Sempre alla ricerca di ricettine salutari, gustose e veloci da preparare? Eccone una fresca e “sgonfia-pancia” (almeno così dicono voci di corridoio 🙂 da consumare nelle calde giornate estive, magari sul terrazzo.
E comunque ne potremo trarre giovamento quantomeno per raggiungere i fatidici 5 pasti al giorno di frutta-verdura, giusto?!!! 😉
Vi assicuro che i cetrioli non sono fra le mie priorità alimentari, e invece questo frullato, conosciuto grazie alla FMD (Fast Metabolism Diet), me li ha fatti riscoprire! Provatelo anche voi e mi saprete ridire!
Ingredienti per due bei frullati (il maritino gradisce sempre anche lui 😉 )
2 cetrioli medi
½ limone pelato a vivo (più, facoltativa, anche un po’ della parte gialla della scorza, ma solo se il limone è non trattato)
1 pezzetto di zenzero (non più grande di mezzo dito mignolo: pizzica!)
un paio di foglioline di menta (facoltativa)
1 micromisurino di stevia (in alternativa 2 cucchiaini rasi di xilitolo o di zucchero di canna)
1 bicchiere d’acqua (o anche mezzo, aggiustate a piacimento la densità)
3-4 cubetti di ghiaccio
Ho lavato, pelato e fatto a pezzi grossolani i cetrioli, aggiunto il mezzo limone pelato a vivo (visto che avevo un limone biologico ho messo anche la parte gialla della scorza) e il pezzetto di zenzero spellato e tagliato a pezzettini.
Ho versato tutto nel bimby, aggiunto i cubetti di ghiaccio, l’acqua, la stevia e frullato 30-40”, arrivando gradualmente a vel. 10 (un pochino di più nel frullatore, se non avete il bimby).
Gustare come spezzafame-dissetante.
Autore: admin
Sbucciare e tagliare a filetti le melanzane, mettendole in un recipiente capiente e cospargerle di abbondante sale. Dopo la pulitura sono diventate circa kg 9,400 – ci ho messo circa 1/2 pacco di sale fino! Farle riposare per 24 ore.
Qui dopo la salatura di 24 ore. Hanno cacciato tantissima acqua che ho scolato bene e sono diventate circa 6 kg e 1/2. Insieme vedete, sotto sale, anche gli odori: peperoncino fresco, aglio, origano (gli odori di norma vengono aggiunti a fine lavorazione, insieme all’olio, ma io, per timore di botulino e varie ho preferito mettere sottosale da subito anche tutti gli odori, per cui non ne aggiungerò in più, dopo).
A questo punto si dovranno strizzare per bene. Per chi lo avesse, può usare un torchietto o schiacciapatate o se avete forza, le mani! Io – visto il quantitativo – ho usato … la lavatrice!!! L’idea di questo metodo non è mia, ma di un ristoratore. Prima ho fatto un ciclo a vuoto della lavatrice con 1 litro di aceto, inserendo in questo “lavaggio” anche le due federe che avrei usato! Ho quindi inserito le melanzane in una delle federe e ho centrifugato a 700 giri (non di più, a me la prima volta sono diventate veramente troppo “callose” per quanto si sono strizzate). La quantità si è ulteriormente ridotta, è normale così.
Rimettere le melanzane nel recipiente e coprirle di aceto (ho usato 5 litri di aceto specifico per verdure). Lasciarle riposare di nuovo per 24 ore (in compagnia dei miei odori, sotto aceto pure loro). Sono rimaste molto scure nonostante l’aceto: è normale così!
Ed ecco le due ultime foto.
Ancora una breve centrifugata in lavatrice per eliminare l’eccesso di aceto, inserendo le melanzane nella seconda delle federe che mi ero preparata. A centrifuga terminata, condire finalmente con olio (per un gusto più delicato, direi olio di girasole deodorato bio, altrimenti l’intramontabile, ma forse troppo saporito in questo caso, olio extra vergine di oliva). Far riposare un paio d’ore prima di invasettare in barattoli sterilizzati.
Riempire ogni barattolino con altro olio e chiudere.
Qui tutta la produzione.
Meglio cominciare a consumarle dopo 15-20 giorni dalla preparazione e, se conservate bene, durano anche fino a un paio d’anni.
Fonte 31.VIII.2008
Ingredienti: (quantitativo per 12 maritozzi)
300 g farina medio forte
50 g pasta madre (dopo essere stata rinfrescata 3 volte)
50 g zucchero
50 g olio d’oliva
3 g sale (un pizzico con due dita)
140 g uova (2 grandi)
70 gr uvetta (facoltativa)
Per la glassa all’acqua:
10 g acqua bollente
40 gr zucchero
Procedimento:
In una terrina amalgamare 100 gr di farina, 10 gr. d’olio e 1 uovo intero; aggiungere poi i 50 gr di pasta madre a pezzetti e amalgamare.
Impastare per 10 minuti, formare una palla, coprire e farla lievitare in un luogo tiepido per 6 ore.
Passate le 6 ore, in un´altra terrina, formare un impasto con i 200 gr di farina, 40 g di olio, 50 g di zucchero, un pizzico di sale e 1 uovo. Amalgamare bene gli ingredienti.
Aggiungere a questo, il primo impasto, e lavorare fino ad ottenere una pasta morbida ed elastica. Se durante la lavorazione l’impasto fosse troppo duro si può aggiungere pochissima acqua tiepida.
Trovata la consistenza giusta continuare ad impastare per altri 15 minuti.
A questo punto, eventualmente, si puó aggiungere all´impasto l´uvetta, messa precedentemente in ammollo nel liquore (rhum o altro), oppure i pinoli o i canditi.
Formare i maritozzi, dando una forma ovoidale e metterli a lievitare in una teglia su carta da forno, in un luogo tiepido per tutta la notte (il forno con lucetta accesa, ad esempio).
Per aiutare la lievitazione e dare la giusta umiditá coprire la teglia con un canovaccio umido sollevato da una griglia posta subito sopra alla teglia che contiene i maritozzi (Tizzy mette un pentolino d’acqua caldissima e la cambia quando si intiepidisce).
A seconda della temperatura potrebbero essere necessarie 12 ore o più di lievitazione.
Distanziarli opportunamente nella teglia perchè lievitano parecchio.
Cuocere in forno caldo a 180° per circa 10 – 15 minuti (dipende dal forno e dalla grandezza dei maritozzi).
Nel frattempo preparare una glassa all’acqua mescolando bene 10 g di acqua bollente in 40 g di zucchero a velo.
Una volta cotti, tirare fuori dal forno i maritozzi e spennellarli con la glassa.
Sono ottimi mangiati semplici, ma superlativi se dopo averli fatti raffreddare si tagliano e si riempiono di panna montata zuccherata.
Ecco alcune foto:
l´interno (purtroppo sfocato) e…
Un consiglio per la panna: meglio quella giá zuccherata dei gelatai o quella da montare rispetto a quella delle bombolette (quest’ultima si volatilizza in un battibaleno 🙁 ).
A me la senape piace, e visto che in questo periodo sono intenzionata a condirci soprattutto i miei piatti di carne in modo leggero e gustoso (e per dare una scrollata al mio metabolismo con la FMD), mi vorrei orientare verso un prodotto senza zucchero né olio.
Senza avere la pretesa di arrivare alla tradizionale “moutarde a l’ancienne” (una delle quali è la famosa Senape o Mostarda di Digione) c’è da dire che è difficile trovare al supermercato un prodotto che corrisponda a quello che cerco nel gusto e nella composizione, e allora ho proceduto a cercare in rete qualche ricetta che mi soddisfacesse, oltre agli ingredienti necessari per realizzarla partendo dai semi.
Molto complicato farla venire gustosa? Ci ho voluto provare e il risultato mi ha soddisfatto.
Online ho trovato dei semi biologici di senape come segue: una confezione di semi gialli, da 400 grammi; l’altra di semi neri, da 50 grammi. Questo per mettere l’accento sul fatto che le percentuali che trovate sotto sono dettate unicamente dal fatto che vorrei finire le due confezioni di semi nello stesso momento 😉
Ho miscelato le due tipologie di semi secondo quanto mi ha dettato la testolina, e poi ho fatto due prove comparate: una con acqua, sale e anice; l’altra con aceto, sale e stevia.
… and the winner is …
Vista la presenza dell’aceto (della versione vincitrice 😉 ), la conservazione in frigorifero sarà almeno di un mese, ma ho voluto fare una prova minima di partenza. Ne monitorerò comunque la durata, ma voi potrete farne in proporzione quanta ne volete, e magari surgelarla.
Ecco la versione prescelta per 120 grammi di prodotto finale (io ne ho fatta metà):
5 g semi biologici di senape nera (sinapis nigra)
40 g semi biologici di senape bianca (sinapis alba)
aceto di mele bio q.b. per coprire i semi durante la marinatura + altro per la frullatura
1 g sale fino (mezzo cucchiaino raso)
0,02 gr di stevia pura Stevialia (due micromisurini) – in alternativa 2 cucchiaini di xilitolo di betulla.
Ho lasciato il mix di semi più gli altri ingredienti per 6 ore in ammollo in frigorifero, all’interno di un barattolino di vetro.
Dopo questo tempo ho frullato i semi con un minipimer direttamente nel barattolo, aggiungendo altro aceto, fino ad avere un composto granuloso e non troppo raffinato.
Assaggiare e, volendo, aggiungere del sale o del dolcificante naturale (stevia o xilitolo di betulla).
Nel momento di consumare la senape si potrà personalizzarla con aggiunta di miele o olio o yogurt (se consentiti) o altro.
Le zucchine a volte ci possono sembrare insipidine? Grazie a una compagna di percorso che me le ha fatte conoscere ai tempi di frequentazioni del forum di Cookaround (Cameron), propongo un piatto leggero, ma sfizioso.
Ingredienti per 3-4 porzioni
5-6 zucchine
olio e.v.o.
1 bicchiere aceto
aglio, peperoncino, capperi, sale e erbe aromatiche a piacimento, fresche o secche
Procedimento
Lavare e tagliare le zucchine finemente con il pelapatate (o la mandolina, o affettatrice.. ma attenzione alle dita).
Nell’acqua in ebollizione, aggiungere un bicchiere di aceto e far riprendere il bollore, immergere le zucchine e toglierle appena riprende il bollore (aiutarsi con un cestello).
Mettere le zucchine su un canovaccio ad asciugare (eventualmente premere con il canovaccio per farle asciugare meglio e prima) o provare a far perdere prima il grosso dell’acqua nella centrifuga dell´insalata.
Quando sono ben asciutte condirle a vostro piacimento in un piatto o una terrina.
Qui, come si vede dalla foto, le ho condite con olio, aglio, origano, peperoncino e capperi (sale, se il caso, ma visto l’aceto e i capperi, specialmente se si mangiano nel giro di un giorno o due, si può anche evitare, altrimenti aggiungerne un po’ che funge anche da conservante).
Se riuscite a non mangiarle tutte si manterranno anche per un paio di giorni e saranno anche più buone.
Se invece vi volete avvantaggiare ed avere qualche contornino giá bello e pronto o fare una bella figura in tavola, potete surgelarle, come ho fatto io, in monoporzioni, e tirarle fuori al momento.
Per la salsa ai funghi leggi qui
Ingredienti per i pici (6/8 persone):
– 750 gr farina 0 normale (non del tipo manitoba)
– 375 ml acqua
– olio (necessario al momento di stendere l`impasto)
Procedimento per i pici:
– sulla tavola fare la fontana con la farina e l´acqua; lavorare pochi minuti l´impasto, usando la parte sottostante il pollice per farlo rotolare verso l´esterno (mai schiacciare troppo la pasta, si smaglierebbe)- l’impasto dovrá presentarsi abbastanza sodo
– coprire la palla con una ciotola e lasciar riposare almeno mezz´ora
– dopo mezz´ora/un´ora (non siamo fiscali) troveremo l´impasto ammorbidito, adatto per tirare i pici
– stendere con il matterello la pasta lasciandola spessa 1 cm (io l´ho divisa in due panetti, lasciandone uno sotto la ciotola)
– oleare bene la sfoglia ottenuta con un pennello o, delicatamente, con le mani
– tagliare delle strisce di circa 1 cm l´una
– ogni striscia va poi arrotolata sulla tavola con le mani, per ottenere degli spaghettoni che si potranno tagliare a piacere (piú si riesce a farli lunghi meglio è)
– appendere gli spaghetti ottenuti a cavallo di una sedia, sopra un canovaccio infarinato (devo dire che è stato utilissimo appenderli a cavallo delle sedie. Man mano si sono asciugati, lasciandosi prendere agevolmente al momento di buttarli in acqua bollente).
Ecco come li ho surgelati (prima stesi su un vassoio infarinato, e poi raggruppati in busta di cellophane)
Ho seguito un minimo di corsi per gelateria, ma per la preparazione di gelati classici mi ispiro sempre alle basi ben bilanciate di Daniela/cioccogolosa di Cookaround, con qualche mio piccolo aggiustamento per limitare un po’ la percentuale di colesterolo, molto alta in gelateria, soprattutto nella “base gialla”.
Se ho ospiti con qualche problemino di intolleranza al lattosio, e voglio preparare dei gelati che richiedono questa “base” – sempre facendo attenzione al bilanciamento degli ingredienti grassi/secchi/zuccheri/ecc. – adotto qualche altro accorgimento che mi ha dato risultati soddisfacenti.
Inizialmente, non trovando alternative online, mi sono dovuta accontentare del costosissimo e non esattamente adatto latte in polvere intero delattosato per l’infanzia che si vede in foto, con relativi salti mortali per rivedere bilanciamenti, ecc. Ormai per fortuna questo problema è superato e ora online si trova latte scremato delattosato.
Terna alta digeribilità utilizzata spesso nelle mie prime basi bianca e gialla
I miei aiutanti:
- Thermomix31 o Bimby 🙂 per le fasi preliminari (in alternativa pentola + termometro + minipimer come da descrizione della ricetta originale di Daniela)
- Gelatiera Nemox Gelatissimo Exclusive per mantecare (in alternativa le gelatiere ad accumulo, ma – salvo organizzarsi per bene – si potrà preparare soltanto un terzo delle dosi descritte sotto).
uova/lecitina non ogm: binomio per la mia base gialla
Ingredienti
Queste dosi sono per circa Kg. 1,900 di miscela (maggiorate rispetto alle dosi originarie in quanto la mia gelatiera è capiente), adatte a restare così come sono – quale ottimo gelato alla crema – o per la preparazione successiva di 3 vaschette di gelato diverse:
1125 g latte fresco p.s. ad alta diberibilità (in queste mie prime prove non trovavo latte fresco intero a.d.)
125 g panna fresca a.d.
186 g mix tuorli (fatti con metà tuorli e metà lecitina di soia non ogm frullata, anziché tutti tuorli)
30 g albume (mia aggiunta: per aiutare a montare un minimo il mix di tuorli/lecitina, troppo sodo, e per aumentare un po’ le proteine, visto che nel latte in polvere intero ce ne sono poche. Va pastorizzato insieme al latte arrivando a 85°)
310 g zucchero
62 g destrosio
62 g latte intero in polvere a.d. (in queste mie prime prove non trovavo latte scremato in polvere a.d.)
6,2 g mix neutro bio (farina di semi di carrube + farina di guar, in rapporto 9:1)
1 cucchiaino colmo vaniglia naturale in polvere bio (o 3 cucchiaini estratto liquido vaniglia)
1 g sale a velo (1 pizzico “a tre dita”)
PROCEDIMENTO E FASI SALIENTI
Pastorizzazione
Sciogliere nel latte liquido il latte in polvere e portare a bollore mettendo anche la vaniglia in polvere o liquida o i semini del baccello intero.
Sbattere con la frusta le uova e gli zuccheri.
Versare il latte bollente, mescolare e portare sul fuoco a bagnomaria.
Sempre mescolando portare a 85° (non avendo il termometro appena vela il cucchiaio
tolgo dal fuoco). Non far bollire assolutamente altrimenti saprà di uovo 🙁 !!!
Omogeneizzazione
Unire la panna, il neutro miscelato a un cucchiaio di zuccheri tenuto da parte, e mixare per un minuto circa
Maturazione
Far freddare rapidamente in acqua e ghiaccio (o in abbattitore) e far maturare in frigo. Nei frigoriferi di casa il tempo minimo di maturazione sarà di 2 ore (ma potremo tranquillamente arrivare a 12 ore).
Mantecatura
Trascorso questo tempo mixare ancora (io a volte non lo faccio) e versare nella gelatiera per mantecare.
Avevo un pacchetto residuo di cocco rapè in scaglie in scadenza ancora da consumare e quando ho trovato questa ricetta, mi sono messa al lavoro, riadattando il metodo al Bimby.
INGREDIENTI
80 grammi di cocco in scaglie bio al 67% di grassi
1 litro di acqua filtrata
PROCEDIMENTO
Ho portato l’acqua in ebollizione a 100°C nel bimby. Ci sono voluti 8 minuti e mezzo a vel. 3, con misurino.
Cambiando leggerissimamente il procedimento, una volta raggiunta la temperatura ho versato il cocco pesato in precedenza nell’acqua bollente (e non il contrario come da indicazioni della ricetta originaria), ho tolto il misurino e ho aspettato che si freddasse un pochino per poter frullare alla massima velocità.
Ho letto infatti che è meglio non usare la velocità 10/turbo del bimby al di sopra dei 60-70°C al massimo.
Si potrebbe anche lasciare l’apparecchio in funzione a vel. 2 o 3 senza misurino, in modo che intanto il cocco si possa idratare al meglio, ma io ho semplicemente aspettato una decina di minuti a bimby spento.
Quando la spia ha segnato 70°C ho avviato, riposizionando il misurino e ho frullato 1 minuto, vel. 10/turbo. Dopodiché ho spatolato per riportare in basso le scaglie rimaste nelle pareti del boccale e ho avviato di nuovo 1 minuto, vel. 10/turbo.
Non ho volutamente aggiunto olio, né sale: immaginavo che il cocco non mi avrebbe deluso.
Ho prima filtrato versando il liquido in una pentola larga con un colino a maglie strettissime; ho lasciato freddare velocemente la pentola in una terrina piena di acqua fredda e siberini (se lo avete usate l’abbattitore), e infine ho nuovamente filtrato con un telo doppio di garza.
La okara residua (qualcuno la chiama farina disoleata) l’ho congelata appiattendola in previsione di futuri utilizzi (quale farina di cocco per la mia granola, ad esempio). Così come pure ho voluto congelare un bel bicchierone di “latte”. Quando verranno in visita a Roma, voglio far assaggiare ai miei figli ogni tipo di bevanda vegetale che mi sto divertendo a fare in questo periodo (riso in chicchi e fiocchi, mandorle, sesamo, pieno di calcio e presto forse, avena).
Risultato: de-li-zio-so! Ha un sapore pieno e corposo, e chi ama il cocco non resta deluso da questo “latte” e da questo procedimento.
Unico difetto: non è un prodotto a chilometro zero, per cui non esattamente ecosostenibile. C’è da considerare che è destinato anche a chi non può assumere lattosio, ed è vero che si può sopperire con altre bevanda, ma è talmente buono, che di tanto in tanto possiamo anche permettercelo.
Altra cosa da non sottovalutare: il costo. Non esattamente economico. Considerando che ci vogliono 80 grammi del prodotto costosetto che vedete in foto (se lo preparate con la più economica farina di cocco assicuratevi che non sia disoleata) e che l’acqua non l’ho pagata, il costo si attesta intorno a € 1,82 di materia prima per un litro di “latte”.
2 giugno 2017
Fermo restando che è meglio seguire qualche regola generale per queste tagliatelle fatte a mano e tirate col matterello (in fondo un interessante link delle Simili), qui sotto trovate anche qualche versione differenziata di questo tradizionale piatto italiano che mi sono divertita a preparare (perdonate la lungaggine, ma è una piccola raccolta alla quale sono affezionata)!
Vi ricordo orientativamente le dimensioni di questa tipologia di pasta:
tagliatelle 5-6 mm; fettuccine 8-10 mm; pappardelle, il doppio delle tagliatelle.
**************
2ª versione – Semola rimacinata di grano duro, meno uova, olio, acqua – Realizzazione 24.VIII.2010
E se qualcuno si dovesse chiedere dove è finita la mia prima versione:
venti o trenta anni fa, fu l’unica volta che feci le tagliatelle a mano. Un vero disastro 🙁
Però tutto sommato ero giovane, figli piccoli da accudire e mi son detta: ma che mi importa delle tagliatelle, ho altro da fare!
Ora sono sempre indaffarata, ma i figli sono grandi e mi è tornata la voglia di provarle.
Un grazie alle amiche di Cookaround che mi hanno dato la carica e soprattutto a Silvana che mi ha insegnato che l’impasto è meglio farlo duro duro e asciutto, e che per riuscire meglio si devono osservare una serie di intervalli fra una lavorata e l’altra.
Nel tempo ho imparato anche che – a parte qualche eccezione (vedi pasta alla chitarra) – solitamente la farina di grano tenero vuole le uova, la semola di grano duro vuole l’acqua, ma perché non fare prove differenziate secondo il nostro gusto? In cucina nulla è vietato, ricordate?!
Questa versione di tagliatelle quindi l’ho personalizzata, utilizzando le uova, ma in misura ridotta per abbassare un po’ il colesterolo, ed eccole qui:
300 gr di semola rimacinata di grano duro (io Libera Terra bio)
2 uova
1 cucchiaino olio
2 cucchiai acqua
1) sotto, il primo impasto con solo farina e 2 uova: praticamente ingestibile (era meglio mettere tutti i liquidi da subito: io inizialmente volevo metterne meno)! Messo in ciotola coperto e aspettato mezz’ora
2) sopra, l’impasto dopo mezz’ora. Non è un cavolfiore: non ce l’ho fatta, ho aggiunto 1 cucchiaino di olio evo e 1 cucchiaio di acqua! Altra mezz’ora di riposo
3) sopra, come appare l’impasto dopo altri 30 minuti. Mmmmm, ancora troppo asciutto, aggiungiamo un altro cucchiaio di acqua;
4) sotto, finalmente dopo 1 ora e mezza totale, l’impasto rilavorato si presenta così, sempre bello sodo, ma dai!! Proviamo a stenderlo.
Per lavorare questo obbrobrio di sfoglia ho sudato sette camicie e ci ho messo un’infinità di tempo: 1/2 ora esatta di orologio.
Però alla fine, che soddisfazione: le mie prime tagliatelle semi-serie!
Qui, spolverate di semola e impacchettate. Ormai si è fatto pomeriggio, e i carboidrati li rimandiamo al giorno dopo.
Impressioni
Le ho cucinate il giorno dopo a pranzo, dopo averle messe su un vassoio, in frigo, all’interno di una busta di cellophane.
Ora, non so se prima andavano un pochino lasciate all’aria,
non so se era meglio non mettere le due cucchiaiate di acqua,
non so se era meglio tutto sommato mettere il numero giusto di uova..
Risultato: gusto ottimo, ma in cottura si sono spezzettate troppo!
Evidentemente, visto che la semola di grano duro assorbe più acqua, la prossima volta proverò a mettere da subito più liquidi (albumi o acqua, visto che voglio ridurre i tuorli).
Arrivederci alle prossime versioni!
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3ª versione – Farina grano tenero, meno tuorli, con olio – Realizzazione del 26.VIII.2010
Ecco quelle silvana-style, effettivamente sembrano quelle riuscite meglio!
Sempre nell’ottica di risparmiare sulle uova (per via del colesterolo), eccovi le mie tagliatelle rifatte a distanza di 24 ore da quelle mangiate il giorno precedente (2ª versione).
Eh si! Quando mi prende, mi prende brutto.
Ingredienti:
300 gr farina 0 del mulino (secondo me è addirittura una tipo 1, bella intera, come piace a me)
2 uova intere
1 albume
1 cucchiaino d’olio evo
(so che non ci andrebbe, ma poi la mia amica Silvana, chi la sente?
Voi non glielo dite, ma mi riprometto di farle anche senza olio 😉
1) Sotto, l’impasto all’inizio. Questa volta i liquidi li ho messi tutti da subito e grazie alla farina 0, l’impasto è stato da subito molto più lavorabile
2) Sopra, ecco come si presenta l’impasto (liscio e setoso), dopo 3 intervalli di mezz’ora l’uno al calduccio (ogni mezz’oretta l’ho rilavorato).
Fra un intervallo e l’altro, l’ho coperto con un cellophane e ha riposato nella mia verandina (praticamente analoga ad un forno tiepido: a Roma oggi ha fatto la bellezza di 36-38°C).
3) Questa volta è stato molto più facile tirare la sfoglia. Se notate si vedono anche i disegnini del canovaccio sotto di essa, e i bordi non sono sbilenchi e rinseccoliti come la sfoglia di ieri.
4) Tirata la sfoglia, l’ho poi messa fra due canovacci per mezz’ora ad asciugare un pochino (non fate caso a quel pazzerellone del mio “pargoletto” di 24 anni che mi sta prendendo in giro per le continue foto. A proposito, il tuorlo è andato a lui, ovetto sbattuto con 3 cucchiaini di zucchero 🙂
5) Tirata e fatta asciugare la sfoglia, l’ho tagliata e sovrapposta alla maniera delle Simili.
6) L’ho poi arrotolata, pronta per essere tagliata della larghezza desiderata
7) si prende il gruppo di rondelline di tagliatelle in questa maniera…
8) …poi si afferrano le estremità …
9) … e si sciolgono delicatamente…
10) .. si prendono 5-6 tagliatelle, si attorcigliano intorno a 3 dita, poi i lembi si mettono all’interno di ciascun nido…
11) .. prima di mettere in frigo, ho messo i nidi ad asciugare per un’oretta sulla carta scottex in un vassoio, spolverati con farina di grano duro e coperti da un canovaccio.
Prima di mettere in frigo ho chiuso tutto in un bustone di carta, tipo quelli per la farina.
C’è ancora molto da migliorare, ma vediamo se quando cuocerò queste tagliatelle si spezzeranno in cottura.
Giorno dopo:
buoneee, e non si è spezzettato niente, sono rimaste belle al dente – con 5-6 minuti di cottura – e lunghissime!
**************
4ª versione – Farina grano tenero, meno tuorli, senz’olio – Realizzazione 01.IX.2010
Altra prova senza olio per emulare le nostre nonne. Loro si che ci sapevano fare con la “pettola” (ho imparato che si dice anche così).
Un po’ sbiaditelle perché in bianco vero? Buone però!
Le prime, cotte fresche, con burro e salvia –
Le seconde, dopo qualche giorno, buttate in pentola direttamente da congelate, condite con salsa al provolone piccante e zucca.
Ingredienti:
300 gr farina 0/1 del mulino
2 uova intere
2 cubetti di albume surgelato che tengo sempre nel freezer
(totale dei liquidi circa 130 gr, forse meglio aumentare un pochino alla prossima)
1) Sotto, l’impasto all’inizio. Anche questa volta i liquidi li ho messi tutti da subito, ma devo regolarmi meglio (lavorando poi la sfoglia, è risultata un po’ asciuttina).
2) Sopra, l’impasto già molto migliorato, dopo il primo intervallo di mezz’ora, al calduccio.
3) Sopra, il terzo impasto ormai bello e liscio.
4) Tirata la sfoglia, che come al solito deve risultare un pochino “leggibile”
Dicono che si dovrebbero leggere le righe di una poesia d’amore attraverso…. o quello era lo strudel? vabbe’ stiamo lì! 😉
I bordi sono di nuovo troppo rinseccolitelli (devo tenere bene a mente come fanno le Simili!)…
Solite operazioni per la sfoglia.
.. ed ecco il mio vassoietto di nidi.
Una parte le ho congelate e una parte le abbiamo mangiate l’indomani.
Per conservarle fino all’indomani, ho letto che si devono lasciare in frigo, su un vassoio di carta, con sopra un canovaccio appena inumidito
Buone e non si sono spezzettate neanche ‘stavolta, né da fresche, né buttandole direttamente in pentola da congelate.
Devo ancora capire bene quanto debbono cuocere da fresche.
Ho sempre paura per la salmonella, quindi faccio sempre 5-6 minuti abbondanti..
forse è troppo, ma “necessità fa virtù!”.
***************
5ª versione – Farina grano tenero semi-integrale + farro, senza olio – Realizzazione 01.IX.2010
Quinta versione delle mie tagliatelle, questa volta mi sono voluta sbizzarrire con un mix di farina tipo 0/1 e farro integrale setacciato, senza aggiungere olio nell’impasto…
…e continua la saga, alla ricerca della tajatella perfetta. Riusciranno i nostri eroi …?
Ingredienti
300 gr farine (150 gr tipo 0/1 + 150 gr farro integrale setacciato)
150 gr liquidi (2 uova intere + albume pastorizzato e che tengo sempre per qualsiasi evenienza nelle formine del ghiaccio)
Procedimento
Per prima cosa setaccio le due farine
Poi formo la solita fontana di farina graaaande sulla tavola, e ..
… dall’alto:
– impasto dopo mezz’ora di intervallo coperto, al calduccio
– dopo 1 ora
– dopo 1 ora e mezza (Silvana fa anche molti più intervalli credo, ma non mi andrebbe di allungare troppo i tempi..)
Fra un intervallo e il successivo, ricordarsi sempre di chiudere “a bottone” il sotto della palla..
Impasto perfetto da subito… e Giotto mi fa un baffo 😉 , nuuuuuu scherzo Giottinooooo…
Naturalmente, nelle varie operazioni di “tagliatellamento” della sfoglia, la mantengo coperta con un canovaccio, per impedire che nel frattempo si asciughi oltremodo, e si spezzetti successivamente in cottura.
Ah! Naturalmente le altre versioni ve le risparmio, ma successivamente le ho tirate anche con la “nonna papera” 😉
Fonte 31.V.2007
Chiffon cake
Ed ecco uno dei dolci statunitensi più conosciuti da noi in Italia: la chiffon cake. D’altronde, se gli americani non esagerano, non sono contenti ;), e potevo esimermi dal provare anch’io questo ciambellone esagerato, da far asciugare capovolto???
Capovolto come si usa di solito…. e … per il verso “giusto”.
Grazie Gattanera (non è lo stampo originale, ma è riuscita a trovarmelo: diametro 26 cm x 12 di altezza)
Grazie Sandrina65 (che mi ha passato la sua versione di questa ricetta)
Grazie Cozza (ho seguito la sua discussione).
E’ effettivamente un po’ spugnoso come mi avevano preannunciato, ma è molto versatile: dà grande soddisfazione per la crescita abnorme e fa molta scena, è buono mangiato come ciambellone, può essere utilizzato come base per torte … insomma, meritava qualche tentativo!!
Ingredienti della mia prima “CC”:
360 g farina 00
7 uova medio grandi + 1 albume – totale circa 445 g (115 tuorli + 330 albumi)
340 g di zucchero di canna (meglio a velo)
15 g canditi frullati (invece che la scorza di limone)
1 bustina lievito
1 bustina vanillina (avevo finito la bacca di vaniglia)
8 g cremor tartaro (1 cucchiaino colmo) per montare gli albumi
120 g olio e.v.o. (ma meglio un olio di semi più neutro)
200 acqua
1 pizzico di sale
Procedimento:
Unire in sequenza farina, zucchero, lievito e sale setacciati in una grossa ciotola.
Fate un buco al centro e unire, ancora senza amalgamare, olio, tuorli, acqua, scorza, aromi e lasciare da parte.
Nel frattempo montare a neve fermissima gli albumi con il cremor tartaro.
Ora riprendere l’insieme degli altri ingredienti e amalgamare con lo sbattitore fino ad avere un composto liscio e omogeneo. A questo punto unire in 2-3 tempi gli albumi al composto, delicatamente ma benissimo.
Versare ora il composto nello stampo originale. Va bene anche una ciambelliera in alluminio da 30 cm e vale la regola x entrambi gli stampi DI NON IMBURRARE/INFARINARE MAI visto che in questa ricetta il dolce è veramente pesante!
A seconda del vostro forno, cuocete nel ripiano inferiore a 160° C per 50 minuti e a 175°x10 minuti (io ho preriscaldato a 160°C e infornato 70 minuti).
A fine cottura prendete lo stampo e capovolgetelo sul collo di una bottiglia (praticamente il concetto del capovolgimento dei panettoni).
In questo modo il dolce, raffreddandosi, manterrà un’ariosità maggiore.
A completo raffreddamento rigiratelo e con una spatola x livellare la panna staccatelo dalle pareti, capovolgetelo sul vassoio e anche il tubo centrale verrà via.
Il dolce è venuto alto piú di 11 cm.
Notare che qui sopra a destra, ho capovolto lo stampo su un imbuto e non su un collo di bottiglia come di consueto (l´imboccatura del mio stampo è piccola)…
… ma all´interno di una teglia (per paura che precipitasse: non lo ha fatto!)
Prova sofficitá: a sinistra l´ho abbassato e subito dopo, a destra, rilasciato.
Chiedo scusa a chi dovesse visitare questo post, per le foto sfuocatissime, ma andavo di corsa e non le ho rifatte.
Qui potrete trovare qualche input per le vostre chiffon-cake “vestite” a festa!.
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Sperando che possa essere utile a qualcuno, ecco una versione ridotta che ho preparato per dei vicini di casa che mi hanno chiesto la cortesia.
Il marito della vicina – un ex pasticciere in pensione – dopo aver assaggiato una fetta della prima chiffon cake preparata, mi ha detto che ci voleva fare delle prove di farcitura.
Gli ho detto che non era adatta ad essere troppo bagnata, e mi sono raccomandata di evitare, o di farlo pochissimo.
Ho incastrato la sua teglia nella mia tortiera apribile per poterla capovolgere meglio (con queste dosi ridotte mi sono trovata benissimo anche con tortiere antiaderenti).
Ho notato che si era gonfiata anche un pochino di piú, e poi si è riassestata nel forno.
Comunque è arrivata indenne fino all’indomani, quando l’ho riconsegnata sana e salva all’ex pasticciere soddisfatto.
Queste le dosi che ho usato per la teglia che mi aveva fornito (diametro 26,5 x 3,5 di altezza):
175 zucchero
3 uova intere medie + 1 albume grande
180 farina 00
8 gr lievito (mezza bustina)
1 bustina vanillina
60 olio girasole deodorato
100 acqua
4 g cremor di tartaro
1 cucchiaino di aroma di mandorla amara
Cottura:
– ho impostato il forno a 180°C,
– ho infornato e immediatamente abbassato la temperatura a 160°C, per 30 minuti
– poi, gli ultimi 15 minuti a 175°
… e questa la prova farcitura del vicino con la mia chiffon-cake:
Fonte 09.XII.2009