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PANE, pizze, pizzelle e dintorni

Ciabatta Italia a lievitazione naturale

Nel 2008 provai le mie primissime ciabatte, ricetta M° Giorilli, convertendole per la mia pasta madre solida.
Erano i primi pani che le facevo, trovai difficoltà e non le preparai più.
A distanza di anni ho riprovato, ma questa volta con la tipica Ciabatta di Arnaldo Cavallari di Adria (conosciuta anche come Ciabatta Polesana, Ciabatta Natura e infine brevettata dal Cavallari col nome di  Ciabatta Italia).
Qui un articolo con qualche notizia (e purtroppo ho notato che per il lievito di birra nella biga, immagino del tipo compresso, c’è una modifica fatta a mano dal Cavallari: 25 anziché 50!!! Tenerne conto per il futuro).

Grazie ai consigli del gentilissimo Davide Casari Bariani – uno dei fornai amici dell’ideatore di questo pane – contattato sulla sua pagina Facebook “Il Pane di Arnaldo by Essedi”, grazie ai video del Mulino Padano, e grazie a un po’ di esperienza acquisita, questa volta mi sembra di essere riuscita a fare meglio.

INGREDIENTI (idratazione circa il 75%):
600 g farina
490 g acqua
60 g pasta madre solida (mia conversione rispetto ai 3 g di lievito di birra fresco)
36 g crusca
6 g malto d’orzo diastasico
11 g sali

Ho voluto aggiungere quel minimo di crusca nel secondo impasto per simulare la farina tipo 1-2 suggerita (grazie al marito collaborativo, ho seguito una formuletta per portare al 5,2% la fibra dell’impasto totale).

Per la biga 
600 g farina tipo 0 bio Manitoba Tibiona (W390 – invece della tipo 1 W320-350 suggerita: per questo motivo ho aggiunto successivamente un po’ di crusca)
300 g acqua fredda – 50% rispetto alla farina della biga
60 g pms ben rinfrescata – 10% rispetto alla farina della biga.

La temperatura finale dell’impasto dovrebbe essere intorno ai 22°C (io 20°C scarsi)
Anche se non proprio alla lettera, per l’inserimento dell’acqua ho cercato di seguire “la regola del 55” (55, meno temperatura ambiente, meno temperatura farina, uguale a temperatura acqua da inserire).
Mescolati a mano gli ingredienti per 15-20’ circa in una ciotolona di porcellana (quindi niente planetaria), tagliuzzando la pms con un paio di tarocchi di plastica per poterla amalgamare meglio in questo impasto grezzo e grossolano (qualcuno frulla, ma a me non va proprio di usare le lame di un robot per la mia pms, come non mi va di frullare la biga successiva, prima dell’impasto finale) .
Lasciato fermentare per quasi 25 ore a 18°C (quasi sempre intorno a 17,5°C).

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Restanti ingredienti da unire alla biga che ha “maturato”

Per l’impasto finale
Tutta la biga (sono rimasta inizialmente perplessa per l’odore, ma evidentemente, a meno che non debba migliorare ulteriormente questo risultato, deve essere così)
36 g crusca fine setacciata da farina integrale bio Solina di Tholos (in questa fase non sarebbe prevista farina aggiuntiva, ma ho preferito non inserire crusca nella fase iniziale per non rovinare l’impasto). Ho voluto aggiungerla comunque per arrivare al 5,2% di fibra e avere, almeno tecnicamente, una farina analoga alla tipo 1 consigliata.
6 g malto d’orzo in polvere bio Baule Volante – 0,89% rispetto alle altre farine totali
11 g sali (10,20 sale + 0,80 bicarbonato) – 1,61% rispetto alle farine totali
190 g acqua fredda

Mi sono trovata bene a impastare con le mani per i primi minuti e anche con i pugni, fino a far assorbire la crusca mista al malto e, poca alla volta, metà dell’acqua senza sale.
Quando l’impasto è risultato incordato ho passato tutto in planetaria, con la foglia, a bassa velocità, e aggiunto in 3 o 4 volte la restante acqua con il sale sciolto dentro.
Dopo l’assorbimento di ciascuna porzione di acqua ho ribaltato l’impasto.
Alla fine ho fatto qualche giro col gancio grosso del ken.
In tutto ci ho messo all’incirca 30 minuti.

Ho fatto riposare l’impasto in ciotola unta rettangolare di vetro, fin quasi al raddoppio a 22-24°C (ci sono volute quasi 4 ore – la prossima volta aggiungerei qualche piega all’inizio di questa fase).

Ho quindi trasferito l’impasto su uno spiano infarinato, spolverato di farina anche sopra, ho stagliato 3 pezzi longitudinalmente che ho poi diviso ancora (totale 6 ciabattine).

Ho capovolto su telo e lasciato scoperto per circa tre quarti d’ora, facendo prima delle piccole fossette con le dita, ma delicatamente.
Al momento di infornare ho capovolto ancora i pezzi (ho cotto 3 ciabatte per volta) e li ho allungati leggermente sulla mia “barella“.

COTTURA
Ho infornato per 25 minuti totali:
– ho portato a 270°C, abbassando nell’infornare a 250°C funzione statico per 10 minuti, su piastra refrattaria da 1 cm (già ben scaldata da almeno mezz’ora)
– ho prodotto molto vapore (sistema dei ghiaccetti, dei sassi, ecc.)
– ho vaporizzato ogni minuto per i primi 5
– ho proseguito a 200°C per 10 minuti
– ho concluso con altri 5 minuti funzione ventilato, ho ruotato le ciabatte e tolto il pentolino con l’acqua residua (prossima volta Stefano vorrebbe una crosta leggemente meno dura).

20 gennaio 2020

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PANE, pizze, pizzelle e dintorni

Pane 100% grano duro

Edit con l’aggiornamento dell’ultimo pane veloce ed easy fatto di recente nel dicembre 2023 (il migliore fino a questo momento).
(spunto di Antonio Palana)

Sotto, con la baker’s percentage, la ricetta originale.
Il procedimento è simile ai pani fatti in precedenza, ma senza pieghe (io comunque faccio una piega in aria prima di mettere la massa in contenitore), senza frigorifero (ma io trasferisco un’ora in freezer prima della cottura) e senza celle di lievitazione (ma io trasferisco in forno tiepido a 23-25°C quando di mattina, per velocizzare, rinfresco 1:1:1 il licoli; altro momento in forno è al mattino per ½h, dopo l’altro tipo di rinfresco fatto 1:2:2 prima di dormire, in modo di stemperare la temperatura nottura dei 18°C).

✅ Semola rimacinata
✅ 20% licoli (l’autore rinfresca 1:1:1 e prende a 1,5)
✅ 80% acqua (l’autore non cita se inserirla tutta in autolisi)
✅ 2% sale
3h di autolisi
6h 20 gradi (l’autore prende la massa al raddoppio)
4h in forma 20 gradi (l’autore non prevede preforma)
55 min cottura a scalare

Questa sotto la foto del pane di Antonio Palana

A seguire il mio stupendo grano duro quasi in purezza, questa volta “solo” al 90% (non ho licoli di g.d. come nei miei pani precedenti), e con qualche mio aggiustamento rispetto alla ricetta originale:

Ed ecco alcuni dei miei modi di procedere:
– metodo 1 – tutto in giornata (ma è un po’ incalzante), parto al mattino prestissimo (alle h6) col rinfresco del licoli 1:1:1 a t.a. 23-25°C per 3-5h (periodo primaverile, come l’autore) e impiego circa 18-20h fino a fine cottura (tardissima serata);
– metodo 2 – altro metodo è quello di partire col solo rinfresco del licoli 1:2:2 in tarda serata (per poter dormire in tranquillità), riposo notturno a 18-19°C per 7-9h (periodo invernale) e inserirlo in impasto il mattino dopo a livello 1,5, dopo una mezz’ora di t. a 23-25°C. In questo caso faccio l’autolisi di una sola ora, al mattino, a licoli quasi pronto. Anche qui, si concluderà il procedimento in tardissima serata;
– metodo 3 – partendo in serata con una parte della lavorazione (rinfresco, autolisi e avvio impasto in massa per la notte), si avrà il pane per la cena del giorno dopo.

800 g Semola rimacinata Casillo bio – Autolisi
160 g – 20% Licoli – fino a livello 1,5 – Impasto
624 g – 78% Acqua (l’80% se considero anche il licoli) – 85%A – 15%I
16 g – 2% Sale (1,82% se considero il totale delle farine) – I

In questo caso ho adottato il metodo 1 – Tranne il rinfresco iniziale 1:1:1 intorno ai 23-24°C, ho mantenuto sempre un ambiente fresco (sui 19-20°C):
– 3h di autolisi
– Impasto di 3 minuti in planetaria alla massima velocità, successiva piega in aria e riposo in contenitore;
– 9h in massa o comunque fino all’80% del livello iniziale (mi sono trovata meglio che a far raddoppiare la massa)
– ½h preforma leggera con una sola piega (mia aggiunta) e lasciato all’aria 30/40′
– 4h forma leggera arrotolando e nei cestini ovali
– 1h in freezer prima di infornare (mia aggiunta)
55 min cottura a scalare partendo da 250°C (generalmente in dutch-oven), e lascio in forno spento, socchiuso, per altri 20-40 minuti.

In post-cottura il pane ha perso complessivamente il 23% di peso 😉

***************

QUI SOTTO INVECE, ALCUNE DEI PANI FATTI IN PRECEDENZA, DAL 2020 A RITROSO.

In questo ultimo periodo ho ripetuto spesso il mio “vecchio” pane 100% di grano duro con lievito in coltura liquida.

Con l’aiuto dell’ottima farina reperita e qualcuna delle tecniche acquisite negli anni, ormai arrivo spesso all’85% di idratazione di questo splendido pane in purezza, così:

INGREDIENTI (per due pagnotte di oltre 900 g ciascuna)
750 g semolato grano duro Cappelli macinato fine biologico Viviverde Coop
610 g acqua di rubinetto – 85% rispetto al secco totale (insieme a quella del licoli)
500 g licoli di gd ben rinfrescato (trasformato in precedenza con la stessa semola dell’impasto)
15 g sale – 1,50%

PROCEDIMENTO

Rinfresco e autolisi
Ho rinfrescato il licoli col rapporto canonico 1:1:1 (167 g licoli + 167 acqua + 167 semola) e lasciato a temperatura ambiente fino al suo raddoppio (se invece si ha poco lievito liquido di partenza o si vuole suddividere la lavorazione, si può avviare il licoli la sera precedente, rinfrescando con rapporto 1:2:2 oppure addirittura 1:3:3).
Contemporaneamente ho avviato l’autolisi con tutta la semola e il 70% d’acqua (525 g) e trasferita in luogo fresco (reparto verdure del frigo) in attesa del raddoppio del lievito (l’autolisi, visto che la semola è molto tenace, ho scoperto che, più che per altre farine, è necessaria perché migliora la struttura del pane e favorisce lo sviluppo del glutine).

Impasto e pieghe

Per l’impasto ho proceduto a mano, in un ciotolone, per una 10ina di minuti, unendo all’impasto autolitico il licoli, gli 85 g. di acqua poca alla volta, e il sale.
Poi ho trasferito tutto nel Ken dove con la foglia, per 3 minuti esatti di orologio, ho mandato alla massima velocità (in questo modo, fra le mani prima, e i soli 3 minuti di planetaria poi, l’impasto non ha modo di scaldarsi), capovolgendo l’impasto a metà lavorazione.


Ho stagliato in due pagnotte e da qui, direttamente sul tavolo di marmo, a mani bagnate, senza mai aggiungere semola, ho proceduto prima a delle pieghe allungate, e poi a laminazione.

Pieghe allungate… io le chiamo così 😉

Laminazione

Infine – trasferendo in contenitori di vetro oleato – ho fatto 3 serie di “coil folding”.

Fra ogni fase e la successiva ho intervallato di 20-30 minuti circa.

Prevedendo di cuocere una pagnotta dopo circa un’ora rispetto alla prima, ho effettuato una serie di pieghe in più al secondo impasto.

Ho trasferito gli impasti in reparto verdure del frigo per 3 ore circa.

Dopo il frigo ho tirato fuori gli impasti (prima uno e poi l’altro) e ho aspettato l’aumento del 50% del volume (non il raddoppio, ma la metà del raddoppio).

Preforma, forma, cestino in frigo/freezer e cottura freezer/forno.

Capovolto l’impasto sul tavolo, ho fatto una preforma delicata con pieghe a margherita (in queste fasi, si, poca semola o farina di riso sul tavolo di marmo). Mezz’ora riposo.

Formato poi delicatamente e senza sgonfiare, via in cestino per 1 ora circa in frigo.

Dopo 1 ora ho acceso il forno a 270°C con dentro pentola e refrattaria e ho trasferito contemporaneamente il primo cestino in freezer per un’oretta circa.

Cottura freezer/forno col solito metodo a scalare, dopo aver capovolto l’impasto sulla mia barella e fatto i tagli.

Ho spruzzato il pane e infornato su pietra, dando molto vapore e coprendo l’impasto con la pentola rovente.

250°C per 25′ statico
200°C per 25′ statico
140°C per 10′ ventilato
forno spento per 20′ a fessura.

A volte, per avere un pane molto più dorato/scuro ho aggiunto 5-6 gr di malto diastasico (opportuno soprattutto quando le lievitazioni sono lunghissime o quando si utilizza molto lievito di partenza).

Pane di repertorio all’80% di idratazione con malto

Ancora qualche imperfezione nella formatura, ma per alveolatura/sapore in un 100% effettivo di grano duro all’85% di idro, non potevo proprio chiedere di più a me stessa (per ora)!

Pagnottone di repertorio 75% idro – grano duro al 100% del 2011


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MINESTRE, zuppe e vellutate

Vellutata di spinaci e yogurt

Premetto che uno dei fondamentali per la riuscita di una ricetta, anche semplicissima, è la qualità degli ingredienti impiegati.

Stavolta però, per questa ricetta, utilizzo spinaci surgelati, anziché freschi!
Ho dovuto/voluto fare una prova veloce col mio TM31 (Bimby) per testare se anche questa – come le altre – era una vellutata che incontrava il nostro gusto; poi mi procurerò il meglio 😉

Ingredienti per 2 (in ordine di apparizione)
20 g parmigiano reggiano
mezza cipolla
20 g olio e.vo.
200 g spinaci surgelati
1 patata a tocchetti (volendola omettere, utilizzare metà dell’acqua prevista)
300 g acqua
1 cucchiaino dado granulare
macinata di pepe verde
2 cucchiai di yogurt (1 per ciascun piatto; lo abbiamo aggiunto per non avere – a nostro gusto – una vellutata dal sapore “anonimo”)
crostini di pane tostato (facoltativo)

Con pepe verde macinato e crostini di pane

Procedimento
Nel boccale verso i tocchetti di parmigiano (sembra una banalità, ma quando si usa il Bimby, e nella ricetta è previsto del formaggio grattugiato, è importante ricordarsi di frullarlo prima della preparazione seguente):
15-20″, vel. turbo, e metto da parte.

Senza lavare il boccale metto la cipolla a pezzi grossolani facendola cadere dal foro con le lame in movimento:
3″, vel. 7.

Aggiungo l’olio sulla cipolla tritata e procedo al soffritto:
3′, 100°C, vel. 3

Aggiungo le patate a pezzetti, l’acqua, il dado e i grossi blocchi di spinaci surgelati (se prima di cuocere prevedo di scongelarli, sarà sufficiente aggiungerli a metà cottura):
30′ antiorario, 100°C, vel. 2 senza misurino (dopo qualche minuto, a spinaci scongelati, volendo, togliere l’antiorario e abbassare a 90°C con misurino obliquo o cestino/vapore sul boccale.

A cottura ultimata frullo il composto:
30″, vel. 6-7 (andrebbe bene un bel turbo per vellutare meglio, ma ricordo che – almeno nel mio vecchio TM31 – è sempre meglio usare la velocità massima con temperature non superiori a 60-70°C).

Ho assaggiato e aggiustato di sale, ho aggiunto il parmigiano e frullato qualche secondo.

Se la vellutata fosse diventata troppo densa, si può aggiungere un pochino d’acqua calda e frullare qualche altro secondo.

E, se non si ha il TM31, ecco la versione in pentola!

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MINESTRE, zuppe e vellutate

Vellutata di cetrioli e yogurt

Da spunti trovati in rete ancora una proposta di vellutata, anche se questa freschissima crema di cetrioli è indicata soprattutto per la stagione estiva.

Al contrario della famigerata salsa tzatziki, dove a farla da padrone sul cetriolo è lo yogurt, qui si sono invertire le parti.
Qualche altra “contaminazione” di sapori ed ecco la mia versione!

Ingredienti
1/2 cucchiaino di semi di finocchio (si suggerisce l’aneto, migliore anche per il colore finale, ma non lo avevo)
1 cucchiaio dado essiccato e 800 g acqua (o equivalente in brodo caldo)
3 cetrioli freschi
1 piccola cipolla (io rossa, ma meglio bianca per il colore)
1 limone (scorza grattugiata; non l’avevo e ho aggiunto scorze secche)
50 g olio e.v.o. (3 cucchiai)
Pepe verde macinato al momento (o poco peperoncino)
sale q.b. (io pochissimo; la crema è molto aromatizzata)
125 g yogurt naturale denso (1 vasetto)
1 cucchiaino di amido di mais per addensare (facoltativo)

Procedimento
Ho mondato e tritato la cipolla;
ho lavato, spuntato e tagliato a dadini i cetrioli (lasciando la buccia dovrebbe migliorare il colore finale);
in una padella ho messo ad appassire la cipolla con l’olio;
ho aggiunto il cetriolo a pezzetti e fatto insaporire qualche minuto;
ho unito l’acqua calda e il dado e la scorza del limone;
ho aggiunto i semi di finocchio, ho coperto e lasciato cuocere a fuoco dolce per 20-25 minuti.

Trascorso il tempo necessario, ho spento il fuoco, ho lasciato intiepidire e poi ho frullato il tutto;
in questa fase, se la crema dovesse risultare troppo liquida, prenderne una piccola parte, e in un pentolino comporre una cremina (tipo roux) che, aggiunta al composto, lo addenserà;
quando la crema si è raffreddata ho aggiunto lo yogurt, il pepe verde e un pizzico di sale.

Servire tepida in un piatto da portata, decorata con qualche fettina sottile di cetriolo e con un cucchiaio di yogurt o qualche crostino.
Se si desidera gustare la crema fredda riporla per tempo, coperta, in frigorifero.

Si conserva 2-3 giorni in frigorifero.

10 agosto 2011

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MINESTRE, zuppe e vellutate

Vellutata di asparagi e uova

In questi giorni, dopo uno sprazzo di caldo da primavera inoltrata, qui a Roma si è “rimesso a fresco”, e quindi stasera ho pensato ad una zuppa calda (naturalmente questa è una ricetta di repertorio e io l’ho preparata nel periodo citato in fondo all’articolo).
Ho preparato quindi questa crema di asparagi, e così abbiamo anche evitato di preparare il contorno di verdure (sfinisco sempre i miei figli con la storia delle verdure per 5 volte al giorno).

Ingredienti per 4 persone
500 g asparagi (li ho ricavati da 2 mazzi)
50 g di farina debole (quella per biscotti con poche proteine)
90 g di burro (ho fatto metà burro/ metà margarina omega 3 vallè)
2 tuorli
sale marino integrale
acqua q.b. (per me, 2 bicchieri circa)
erbe aromatiche (facoltative)

Procedimento
Ho lavato, tagliato a cilindretti gli asparagi.

Per fare prestissimo li ho cotti in pentola a pressione.
Li ho versati in un cestino forato sollevato dalla base, e ho calcolato un solo minuto dal sibilo.

Intanto ho preparato una besciamella con metà del burro e la farina.
Ho allungato con acqua calda (un paio di bicchieri).

Ho versato in questa crema gli asparagi, ho salato e fatto cuocere coperto per 45 minuti, mescolando di tanto in tanto.

Una volta giunta a cottura, ho frullato la crema con il minipimer (all’epoca non avevo il bimby e un minipimer o un buon frullatore sono ugualmente validi).

Intanto, nella zuppiera di servizio, dopo aver mantecato i tuorli con il resto del burro ammorbidito, ho versato la crema ancora bollente.

Mescolare velocemente e servire la vellutata calda.

16 aprile 2011

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LIEVITI e lieviti

Legatura della pasta madre solida passo-passo

Quasi tutti gli appassionati sanno che la “legatura” – riferita alla cosiddetta pasta madre – è un sistema utilizzato prima di procedere alla preparazione di lievitati complessi come panettoni e altri prodotti a lunga lievitazione.
In quel caso sarà sufficiente fare una legatura per 8-9 ore con la stessa farina scelta per il “grande lievitato” che si vuole preparare e poi procedere ai 2 o 3 rinfreschi rafforzanti di rito.

Altro motivo valido per la legatura però è quella di prendersi un lungo periodo di pausa da questo fantastico lievito naturale (anche un paio di mesi, magari lasciandolo in “affidamento” presso il frigo di qualche parente se si va in vacanza)!

Sarebbe meglio “legare” una pasta madre già matura di almeno qualche mese.

Legatura di 8-10 ore, fatta per un panettone:

Si parte dal solito rinfresco (o rinfreschi se serve) per arrivare ad un certo quantitativo (non necessariamente abbondante quando la legatura è per poche ore; più abbondante quando si prevede una lunga sosta in frigo).
Si avvolge l’impasto in un telo pulitissimo, senza odore di detersivi.
Si lega a mo’ di caramella.
Meglio una legatura lasca perché l’impasto prenderà forza, si gonfierà, e le corde alla fine saranno molto tese.
Generalmente aspetto 1 o 2 ore affinché l’impasto prenda un po’ di forza, per poi mettere in un contenitore a misura.
Se la legatura sarà di poche ore, lascerò il contenitore a temperatura ambiente.
Se la legatura viene fatta per un lungo periodo, la lievitazione del “salamotto” proseguirà in frigo.
Il fatto di metterlo in un contenitore a misura farà sì che il panetto prema contro le pareti, non riuscirà ad espandersi più di tanto e pertanto svilupperà una forza maggiore…
… avete presente quando all’incredibile Hulk si tendono i bottoni e poi si strappa la camicia? 😉 ).

QUALCHE CENNO SULLA RIATTIVAZIONE

Prima dei rinfreschi da effettuare per riportare in forza la pms dopo un lungo periodo di frigorifero (le foto sotto sono di una legatura di 16 giorni), sarà opportuno prevedere un “bagnetto” antiacidità (2‰ di zucchero rispetto all’acqua).
Soltanto successivamente si procederà a 3 rinfreschi (almeno 1 al giorno).
In questo caso ne risentì ed era inizialmente collosissima.
Si riprese successivamente, ma per almeno 15 giorni lievitò al rallentatore.

Terremo a temperatura ambiente il nostro lievito fintanto che lo vedremo crescere e lievitare per bene in circa 3 ore. 
Dopodiché potremo metterlo di nuovo in frigorifero e comportarci come di solito.

26 agosto 2008

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DOLCI

Sbriciolata cremosa allo yogurt

Anch’io mi sono fatta conquistare da queste tortine golose.

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Lo spunto l’ho preso qui su yt, e con qualche piccola variazione, ecco la mia versione.

INGREDIENTI TOTALI

  • 2 uova intere (tuorli x frolla, albumi x ripieno)
  • 120 g zucchero (70 x frolla, 50 x ripieno)
  • 80 g burro morbido a pomata (x frolla)
  • buccia grattugiata di 1 limone bio (x frolla)
  • 200 g farina debole per dolci (x frolla)
  • 1 cucchiaino lievito per dolci (x frolla)
  • 1 pizzico di sale (x frolla)
  • 400 g yogurt naturale (x ripieno)
  • 25 g fecola di patate (x ripieno)

PROCEDIMENTO
Per la frolla

  • Ho frullato in ciotola tuorli e zucchero
  • Ho aggiunto burro e frullato ancora (ho utilizzato metà burro e metà olio di cocco disodorato: ha caratteristiche analoghe)
  • Ho aggiunto buccia del limone grattugiata e amalgamato bene
  • Ho aggiunto a pioggia la farina, il lievito, il pizzico di sale e ho lavorato brevemente con le mani
  • Ho diviso in due pezzi l’impasto (uno leggermente più grande dell’altro): la parte più grande (per la base) l’ho messa in frigorifero per circa mezz’ora; l’altra parte più piccola (da sbriciolare in superficie), l’ho trasferita in freezer

Per il ripieno

  • Ho montato a neve gli albumi frullando per 2-3 minuti
  • Ho frullato ancora aggiungendo lo yogurt (meglio 400 g ma me ne era rimasto soltanto 350), lo zucchero (l’ho messo a velo) e l’amido (fecola o amido di mais)

Composizione e cottura

  • Ho rivestito con della cartaforno una tortiera apribile (meglio da 22, ma ho questa da 24 cm di diametro) perché, pur se antiaderente, avevo timore che il ripieno, molto liquido, fuoriuscisse
  • Ho appiattito sul fondo il pezzo di frolla più grande
  • Ho versato tutto il ripieno
  • Ho versato sul ripieno tutta la frolla ghiacciata che ho precedentemente grattugiato in un piatto
  • Ho preriscaldato a 180°C e infornato in basso per 35′
  • Ho fatto freddare prima a temperatura ambiente, poi ho trasferito in frigorifero per un paio d’ore (è più buona fredda)
  • Si conserva in frigorifero per 2 o 3 giorni
  • Ho tagliato a quadrotti e spolverato con dello zucchero a velo idrorepellente.

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PANE, pizze, pizzelle e dintorni PREPARAZIONI e tecniche di base

Pane ai Semini – Tecnica Soaker

In rete si trovano dei pani bellissimi, multicereali, con farine blasonate, ma troppe volte comunque piene di glifosati e pesticidi.

Ho voluto pertanto approfondire questa tecnica dell’ammollo o soaker di alcuni cereali (semi di chia, lino, fiocchi, ecc.), prima del loro inserimento negli impasti, per potermi autoprodurre un pane con farine e semi come piacciono a me!

Anche se l’ho fatto molte volte (nella foto sopra vedete una versione senza autolisi), in fondo lascio solo l’ultima versione del marzo 2025, con spirale, realizzata con tutta farina tipo 2.

Dopo aver forse definitivamente “archiviato” la pasta madre solida, come lievito naturale ho usato il licoli all’80% di idratazione, rinfrescato con le farine bio 00 Mulino Marino al 90% e Segale Integrale di DM al 10%.

Col soaker fra l’altro, con alcuni semi come lino o chia e una certa quantità di acqua, si producono delle mucillagini gelatinose che rendono i nostri lievitati più soffici e ne prolungano la shelf-life (un po’ come il Tang Zhong).

Ma quanta acqua assorbono questi ingredienti nel nostro impasto?
Solo avendo questo dato possiamo risalire alla reale idratazione del pane.
Per reintegrare la giusta dose di acqua mi sono servita di questa tabella.
Si potrà leggere che l’autore ha fatto una serie di esperimenti per risalire alle percentuali di acqua da aggiungere a ciascun ingrediente, sia per l’ammollo a freddo che per quello a caldo (in quest’ultimo caso si velocizzano i tempi del soaker, ma si deve aumentare l’idratazione dei semi).
Esiste anche un suo tutorial su Yt che spero di approfondi

  1. Secondo i suggerimenti dell’autore della tabella sopra, meglio decidere prima la percentuale di idratazione voluta per il pane.
  2. Poi stabilire la percentuale dei semi del soaker da inserire (lui consiglia un massimo del 10% di semi rispetto alla farina, ma io sono arrivata anche al 15%).
  3. Poi, secondo la tabella linkata, calcolare quanta acqua calda o fredda occorre e aggiungerla ai semini.
  4. Per essere sicuri però che tutti i semi dell’ammollo vengano agevolmente idratati (e che praticamente non si “ammalloppino”, come diciamo a Roma) si suggerisce di aggiungere dell’acqua in più: la chiameremo acqua “gratis” o acqua presa “in prestito” dalle dosi iniziali della ricetta.
    Potremo spaziare dal 75 al 100% in più di acqua rispetto a quella prevista per il soaker.
    Dovremo comunque considerare che quest’ultima acqua è soltanto “prestata” al soaker dei semini, ma fa parte della percentuale di idratazione del pane.

Il tutto è un po’ ingarbugliato, vero?
Ma basta applicarsi un po’, e saremo ricompensati da uno dei pani più buoni e genuini di sempre!!!

In effetti, anche confrontandomi con mio marito (ogni tanto mi segue su questi argomenti) mi sono convinta che la corretta dose di acqua del soaker, assorbita dai semi, non contribuisce all’idratazione finale.
L’acqua del soaker infatti ormai “appartiene” al seme che l’ha assorbita; per questo non viene distribuita nella farina dell’impasto.

INGREDIENTI (descrivo l’ultima versione in spirale)
800 g farina tipo2 Buratto Mulino Marino – W300
517 g acqua – 80% (sarebbe 640 g, ma 123 g l’ho prestata al soaker)
160 g li.co.li. all’80% di idratazione – 20%
365 g soaker arricchito – mix di 120 grammi di semi/fiocchi così composto: 30 lino, 30 zucca, 15 sesamo, 15 girasole, 15 chia, 15 fiocchi ai 5 cereali, 123 acqua fredda richiesta dai semi, quindi abbiamo un totale di 243 g di soaker reale, più altri 123 g di acqua presa in prestito dalle dosi della ricetta) – 30% circa di soaker reale rispetto alla farina
16 g sale – 2%

Almeno 6 ore prima della preparazione ho avviato il soaker freddo, ho mescolato, coperto e trasferito in frigo.
Subito dopo ho rinfrescato il licoli con rapporto 1:1:0,8.

PROCEDIMENTO
1. Avvio.
A licoli quasi raddoppiato ho fatto una breve autolisi in spirale con tutta la farina e 517 g di acqua.
Ho coperto e lasciato riposare (30 – 45 minuti).

2. Inserimento del licoli
Al raddoppio del licoli l’ho aggiunto all’impasto e fatto incordare pochi minuti a bassa velocità.
Fermo macchina 10-20 minuti

3. Inserimento del sale e del soaker (qui, alla fine ho deciso di mescolarli insieme)
Ancora qualche minuto di lavoro e riposo per 10-20 minuti.

4. In contenitore unto e pieghe
Ho appiattito l’impasto all’interno della ciotola, ho coperto e segnato il livello di partenza.
Limitatamente alle prime 3h circa di fermentazione, ho fatto qualche piega con metodo coil folding
Ho trasferito in frigo a maturare a 4°C per 10-12 ore.

5. Aumento volume a temperatura ambiente, staglio e preforma delicata.
Dopo 10 ore, con una piccola crescita del 20-30% ho trasferito l’impasto da frigo a temperatura ambiente, e dopo un po’ ho proceduto allo staglio e alla preforma delicata.
Riposo 30 minuti.

7. Formatura
Capovolto il panetto ho un po’ squadrato e formato l’impasto (vedi qui), ho infarinato e trasferito in cestino con chiusura verso l’alto, coperto e a t.a. per 3h circa.

8. Trasferimento impasto in freezer e accensione forno
Se possibile, l’ultima ora, trasferimento dell’impasto da t.a. a freezer (altrimenti in frigo per almeno un’oretta).
A seconda della pezzatura l’impasto può sostare in freezer dai 15 ai 60 minuti circa.
In contemporanea, accensione del forno ad almeno 270°C per 30-45′ con dentro refrattaria (o pentola di ghisa).
Ancora 30-45 minuti di pazienza!


SEMPRE EVITANDO CARTAFORNO IN COTTURA! LA TRADIZIONALE IN VENDITA NON REGGE OLTRE 220°C; QUELLE CHE REGGONO OLTRE QUESTE TEMPERATURE, ANCORA OGGI, CONTENGONO SOSTANZE DANNOSE!!

Dopo aver preriscaldato il forno alla massima temperatura imposto 250°C statico a scalare fino a 180°C per un’ora circa.
A forno spento a spiffero, con pane in verticale, altri 30-40′.

Tutto il resto è in itinere per possibili eventuali miglioramenti.

Aggiornamento marzo 2025.