e immergendola in abbondante semola di grano duro.
Ho posizionato direttamente sulla pala barella a lievitare coperto.
Ultima lievitazione per 2h circa.

Cottura ½ h circa
Ho fatto prima scaldare il forno a 250°C statico e ho infornato facendo scivolare i pizzi dalla pala barella sulla refrattaria, per 10′ vaporizzando ripetutamente parecchia acqua sulle pareti.
Poi abbassato a 220°C per altri 10′.
Terminato con altri 5′ ventilato a 120°C.
Ho tirato fuori oltre i 94°C suggeriti, ma ci si può regolare anche così 😉

… e questa volta non si dica che si deve aspettare per mangiarli… il massimo a mio parere, per gustare tutta la piccantezza del panino, è che venga mangiato bollente … o quasi!
E se ne restasse qualcuno si possono sempre conservare in freezer e rigenerare qualche minuto in forno una volta scongelati!

Versione pasta madre solida di grano duro – Maggio 2008

Ingredienti
250 g farina di grano duro
250 g farina 00
150 g pasta madre di grano duro (dopo 3 rinfreschi)
250 ml circa di acqua (regolarsi prima con 200 e aggiungerne al bisogno, meglio tenersi bassi altrimenti dopo, con il sugo, l’impasto viene troppo morbido)
5 g sale (1 cucchiaino)
1 pizzico zucchero (1 cucchiaino raso)

Eccone uno bollente, per la prova assaggio alle due di notte (all’epoca, mio figlio non sapeva resistere … da chi avrà preso?!?).

Risultano essere croccanti fuori e morbidi dentro.

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DOLCI

Treccia zuccherata alle more a lievitazione naturale


Anche questo è un impasto – realizzato con la mia macchina del pane – che mi ricorda le cosiddette bombe romane (o bomboloni, o graffe o krapfen che dir si voglia).

A cosa mi sono ispirata per questo nome?

– alla treccia a 6 che ho realizzato per fare il dolce,
– alla mia confettura di more e
– alla Torta Zuccherata delle Simili preparata in precedenza.

Per gli amanti della torta zuccherata (portata nel 2009 alla ribalta di Cookaround direttamente dopo un mio corso con le Sorelle Simili, ma trasformata per la mia pasta madre), ecco una ricetta che la richiama, ma con un look diverso, più leggera, senza l’utilizzo di burro, con meno tuorli d’uovo, e questa volta convertita per lievito liquido.
Per chi volesse provare con lievito di birra o con la pasta madre ho ipotizzato due suggerimenti (li trovate tramite il link in fondo alla pagina).
Ingredienti
610 gr farina 00 bio rinforzata – 160 gr nella biga + 450 gr nell’impasto
(non avendo manitoba, ho setacciato insieme farina + 10 gr di glutine che di solito uso per il seitan: già sperimentato in precedenza, e funziona)
40 gr lilì di gd da frigo (rinfrescato il giorno prima) – 20 gr nella biga + 20 gr nell’impasto
220 gr liquidi – 70 gr di latte nella biga + 100 latte/50 acqua nell’impasto
80 gr olio e.v.o.
1 uovo intero + 1 tuorlo (70 gr)
50 gr zucchero (8 cucchiaini colmi)
buccia grattugiata di 1 limone bio
100 gr circa di confettura per riempire i rotolini (io di more, la mia)
5 gr di sale
olio di mais non ogm per pennellatura finale prima della lievitazione
poca glassa leggera (fatta con l’albume residuo, 50 gr zucchero a velo, 1 cucchiaio di rhum: quella restante l’ho congelata)
Procedimento
Vi do degli orari possibili, non quelli che ho seguito io:

-biga (molto poco idratata) prima, h 7,30;
-biga dopo, h 15,30;
-inizio impasto in mdp con altri 20 gr di lilì, h. 15,30 circa;
-aggiunte uova, zucchero e prima impastatina;
-aggiunta la biga e altra impastatina, a seguire tutti gli altri ingredienti;
-finito di impastare su tavola di legno;
-impasto prima della lievitazione, h. 16;
-impasto dopo la lievitazione, h. 18
(a questo punto – se non si volesse mangiare la treccia per la colazione, ma per il dessert o per la merenda del giorno dopo, si potrebbe provare a mettere l’impasto in frigorifero per ritardare la lievitazione, e riprendere la lavorazione al mattino successivo);
-formati 6 panetti da 180 gr l’uno;
-steso ogni panetto in strisce lunghe 40-45 cm e larghe 10-12;
-durante la lavorazione ho separato le sfoglie da cartaforno lasciandole coperte per non seccare;
-con sac-a-poche (o cucchiaino) ho steso un filo di marmellata di more su ciascuna sfoglia;
-sfoglia con filo di marmellata;
-ho avvolto ciascuna sfoglia a formare dei rotoletti pizzicando i bordi e le estremità per non far uscire la marmellata;
-formati i 6 rotoli per la composizione della treccia.

-ho unto di olio di mais non ogm la parte di teglia dove ho adagiato la treccia (si sono fatte le 19,30 circa);
-ho pennellato quindi delicatamente con olio di mais tutta la superficie del treccione;
-con la speranza che crescesse a dismisura, guardate che mi sono inventata (il cestino capovolto del mio cuciniere, sopra al quale ho messo teli e pile per la lievitazione)…..

… ho fatto bene: guardate verso le 23,30 come è diventato il treccione
Cottura in forno caldo a 200°C per 25-30 minuti circa
(se colorisce mettere il foglio di alluminio e fare prova stecchino a fine cottura. Io non la faccio praticamente mai, mi sta antipatica. Vado a sentimento e mi va quasi sempre bene)
A 5 minuti da fine cottura ho aggiunto una glassa leggera di albume e zucchero a velo con un po’ di rhum, una spolveratina di granella e qualche mandorla affettata..

-con la glassa, ancora 5 minuti in forno per pastorizzare l’albume;
-il sotto della treccia, perfettamente cotto


Far freddare su griglia coprendo con cartaforno, e gustare il mattino seguente per colazione
Fonte 21.VII.2010
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PANE, pizze, pizzelle e dintorni

Crackers a lievitazione naturale lenta

La prima ricetta la realizzai con strutto e olio quando la mia pasta madre aveva 5 mesi.
Poi cominciai a farne soltanto con olio. Le evoluzioni le trovate qui.

Naturalmente non mi invento nulla, ma ho voluto provare a realizzare questa ottima ricetta, prendendo spunto dalle solite Sorelline (le Simili), e modificarla per ottenere una migliore digeribilitá con una piú lunga lievitazione.

Non capisco perché a volte ci ostiniamo a fare un pane o dei prodotti “di corsa”. Il tempo impiegato è pressoché lo stesso; è il risultato che cambia: in meglio.
Inoltre, secondo me, si potrebbe diminuire ulteriormente la quantitá di lievito naturale utilizzato. Proveró sicuramente le prossime volte.
Ingredienti:
pasta madre 130 gr (dopo 3 rinfreschi)
farina 390 gr (io ho messo 130 g manitoba e 260 g 00)
olio 90 gr (al posto del burro e strutto, previsti nella ricetta originale)
acqua 160 ml
sali 10 gr (9,5 sale + 0,50 bicarbonato)
semi di sesamo 10 gr (in un panetto)
semi di papavero 10 gr (nell´altro panetto)
olive verdi 20 gr (nel terzo panetto – sono circa 7-8 olive denocciolate e spezzettate, con una spruzzata di origano e infarinate, per farle amalgamare meglio nell´impasto)
Procedimento:

  • mettiamo la farina a fontana, al centro la pasta madre, l´olio, lo strutto, i sali
  • andiamo ad aggiungere l’acqua e lavoriamo benissimo per una decina di minuti, in modo che l’impasto acquisti consistenza. Sarà comunque un impasto non molto sodo
  • ho diviso l´impasto in tre panetti, a ciascuno dei quali ho aggiunto semini e/o olive; li ho lasciati poi riposare poco piú di mezz´ora a temperatura ambiente nelle rispettive ciotoline di vetro racchiuse in una bustina di cellophane
  • dopo questo breve periodo di riposo, ho riposto i panetti in frigorifero (a volte ho aspettato fino a 30 ore)
  • ho tolto dal frigorifero ½ ora prima di stendere ciascun panetto con un intervallo di ½ ora l´uno dall´altro (questo per evitare che l´ultimo panetto si ammorbidisse troppo). Troveremo l´impasto gonfio ma non troppo
  • ho tirato ciascun pezzo con il mattarello in modo da ottenere una sfoglia sottile (per aiutarmi ho steso mettendo l´impasto fra due fogli di carta da forno), ho tagliato i crachers con l´apposita rotella e bucherellato con i rebbi della forchetta (altre volte, per bucherellare, ho utilizzato la parte concava di una grattugia). Volendo si possono salare in superficie
  • cottura in forno a 180°/190° ventilato per circa 15′ (rigirarli se volete e attenzione a non farli bruciare)

Queste alcune foto (cliccare per ingrandire):
i tre panetti appena impastati
i tre panetti pronti per il frigo
uno dei panetti (questo è ai semi di papavero) dopo le 31 ore di frigorifero
come schiacciare fra due fogli di cartaforno un panetto per poterlo stendere piú agevolmente col matterello
panetto (alle olive) diventato una sfoglia dopo la stesura
sfoglia (al sesamo) bucherellata coi rebbi di una forchetta
sfoglia pronta per essere tagliata con l´apposito attrezzo
sfoglia suddivisa in rombi
tutti insieme dopo la cottura
poi li conservo cosí

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LIEVITI e lieviti

Pasta madre solida … come ci sono riuscita

Come è partito il mio lievito naturale (da un mio vecchio messaggio del 2008 ad una frequentatrice di Cookaround), e qualche cenno di pratiche adottate anche all’epoca.

Cara Cilia,
a me la pm è partita 7 mesi fa. Ho dovuto fare 3 tentativi per riuscirci. Ora ti riepilogo il III, quello che ha avuto successo. Non ti mettere a ridere eh?


Qui sopra, i bruttissimi colori della mia pasta madre all’avvio!

Era il 3 marzo 2008, e per qualche giorno a Roma c´è stato un bel clima tiepido.
Naturalmente avevo i miei bei 200 g di farina (mi raccomando, tipo 0 oppure 00 normale per pane, non manitoba), ho aggiunto 1 cucchiaio d´olio buono di campagna evo, 1 cucchiaio di miele bio, e 90 g di acqua levissima (meglio Lilia o S. Anna, ma anche di rubinetto, bollita e freddata, se non è troppo dura, va bene).
Ho fatto l´impastino e l´ho messo in un vasetto di vetro (tipo quelli grandi del miele o della nutella).
Ad avvolgere il vasetto ci ho messo una mia calza (si proprio un pezzo di calza) in modo da far entrare l´aria, ma non la sporcizia.
Ho messo tutto in una terrina piú grande di vetro (cosí potevo curiosare sugli sviluppi).
Dentro a questa terrina ci ho messo anche un bicchierino pieno di bucce di mela.
Questa terrina l´ho messa in balcone, in un grande vaso di bouganville (sia la mela che la bouganville o altra vegetazione – frutta matura – pomodori, servono per far respirare alla pasta madre le spore per una migliore attivazione).
Non è finita qui.
All´interno del vaso di bouganville ho ricreato una sorta di piccola serra, al di sotto della quale ci ho messo tutto quello che ti ho detto sopra.
Avevo paura che il vento desse fastidio alla mia piccolina, e le ho creato attorno una specie di incubatrice.
Dopo circa 12 ore, si era fatto sera, ho visto che qualcosa si muoveva, l´ho portata in casa e, è partita l´avventura!
Non ho mai chiuso il vasetto della pm ermeticamente, ma sempre con sopra un telo e poi un piattino capovolto o un tappo senza avvitare.
Dopodichè si rinfresca una piccola parte ogni giorno per una settimana/10 giorni (serve a farla maturare meglio e a perdere la collosità tipica dei primi tempi).
Finito questo ciclo, si ricomincia a rinfrescare ogni 2 giorni, ma sempre a temperatura ambiente.
Dopo due mesi circa l’ho messa in frigo, chiudendo ermeticamente il tappo (questa volta), e ho diradato i rinfreschi ad uno ogni 4-6 giorni, e poi….. e poi un passetto alla volta imparerai anche tu.
……….
Le mie dritte, in breve:
Quali tipi di lieviti contiene la pasta madre rispetto al lievito di birra?
Riporto quanto ho letto su wikipedia in materia:
“A differenza del cosiddetto lievito di birra che contiene unicamente Saccharomyces cerevisiae, il lievito naturale comprende, tra i lieviti, diverse specie di Saccharomyces (principalmente exiguus e cerevisiae ma anche ellipsoideus) e Candida, e, tra i batteri lattici, comprende specie eterofermentanti ed omofermentanti del genere Lactobacillus (brevis, sanfranciscensis, casei, plantarum, acidophilus etc.) e dei generi Leuconostoc Pediococcus e Weissella.
Alla fermentazione operata dai batteri lattici, che produce acidi organici, si devono migliori caratteristiche organolettiche e sviluppo del prodotto, maggiore digeribilità e conservabilità.”
Come convertire la pasta madre di grano tenero in una diversa (per esempio verso la farina di grano duro).
Tratto da una mia ricetta.
… Il giorno prima, volendo fare un simil Altamura, ho avviato una nuova pasta madre cosí (io ho giá una pasta madre di 2 mesi) :
– al primo rinfresco ho inserito una dose minima di farina di grano duro (25% circa) e 3 dosi di manitoba
– al secondo 50-50
– per arrivare al terzo rinfresco dove ho raggiunto il 75-80% di grano duro.
Naturalmente, prima di procedere a fare il mio pane quasi 100% di grano duro, mi sono lasciata un pezzo di pm appena rinfrescata.
Acqua per il rinfresco degli impasti per i lievitati
Probabilmente non aggiungo nulla di nuovo.
Qualcuno sul vecchio forum mi diceva di impastare la pasta madre vicino a della frutta sbucciata e aperta.
Qualche giorno fa un fornaio in pensione mi ha detto di impastarla con dell’acqua tenuta per 24 ore in un recipiente nel quale vi è stato in ammollo (per 24 ore appunto) un pezzo di frutta. All’ultimo tolgo la frutta e impasto con quell’acqua filtrata.
Bagnetto pm testuale da GiPizza (un amico frequentatore di Cookaround che mi ha avviato alla pizza al piatto 😉 )
..
“Se il vostro lievito risulta troppo acido potete fargli un bagnetto, procedete in questo modo:
– mettere una punta di zucchero sciolto in acqua appena tiepida in un recipiente capiente aggiungere il LM (se è in forma solida fatelo a fette altrimenti non serve), attendere 20-30 minuti (se solido strizzarlo con le mani), scolarlo, procedere con il rinfresco con 1 parte di lievito, 1 parte di farina e 1/2 di acqua”.
Maturazione (non solo lievitazione) degli impasti
Domanda: Da quanto ho capito il “trucco” sta nel far coincidere lievitazione e maturazione.
Ora mi chiedo, da cosa dipende il tempo di maturazione di un impasto? O meglio, probabilmente dipende da più fattori, ma come si fa a stabilire se un impasto è maturo o no?
Risposta di GiPizza.
“Hai colto nel segno se vuoi mangiare una pizza soffice e leggera devi rispettare alcuni parametri,che gia ho scritto in precedenza.
Faccio un sunto….
Prima di tutto va considerata la forza di una farina il cosidetto”W” e quindi avremo:
-Farine comuni W = 150-200, tempo di maturazione: 3-5 ore (quindi molto vicino al tempo di lievitazione).
-Farine poco rinforzate: W = 200-250, tempo di maturazione: 5-10 ore ( i tempi di maturazione e lievitazione iniziano a divergere).
-Farine rinforzate: W = 250-300, tempo di maturazione: 8-12 ore.
-Farine forti: W = 300-400, tempo di maturazione dalle 12 alle 24 ore,ed oltre….
Oltre alla farina andrebbero considerati altri fattori che aiutano la maturazione(impasti + idratati, temperature di lievitazione con frigo o no, LM o pasta di riporto, dosi di lievito, ecc..)
Ma senza complicarsi troppo la vita basta seguire grossomodo i tempi indicati per le farine ed avrai la giusta maturazione”.
Mantenimento pm (secondo me)
Carissima amica, che piacere rileggerti anche se mi dispiace per la tua pm un po’ agonizzante. Dai, cerchiamo di aiutarla.
Tanto per cominciare, se uno usa pratiche un po’ sballate, magari non subito, ma alla lunga la pm ne risente.
Ventiquattro ore mi sembra veramente un’esagerazione, per raddoppiare.
Ora ti dico come procedo io, cosí ci riagganciamo a cosa puó essere successo, visto che anche la mia è dei primi di marzo e funziona alla grande (anche se…., ma andiamo con ordine)

  • Con quali tipi di farine la rinfreschi?
    Ora che è abbastanza matura, indifferentemente con manitoba bio tipo 0 del mulino – in genere solo ai primi due dei tre rinfreschi che faccio sempre – oppure con farina di grano tenero bio tipo 2 del mulino, oppure con comune farina tipo 0 bio del supermercato e comunque, come puoi vedere sempre biologica.
  • Quanto sono fresche le farine, e sono di mulino o del supermercato?
    In genere faccio attenzione nell’acquistare sia dal mulino che al super, che la farina sia con scadenza piú lontana possibile – ad esempio, quella che ho comprato l´altro giorno alla Gs scade il 16.05.09.
  • Cerchi di usare vasetti di vetro, piú igienici della plastica, e che, fra l´altro evitano l’attacco degli acidi della pm? Io per il panetto che tengo in frigo uso assolutissimamente sempre vetro. Qualche eccezione con la plastica la faccio per gli impasti al momento della preparazione.
  • Come copri il contenitore quando metti via la pm per le 48 ore? Io con telo umido e poi sopra con un piattino, oppure con telo umido e poi con coperchio, ma sempre senza avvitare (deve respirare un po’ a meno che non stia in frigo).
  • Dulcis in fundo: questione “3 rinfreschi”.
    Oggi (2020) mi regolo ormai diversamente:
    Rinfresco, aspetto un’ora e mezzo due a temperatura ambiente, a seconda della stagione.
    Quando vedo che la lievitazione è partita, avvito per bene il coperchio e trasferisco in frigo.
  • Cosa importantissima: i bagnetti veri e propri all´impasto madre (quello che tengo regolarmente da parte), li ho fatti solo 2 volte in 6 mesi. Qualche volta in piú li ho fatti su pezzi di pasta madre che mi ero portata in vacanza e che non è rientrata nel ciclo della pasta madre principale. Infatti i bagnetti indeboliscono parecchio la pm anche se fanno perdere l´aciditá di troppo.
  • E ancora: utilizzare utensili di legno o plastica o silicone per impastare la pm quando la sciogliamo in acqua. Meglio evitare il metallo. Ho letto da qualche parte che ne risente.
  • Last but not least, questione legatura (qui, alcuni dettagli in più).
    Dicono tutti che rende piú forte la pm.
    Questo forse se si fa una legatura rinforzante di poche ore.
    Dopo essere stata legata 16 giorni la mia pm si è comportata nuovamente come “da piccola”, e cioé collosissima.
    Ora si sta riprendendo, ma ha effettivamente lievitato un po´ meno per 15 giorni circa.

Spero che tu possa trovare la soluzione. Come puoi vedere abbiamo dei procedimenti diversi. Io purtroppo ti so dire come procedo io, ma non è detto che sia il migliore dei modi. Di fatto la mia pm ancora regge (chi l´avrebbe mai detto – notare l’immagine della pm dopo un rinfresco, nella foto principale: io la chiamo la mia “pm rampicante”).
Altri consigli su cosa fare quando le nostre pm perdono colpi
Te l’ho riscritto forse più comprensibile:
Che fare se la nostra pasta madre perde colpi?
Essendo una cosa viva, anche la pm risente di sbalzi di temperatura e, specialmente se fa più freddo fatica ad andare avanti….. ma è viva, bisogna stare tranquilli.
Naturalmente anche a me ha fatto così, a volte.
La mia amica tizzy (la “mamma” dei miei biscotti del lagaccio), mi ha però insegnato (dietro suggerimento di un amico pasticciere) di rinfrescarla spesso (io lo faccio quasi sempre prima di ogni preparazione) per tre volte consecutive, a distanza di 4 ore circa.
Questo occorrerebbe farlo ogni volta che si toglie dal frigo (cioè ogni 5-7 giorni se è matura).
Oppure una tantum se la si tiene a temperatura ambiente.
Poi ci sono vari modi per tenerla pimpante.
Ad esempio utilizzando – una tantum per i rinfreschi o per gli impasti – dell’acqua dove sono state a macerare delle mele per 24 ore circa, si filtra, ed è fatta.
Un altro modo giusto, ma un po’ impegnativo, è tutta la preparazione della pm che precede un panettone milanese.
Ci ritroveremo una pm bella, attiva, rigenerata e.. pronta a ripartire.
Non sempre comunque, le lievitazioni lente della nostra pasta madre indicano che uscirà un pane basso.
La cosa importante è il procedimento da seguire per il pane; il procedimento indiretto a mio parere è migliore di quello diretto (fare cioè due lievitazioni anzichè una; con l’ultima lievitazione che non dovrà essere più corta delle 5-7 ore).
Tutto questo sempre regolandosi con le temperature esterne, frigo, ecc. ecc.
Ancora…. a mali estremi, estremi rimedi
…addirittura Anna, pane comprato? Non sia mai! 😉
Come posso non consigliarti, per rinfrescare la tua pm di fare così?
Se il problema è soprattutto l’acidità si protrebbe partire con un bagnetto (ricordarsi che il bagnetto toglie un po’ di forza alla pasta madre).
Primo rinfresco (per questi rinfreschi mi sono ispirata alle percentuali che Papum adotta prima di fare il panettone, ma puoi dimezzare le dosi):
– la tiri fuori dal frigo;
– un po’ a temperatura ambiente;
– prendi soltanto 25 grammi dal cuore del tuo panetto di pm;
– ci metti 50 gr di farina, praticamente doppio peso rispetto al panetto [io uso un mix 30% di manitoba tipo 0 bio-W380-400 e il 70% di tipo 0 bio-W200-220]
– aggiungi 22-23 gr di acqua oligominerale oppure bollita e filtrata, è il 30% di tutto l’impasto (nella quale avrai messo a macerare una mela sbucciata dalle 24 ore precedenti), fai l’impastino, copri e a lievitare a temperatura ambiente per 4-6 ore (a meno che non possa farlo tranquillamente nei fine settimana, di solito questo I rinfresco lo faccio prima di andare a nanna o prima di andare a lavorare)
– sono pertanto diventati 100 gr scarsi di impasto.
Secondo rinfresco (dopo 3,5-4 ore dal primo):
– prendi la quantità che vuoi da questo nuovo panetto, anche tutto, ma io ti consiglio non più di 50 gr.
– aggiungi 75 gr (una volta e mezza) di farina mix come sopra
– aggiungi 37-38 gr di acqua di mele (30%)
– e via a lievitare come prima
– siamo a 160 gr abbondanti di impasto
Terzo rinfresco (dopo 3,5-4 ore dal secondo):
– prendi la quantità che vuoi del panetto precedente (ti consiglio massimo 100 gr)
– aggiungi pari farina, quindi 100 gr
– aggiungi 45 gr acqua (22,5% del totale)
– impasti e siamo a 245 gr circa di impasto
– di questi ne metti via 150-200 gr dopo un po’ di lievitazione (1,5-2 ore) in frigorifero e lì sta bene almeno 4-6 giorni (quando la tirerai fuori potrai ricominciare il ciclo dei 3 rinfreschi da capo)
– la parte che ti serve – 45 – 95 grammi la fai lievitare ancora 3-3,5 ore e ci fai quello che vuoi; è rinfrescatissima e pimpante.
Quindi, utilizzo della pasta madre per la ricetta da seguire: dopo 3-3,5 ore dall’ultimo rinfresco.
Congelamento pm secondo Pany.
“…io invece vi dico che c’e’ un sistema perfetto e infallibile per conservare la PM anche per anni: si congela, ma c’e’ una tecnica particolare e semplicem, senno’ buttate via TUTTO!
Quando avete una PM D.O.C. e dovete partire per molto tempo (mesi, anni), si rinfresca normalmente, poi si prepara un contenitore ben capiente almeno 3 volte più grande della PM, poi si riempie d’acqua e si immerge la PM a lievitare in luogo tiepido, quando viene a galla prendete il contenitore mettetelo a congelare dopo un po’ noterete che la PM sprofondera’ alla base del contenitore che inizia a congelare e il gioco e’ fatto ( NON FATE DIVERSAMENTE SENNO’ IL LIEVITO MUORE ).
Quando dovrete ricominciare i processi di lavorazione tiratela fuori 3 giorni prima a temperatura ambiente , il secondo giorno la mettete in luogo abitualmente tiepido e il terzo giorno quando sara’ di nuovo a galla con le dovute precauzioni rinfrescate per almeno 3 cicli ricordate che al primo rinfresco dovrete sensibilmente calare la dose d’acqua da aggiungere perche’ si presenta un po’ molliccia ma nessun problema.
Naturalmente se il lievito era DOC dopo 3 rinfreschi riprendete la vostra produzione da subito a gonfie vele per sempre fino al prossimo STOP.
Perciò W LE FERIE!


Prima e dopo il congelamento

Questo invece è quello che suggerisce Papum a Nico il 18 gennaio 2009 sui msg visitatore: ciao, per conservare la pm senza rinfrescarla, ti conviene surgelarla in questo modo:
la rinfreschi, la fai lievitare per un ora coperta con uno straccio, poi la appiattisci e la metti in un sacchetto di plastica, se puoi la metti sottovuoto, altrimenti fai uscire più aria possibile, la surgeli e così ti dura per alcuni mesi.
per usarla, la togli dal congelatore e la metti per 24 ore in frigo, quindi la rinfreschi per 4 / 5 giorni con pari peso di farina, poi vedi se è in forza e se è necessario rinfreschi ancora.
Questo è il metodo migliore.
Ciaoooo
Rapporto pm/farina
Per lunghe e lunghissime lievitazioni, ad esempio in estate, io diminuisco la pm anche fino a 10-20 grammi rispetto ad un kg di farina (naturalmente dovremo avere una farina forte!).
Perchè sono troppo bianchi i preparati con molta pm.
Gli zuccheri complessi contenuti nella pm vengano tutti consumati da una lunga lievitazione.
Come sappiamo lo zucchero da colore al nostro pane, quindi, in questo caso, per far colorire i lievitati, occorrerebbe cuocerli troppo e si abbrustolirebbero.
Rimedio? Nell’ultimo impasto, aggiungere del malto diastasico in misura dello 0,50-1% rispetto al totale della farina: reintegrerà in parte gli zuccheri ormai consumati.
Come rinfrescare la pasta madre col bimby
– Secondo Rula – Metti tutti gli ingredienti per 25 sec. a vel. 3 e poi 2 min. a vel. spiga;
– secondo Ciokkyna – Metto la pm nel boccale, aggiungo l’acqua e frullo, vel 4/5, poi aggiungo la farina, impasto a velocità 4/5, poi do qualche colpetto a spiga.
Per i tempi: vado ad occhio.

12 settembre 2008

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PIATTO RICCO mi ci ficco (e piatti unici)

Patate, riso e cozze – La vera "tiedd'a'bares'" … col trucco

Per realizzare questo piatto nel modo più fedele possibile – con cozze rigorosamente crude, come da tradizione – ho scelto di seguire le indicazioni di Marika, una barese d.o.c.
Da quando ho preparato per la prima volta la famosa “tiedd’a’bares” (in dialetto stretto) è passato del tempo. Ho prima fatto un paio di volte questo succulento piatto, e nell’estate scorsa l’ho anche mangiato in Salento. Ho scoperto che deve essere denominata proprio come nel titolo: patate, riso e cozze! Esattamente in quest’ordine!

L’ultima volta – pochi giorni fa – in cui l’ho preparata ho scoperto inoltre una cosa che ritengo importantissima. Magari la considererete un’eresia, ma ci solleverà dall’incombenza del taglio delle cozze ad una ad una, e soprattutto ci eviterà rischiosi tagli delle dita per aprirle!!! Quindi quando si trovano delle cozze bellissime e a buon prezzo ci si può fare un pensierino!!

IL TRUCCO

Sarà sufficiente comprare delle cozze freschissime e sicure e – mantenendole al fresco su siberini – pulirle, lavarle e raschiarle benissimo. Subito dopo, semplicemente, surgelarle senza stringerle troppo nella busta dove le metterete.

Quando le riprenderemo dal freezer le troveremo crude, ma aperte, proprio come occorre a noi!!!! Spero non sia stato un caso unico: una volta ha funzionato alla grande, un’altra volta ho dovuto lasciarle un’oretta in acqua e sale per farle aprire meglio! Comunque…

E chi lo lascia più ‘sto piatto!! 🙂 …

Sarà poi sufficiente, con un bisturino o coltellino tagliente, metterci sotto il filo d’acqua del rubinetto per dare un’ulteriore risciacquatina (magari toglieremo un po’ di sapore, ma io l’ho fatto), trasferire tutta la parte carnosa del mitile su una sola valva, e procedere alla cottura della nostra gustosa “tiedd’a’bares”. Purtroppo in questo caso, la forma della cozza cotta sarà irregolare, ma a noi non importa, visto che sarà sommersa dal riso 😉

Questa è l’ultima versione di pochi giorni fa (maggio 2017):
INGREDIENTI x una teglia da 3-4 porzioni circa:
7-8 patate medio-grandi (dipende dalla grandezza)
1 kg di cozze (possibilmente belle grandine)
2 pugni abbondanti di riso (del tipo a lunga cottura) per ciascun commensale
2-3 cipolle (possibilmente quelle dorate)
1 barattolo di pelati da 500 gr
pecorino romano in abbondanza
prezzemolo
pepe (io uso quello verde, più leggero)
acqua e sale
olio evo in gran quantità

In questa foto c’è la maggior parte degli ingredienti

Prima di iniziare a comporre la teglia conviene preparare tutti gli ingredienti pronti per poter fare direttamente i vari stati.
Per prima cosa riempire una ciotola abbastanza capiente con abbondante acqua e un po’ di sale (l’acqua deve risultare salata al punto giusto: come se ci doveste buttare la pasta da lessare).
Poi sbucciare le patate, tagliarle a fette finissime e tuffarle nella ciotola che abbiamo preparato in precedenza.
Pulire e affettare finemente anche le cipolle (lo so, sono irriverente, ma ho dato una frullatina nel bimby!).
Se non avete osservato il procedimento “truccato” di cui sopra, ora dovrete raschiare e lavare le cozze (se si è in grado di aprirle, sarebbe meglio se prima di farlo si lasciassero le cozze a bagno con acqua e sale, almeno per un’oretta).
Aprirle e staccarle anche dal guscio inferiore, senza però toglierlo. Mi raccomando le cozze nella teglia vanno messe rigorosamente crude!
Se siamo fortunati come a Bari, nelle pescherie vendono delle vaschette con cozze nere già pulite e aperte.
Se non sapete aprirle provate a chiedere al vostro negoziante di fiducia se lui può farlo o se vi può far vedere come si fa.
Aprire i pelati, tritare il prezzemolo e grattugiare il pecorino.
Una volta preparati tutti gli ingredienti, iniziamo con la composizione (troverete buona parte dei passaggi fotografati, non tutti, ma confido nella fantasia di ciascuna di voi).

  • In una teglia, mettere un paio di giri d’olio e formare uno strato di sole patate che ricopriremo di pecorino, pepe, prezzemolo (NIENTE SALE ASSOLUTAMENTE).

  • A questo punto aggiungere le cipolle e il pomodoro, strizzandolo con le mani. Condire nuovamente con pecorino, prezzemolo, pepe e questa volta olio (MAI SALE).

  • Sopra a quest’ultimo strato posizioniamo le cozze, una accanto all’altra, cercando di non lasciare spazi.
  • Adesso possiamo aggiungere il riso crudo fino a completa copertura della teglia, e poi di nuovo cipolle pecorino prezzemolo, pomodoro e olio.

  • Finalmente l’ultimo strato: patate, cipolle, pomodoro, pecorino, pepe, prezzemolo e 2 giri abbondanti di olio.

  • Ora l’acqua salata dove avevate messo le patate a bagno va utilizzata per ricoprire il tutto fino al bordo della composizione. Versatela da un lato della teglia per non rovinare il tutto.

Se dovesse restare dell’acqua salata delle patate non la gettate, perchè se durante la lunga cottura vi accorgerete che l’acqua si è consumata, dovrete utilizzare quella.
A questo punto infornare per 1 ora a 200°. Solo se necessario aggiungere ancora l’acqua con un mestolo, da un angolino della teglia.
Sentirete un buon profumino per tutta la casa.
Il risultato di profilo, per farvi vedere come deve risultare bella umida e condita.

L’ideale, prima di mangiarla, è di farla riposare almeno un’oretta al caldo (io l’ho lasciata in forno spento, coperta con cartaforno per non farla asciugare troppo; o secondo suggerimento, avvolgere in canovacci).

Fonte 20.III.2009
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SECONDI, SFIZI E STREET-FOOD

Fettine alla pizzaiola tenere

Si, forse la ricetta è banale, e forse l’importante è scegliere il taglio di carne più adatto, ma se tutti cuociono la carne a lungo come ho visto fare in diverse ricette, e soprattutto se si cuoce direttamente nel sugo, la carne indurisce e sa di carne lessa!

Per non indurire e venire bella saporita, a casa mia la “pizzaiola” si fa così:
Ingredienti (per 4)
8 fettine medio-piccole (un paio a testa) – in fondo ho utilizzato del “cappello del prete” grass-fed
600-800 gr pomodori freschi se di stagione o polpa di pomodoro (a piacimento)
3 o 4 spicchi d’ aglio (obbligatorio)
una bella manciata di origano se messo nel sugo, in padella (oppure prezzemolo fresco a fine cottura)
olio e.v.o.
sale q.b.
peperoncino a piacere
In una padella mettere qualche bel giro d’olio (servirà come fondo del sughetto finale), qualche spicchio di aglio (almeno 3 o 4), schiacciandolo e lasciandolo in camicia e un pezzetto di peperoncino possibilmente fresco,

Cuocere bene le fettine da ambo le parti, ma velocemente.
Scolatele dall’olio e metterle da parte su un piatto, salandole poco, solo una volta tolte dalla padella.
Se stessero troppo strette, cuocere le fettine in due volte… (mai mettere “troppa carne al fuoco”).

Nell’olio rimasto versare ora il pomodoro (o la polpa).
Se piace mettete origano secco, salate e fate restringere bene.

Solo una volta ristretto il sugo, rimettete brevemente le fettine nella padella…
tanto per farle scaldare di nuovo.. ma non cuocetele.. si indurirebbero…

Servitele subito ben calde.
Se non avete messo origano nel sugo in cottura, aggiungete ora una bella spolverata di prezzemolo fresco (io alterno: mi piacciono tutte e due le versioni)

e…
non fatevi mancare una bella fetta di pane per fare la “scarpetta”!

*******

Preparate successivamente anche con della ottima carne grass fed, in particolare con delle tenere fettine ricavate dal “cappello del prete”!

Fonte 09.XI.2011

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MINESTRE, zuppe e vellutate

Vellutata di zucca alla cannella

Zucca come base, ma tanta cipolla e moltissime erbe profumate, senza dimenticare una spolverata di cannella che, a mio parere, è una svolta di sapore per questo piatto inedito.

Ecco la ricetta di una vellutata dorata;  un po’ elaborata rispetto ad altre creme di zucca, ma che a mio parere vale veramente la pena provare, e magari presentare a cena nella ricorrenza di Halloween!

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è expo1-comune-768x1024.jpgL’avevo già provata con la cottura tradizionale.
In questa versione l’ho rifatta con il Bimby con una zucca media avuta in regalo dalla mia amica Silvy55 (grazie Silvana).

Ingredienti (5-6 porzioni)
1 kg e 200 g di zucca gialla pulita,
650 g acqua,
2 cipolle,
1 spicchio d’aglio,
40 g di olio extravergine d’oliva,
1 mazzetto di erbe aromatiche,
sale e peperoncino,
cannella in polvere (qualche bella spolverata) ***
100 g di parmigiano grattugiato
1 carota (se vi va di accentuare il dolcino della vellutata: facoltativo)
*** Non si pensa facilmente alla cannella, ma meglio metterla: fa la differenza!

Procedimento
Ho sbucciato la zucca, tagliata a grossi spicchi, eliminato i semi e tagliata in piccoli dadi (tutto questo me lo sono anticipato la sera prima).

Ho grattugiato il parmigiano reggiano nel boccale del Bimby (10″,vel. da 1 a 9) e trasferito in un altro contenitore.
Senza lavare il boccale, ho inserito dal foro, con le lame in movimento, le cipolle tagliate a quarti e l’aglio al quale ho tolto via l’anima e il peperoncino (5″,vel.7)


Ho aggiunto l’olio, fatto soffriggere (3′, 100°C, vel. 1) e unito i dadi di zucca (potremo aggiungere l’acqua quando la zucca avrà ridotto il suo volume)
Ho fatto cuocere 20′, 100°C, vel. 1.
Ho quindi aggiunto 650 g di acqua già calda e ho unito il mazzetto di erbe aromatiche legate in un teletto (ho messo le erbe fresche del mio balconcino: maggiorana, timo, basilico, rosmarino, erba cipollina, salvia).


Ho fatto evaporare per 20′, 100°C, antiorario, vel. 1, tenendo il cestello sopra al boccale per evitare schizzi.


Ho tolto il mazzetto di erbe, ho salato, ho aspettato un pochino che si abbassasse la temperatura intorno agli 80°C e frullato 20″, vel. 7.
Ho versato un giro d’olio, ho spolverato di cannella e aggiunto il parmigiano reggiano, mandando per 20″ a vel. 2.
Servite ben calda!

2 novembre 2011