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DOLCI

Composta di susine gialle senza zucchero

Si! Forse non vale la pena fare marmellate, confetture, composte: troppi zuccheri per le une, bassa conservabilità per le altre, annullamento di tutte le vitamine o quasi della frutta dovuto alla cottura per tutte, ma sono così buone …
… e grazie al dono da parte di un’amica di un bel cestino di susine gialle ben mature provenienti dal suo albero in aperta campagna ho preparato questa composta senza zucchero.
Spero sia inutile ripetere per l’ennesima volta quanto letto in moltissimi articoli in materia di conservabilità delle composte di frutta; la cosa importante ritengo che sia principalmente seguire quanto riportato qui, oltre a qualche altro piccolo suggerimento che troverete in neretto in questo articolo.

Ingredienti
3 Kg e 300 g susine gialle bio intere con nocciolo
1 limone bio non trattato (tutta la scorza e tutta la polpa a pezzettoni, pelata a vivo, togliendo quanto più possibile la parte bianca)
1 mela (non era biologica quindi l’ho voluta pelare; fatta a pezzettoni anche questa lasciando torsolo e semi che contengono pectina).

Procedimento
Per almeno 20 minuti (io circa tre quarti d’ora) ho fatto bollire prima a fuoco alto, e poi abbassando, tutti gli ingredienti in una grande pentola bassa in acciaio (schiumare se vi ricordate).

Ho trovato interessante seguire questo metodo della mamma della mia amica in quanto trovo che la frutta si ossidi molto meno, per via della minore manipolazione per togliere il nocciolo, e resti pertanto molto più chiara.
Poi ho versato tutto in uno scolapasta, facendo proseguire l’ebollizione a gran parte del succo che intanto scolava in un’altra pentola analoga.
Con le mani pulitissime (o con i guanti usa e getta, ma il composto continuerà a bollire anche dopo, quindi ritengo non ci siano problemi di igiene), non appena si è stiepidito, ho trasferito qualche cucchiaiata di composto in un piatto, ho separato via-via la polpa delle susine da tutto il resto che ho eliminato (noccioli delle prugne, buccia/semi e pezzi grossolani di limone, semi e torsoli grossolani delle mele).
Man mano ho versato di nuovo nel pentolone in ebollizione la polpa e le bucce recuperate.
Ho fatto bollire ancora almeno 20 minuti e comunque fino a che la “prova piattino” è stata soddisfacente.


Nel frattempo ho sanificato in microonde i barattolini con due dita d’acqua facendo bollire per qualche minuto (per questa operazione, ultimamente aggiungo qualche goccia di aceto per evitare i depositi di calcare che si formano).
Anche i coperchi – che devono essere del tipo che fa click-clack – sono stati sanificati portando in ebollizione un pentolino con dell’acqua per una 20ina di minuti (ho unito all’acqua in ebollizione anche le pinze servite successivamente per prenderli).
Nel frattempo ho messo a bollire sul fuoco un megapentolone quasi pieno d’acqua: mi servirà per la sterilizzazione dei barattoli contenenti la composta.
Cercando di fare velocemente per mantenere tutto caldissimo (e per evitare shock termici al vetro), ho versato la composta bollente nei vasetti che avevo appena tolto dall’ebollizione in microonde svuotandoli naturalmente dall’acqua; quando necessario ho pulito per bene e asciugato il bordo di vetro con uno scottex intriso di alcool 95°; stessa cosa ho fatto con i coperchi che man mano tiravo su dal pentolino in ebollizione.
Nel megapentolone pieno d’acqua in ebollizione intanto ho versato qualche telo per non far sbattere fra di loro tutti i vasetti che ho disposto dentro, ancora bollenti.
Ho fatto bollire 40 minuti dalla ripresa dell’ebollizione e lasciato dentro i barattoli fino al giorno dopo, quando, a completo raffreddamento dell’acqua, li ho tirati fuori.
Nessun barattolo si è rotto, e in tutti i barattoli si è creato il sottovuoto (non si deve più sentire il click-clack del coperchio).

Per quello che riguarda la conservazione, visto che ho utilizzato prugne (hanno un pH molto acido), ho aggiunto del limone, ho ottenuto una buona densità, ho sanificato gli utensili e proceduto alla successiva sterilizzazione dei barattoli e dando credito a quanto letto sul link citato sopra, direi che questa composta potrà essere conservata fino a tre mesi senza rischi di botulino (vedi qui).
Ah, per le persone attente che vanno a sbirciare nel link, segnalo che ho misurato il pH finale della mia composta: sta fra il 4 e 4,5. Direi perfetta, visto che il botulino si sviluppa perlopiù in preparazioni grasse e con acidità al di sopra di queste!
Se il gusto acidulo non fosse di gradimento, al consumo è sempre possibile aggiungere un filo di miele.
Prima di aprire un barattolo consiglio di trasferirlo già da qualche ora prima in frigorifero e consumare la composta entro una settimana dall’apertura (buona norma sarebbe scriversi sull’etichetta la data di apertura del barattolo!).
Proprio in funzione di questo ho preparato barattoli piccoli (intorno ai 200 grammi).
Oltre spalmarne un velo sulle fette biscottate al mattino, ci vedrei bene qualche bella crostata (un po’ come per la confettura di visciole, ottimo il binomio dolce della frolla/acidulo della composta), o anche adottare la composta come topping per un ottima   cheesecake (anche formaggioso e acidulo dovrebbero “sposarsi” ottimamente… riporterò fra queste righe appena preparo questo dolce al cucchiaio) 😉

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Nocino modenese (il mio)

NOCINO MODENESE SENZA ACQUA AGGIUNTA
Dopo aver seguito due ricette diverse – questa tradizionale modenese, senza acqua aggiunta, appena aromatizzata secondo il Disciplinare,  e quella dell’altro mio articolo, relativa al Premiato Nocino di Zia Seconda, più aromatizzata e con aggiunta del solito sciroppo di acqua/zucchero – riporterò nei rispettivi articoli, il modo di procedere per queste due preparazioni che stanno andando avanti di pari passo.
Credo di dover aspettare almeno un anno per poter decidere quale ricetta è maggiormente di mio gusto.

Ho preparato questo liquore, ispirato all’antica ricetta modenese, con noci della zona di Castel San Pietro, un verde paesino collinare della provinia di Roma, inserito nel club dei “Borghi più Belli d’Italia”.
L’anno scorso, come vuole la tradizione, mi ero ripromessa per il futuro di raccogliere le noci al momento giusto – la notte fra il 23 e il 24 giugno – ma anche quest’anno non sono riuscita a cogliere le preziose drupe prima del 30 giugno 2019.
Oltre la prima settimana di luglio – secondo gli erboristi – non siamo più nel periodo balsamico migliore per questa preparazione.
“Fortunatamente” quest’anno, in zona, il clima non è stato dei migliori fino a tutto maggio, sono certa pertanto che la raccolta delle noci effettuata in questa bellissima giornata di inizio estate, nella ridente località al fresco a 763m s.l.m., sia da considerarsi valida a tutti gli effetti.
E’ solo in questo periodo infatti che si riesce a “trafiggere” il guscio non ancora formato del frutto – pieno di olii essenziali, linfa e vitamine – e sembra sia questo quindi il momento giusto per la preparazione di questa magica “pozione”!
Onde evitare rovinose cadute e conseguenti corse in ospedale, non sono salita di notte sull’albero per cogliere le noci a piedi scalzi come vorrebbe un’antica tradizione, ma più pragmaticamente – e rigorosamente di giorno – ho soltanto avuto l’accortezza di utilizzare le mani nude (con l’aiuto prezioso della mia amica Carla) e non utilizzare attrezzi di metallo nello staccare le noci, per evitare l’ossidazione del mallo.
Inserirò le foto man mano che procederà la lavorazione 😉

Ingredienti per circa 2 litri di nocino (ho utilizzato la massima dose indicata sia di zuccheri che di noci per cui ho aumentato del 20% anche l’alcool)
1200 ml di alcool 95° buon gusto (in peso, siamo intorno ai 950 grammi)
1200 g di zucchero (rende circa 65 ml ogni 100 g, quindi in volume siamo sui 780 ml)
1,2 Kg di noci fresche immature non trattate grandi (io 41 noci – Non avendo dati sulla composizione delle noci immature, ma dando credito ad un cognato chimico che propende per un 20% di acqua contenuta, andrò ad aumentare questo valore di circa 240 gr nel computo della gradazione alcolica)
2-3 chiodi di garofano al massimo (facoltativi – ne ho messi 3)
½ stecca di cannella piccola (facoltativa – ne ho messa 1 grammo)
Volume totale circa 2220 ml

Gradazione alcolica (vedi anche qui).
Sotto, un sistema semplice per ricavare la gradazione alcolica (molto indicativa nel mio caso):
(alcool/volume totale)*gradazione, quindi:
(1200/2220)*95 = circa 51°Vol

Procedimento
Bardata con guanti di lattice e un grembiule ho pulito, ma non lavato le drupe, con uno straccio (bagnato e strizzato più volte per togliere ogni traccia di detersivo).
Sopra un tagliere di plastica ricoperto da un altro straccio, ho tagliato le noci in 4 spicchi con un coltello (non avevo quello adatto, in ceramica, e ho usato acciaio) e le ho riposte subito man mano nel bottiglione di vetro (con tappo di plastica, privo di guarnizioni di gomma) dove avevo precedentemente versato lo zucchero con un imbuto.

Erano belle verdi e giustamente sode, si tagliavano tutte abbastanza agevolmente e il guscio non era ancora formato, all’interno erano perlopiù gelatinose (come dovevano essere) e da quasi tutte, nel tagliarle, fuoriusciva qualche goccia di liquido dal mallo interno (che ho cercato di recuperare).
Come da antica ricetta, per i primi 2 giorni, ho conservato la mistura in una zona molto assolata (la verandina riparata del mio balcone esposta a sud-ovest) e ho mescolato spesso con un manico di una cucchiarella di legno nuova.

Dopo 2 giorni, quando lo zucchero si è completamente sciolto, ho addizionato l’alcool e le poche spezie (poco già è troppo, secondo il disciplinare).

Da questo momento, e per circa 3 mesi, ho tenuto il bottiglione in una zona parzialmente soleggiata (un balcone esposto a nord-est col sole soltanto al mattino).
Ho rimescolato un paio di volte al giorno per le prime 3 settimane, poi ho diradato a una volta al giorno.
Regolarmente (almeno 1 volta la settimana) ho aperto il tappo per arieggiare il prodotto, farlo scurire (ossidare) e far perdere un po’ d’alcool.
Dopo un massimo di 3 mesi il mio liquore è pronto per essere filtrato (a titolo di cronaca ho finito di imbottigliare e oscurare le bottiglie dopo 90 giorni esatti, il 28 settembre 2019; attenzione a non allungare troppo i tempi in quanto il nocino potrebbe diventare troppo amaro).
Giunto il momento filtro per due volte usando un telo pulitissimo (o un paio di fogli di cartacasa sovrapposti con del cotone fra i due strati), e imbottiglio in piccole bottiglie di vetro scure (e/o schermate con alluminio).
Sigillo bene ciascun tappo, etichetto sommariamente (cosa molto importante per evitare confusione fra i vari prodotti finali) e conservo in cantina al buio e al fresco a maturare (si dice sia meglio arrivare almeno a 12 mesi o più dal filtraggio, se si desiderano apprezzare appieno tutte le caratteristiche organolettiche di questo liquore).

Consiglio:
Versare del nocino in una bottiglia, riempiendola per metà, già da qualche ora prima di servirlo! Questo per attenuare un po’ l’effetto dell’alcool e armonizzare meglio il bouquet!!!
P.S. – 30 settembre 2019
Naturalmente non ho potuto fare a meno di assaggiarlo appena filtrato.
Certamente ancora troppo presente l’alcool, ma si preannuncia un vero e proprio “NETTARE NERO” … stupendo 😉

APERITIVO
(o nociato, o secondo nocino o nocino di seconda mano)
E dopo tutta ‘sta tiritera, cosa fare dei resti generosi delle nostre noci?
Una seconda ricetta può essere quella di un buon aperitivo, magari da regalare al prossimo Natale.
Ingredienti per ogni 2 litri di aperitivo
30 noci residue dalla macerazione precedente (ma ricordo che ne ho utilizzate 41)
2 lt vino bianco (ho utilizzato un secco biologico dei Castelli Romani 12° e, visto il numero di noci, ho calcolato 2 lt e ¾)
Dopo aver filtrato il nocino, aggiungere il vino all’interno del bottiglione contenente i resti delle noci.
Lasciar riposare al sole per almeno 30 giorni (io balcone a sud-ovest fino al 28 ottobre).
Nel giro di un mese la bevanda sarà pronta per essere degustata, fresca, come aperitivo.
Prepararsi a conservare l’aperitivo in qualche bottiglia medio-piccola carina da 50-60 cl, etichettando a dovere.
P.S. – 31 ottobre 2019
Risultato di questo aperitivo: un buon vino aromatizzato che “richiama” il vermouth.
Resta un po’ torbido.
A me è piaciuto molto!
Da bere fresco.

NOCI SOTTO SPIRITO
E con gli spicchi di noce ho voluto provare anche una terza ricetta.
Scimmiottando le noci sotto spirito di Zia Seconda, mi sono regolata preparandole in maniera analoga (credo che le noci di Zia Seconda siano migliori, visto che sono il residuo del nociato che contiene vino/zucchero/alcool, e non semplicemente vino come in questo aperitivo qui: riferirò dopo l’assaggio).
Ripeto pertanto: togliete gli spicchi di noci rimasti e lavateli in alcool (che poi, colato, userete per qualche altra preparazione o per il nocino dell’anno dopo); chiudete gli spicchi bagnati in barattoli ermetici in modo che non si muovano; usate barattoli da 12 spicchi.
Le noci sotto spirito sono buone e digestive, si possono consumare subito e durano anche più del nocino.
P.S. – 31 ottobre 2019
L’assaggio di queste noci è stato un po’ deludente.
A mio parere, un po’ troppo “insipide/annacquate” per l’ultima macerazione in solo vino.
Molto migliori quelle derivanti dall’altra ricetta di Zia Seconda.
E’ anche comprensibile, perché le altre noci derivavano da una nuova mistura di alcool, zucchero e vino destinati al Nociato (o Secondo Nocino Dolce), mentre queste – già “sfruttate” dopo i 3 mesi di macerazione – derivavano dall’ulteriore mese di macerazione del solo vino destinato all’aperitivo.
Ecco due interessanti video del 2011 con la V. Presidente dell’epoca, dell’Ordine del Nocino Modenese Vania Franceschelli: I parteII parte

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Nocino di Zia Seconda

 Vedrete … non sprecheremo neanche una noce nella preparazione delle ricette che seguono …

Prima ricetta – Premiato Nocino con sciroppo di acqua/zucchero

Quest’anno – il 30 giugno 2019 per l’esattezza (una settimana dopo il canonico 24 giugno, ma il maltempo dei mesi precedenti ha permesso la raccolta di noci non ancora mature) – ho proceduto alla raccolta per fare questo famoso liquore.
Ho pensato di diversificare la produzione e preparare due versioni di nocino: la prima naturalmente è quello ispirata al famoso Nocino Modenese come da Disciplinare, pubblicata in un altro mio articolo; per la versione qui pubblicata, invece, incuriosita dalla storia raccontata dall’eclettico Luciano Zambianchi (collaboratore fra le altre cose della SRSN-Società Romana di Scienze Naturali), ho voluto provare l’aromatico nocino di sua Zia Seconda (trovate la storia di Seconda e altri dettagli nel link a fondo pagina).
Credo di dover aspettare almeno un anno per poter decidere quale ricetta è maggiormente di mio gusto.

Ingredienti per un litro di liquore
24 noci non mature (erano grandi) – circa 700 grammi (non avendo dati sulla composizione delle noci immature, ma dando credito ad un cognato chimico che propende per un 20% di acqua contenuta, andrò ad aumentare questo valore – 140 gr circa – nel computo della gradazione alcolica)
570 ml di alcool per liquori a 95° (450 g – doveva essere ½ lt alcool, quindi 395 g, ma ho fatto un po’ di più per poter coprire per bene le noci. Naturalmente ho aumentato il resto degli ingredienti)
1 noce moscata piccola spezzata in due
la scorza di 1 limone
2 g di cannella in stecche (due stecche piccole)
7 chiodi di garofano piccoli
Per lo sciroppo
340 ml acqua appena bollente (io oligominerale)
340 g zucchero *** (questa quantità sviluppa 212 ml)
Gradazione alcolica – vedi anche qui (in questo caso il conteggio è approssimativo, visto che non trovo altri dati per poter calcolare esattamente il contenuto di acqua nelle drupe):
(totale alcool/volume totale)*gradazione alcool = gradazione ottenuta, quindi
(570/1262)*95 = circa 43°Vol

*** Luciano Zambianchi mi ha suggerito di fare una prova riducendo lo zucchero del 20%.
In questo caso avrei potuto inserirne soltanto 270 grammi.
Purtroppo mi sono dimenticata, ma per certi versi sono contenta di aver inserito la percentuale originaria del Nocino, così avrò un dato di partenza da confrontare per quando lo rifarò meno dolce l’anno prossimo.

Procedimento
Dopo aver pulito più volte le noci con uno straccio appena umido le ho tagliate in quattro spicchi e le ho messe in un recipiente sommergendole per bene con l’alcool della ricetta.
Ho chiuso bene il barattolo e l’ho lasciato al sole per un giorno (se c’è freddo di notte ritirarlo in casa).

Il secondo giorno ho aggiunto tutte le spezie e ho tenuto in infusione per 40 giorni (al sole: sud-ovest), agitando almeno una volta al giorno il recipiente (se di notte fa freddo ritirarlo in casa).

Dopo 40 giorni (alla vigilia della notte di San Lorenzo) ho colato l’infusione in una bottiglia da 1 lt e ½, filtrando bene con un telo e aiutandomi con un imbuto.

Ho tenuto da parte le noci e le spezie (vedi seconda ricetta).
Nel frattempo ho preparato lo sciroppo versando lo zucchero nell’acqua già caldissima.
Ho subito spento il gas, mescolato bene, e lasciato raffreddare (un modo un po’ diverso di preparare sciroppi, ma ho voluto seguire la ricetta originale, e naturalmente lo zucchero si è sciolto per bene ugualmente).
Una volta freddo ho aggiunto lo sciroppo all’infusione di noci e ho imbottigliato in bottiglie piccole (al massimo da un quarto di litro) ben lavate, sciacquate, scolate, risciacquate con poco alcool e fatte asciugare.
Ho chiuso ermeticamente le bottiglie, ho sigillato il tappo con della pellicola, ho schermato con dell’alluminio e – in attesa di una futura etichetta adeguata – le ho etichettate sommariamente (per evitare confusioni con i nociati o nocini diversi in preparazione) facendole riposare al buio e al fresco in cantina.

Anche se il Nocino avrà raggiunto il massimo del gusto dopo due anni e durerà fino a cinque anni (ma anche di più, se le bottiglie sono ben sigillate), già dopo 4 mesi, quindi per l’8 dicembre, in occasione dell’Immacolata Concezione, sarà possibile un primo piccolo assaggio.
P.S. – 10 novembre 2019
In concomitanza con l’assaggino dell’altra versione, abbiamo assaggiato anche un pochino di questo liquore.
Mentre il nocino modenese preparato senz’acqua ci ha sorpreso per la sua unicità e l’equilibrio fra bontà, forza e cremosità – non so se perché ancora troppo giovane – ma ho trovato che questo liquore non si differenzi dai molti liquori preparati in precedenza.

Seconda Ricetta – Nociato (o Secondo Nocino Dolce)

Dalle noci rimaste dal nocino togliete la scorza di limone, la noce moscata e i pezzi più grossi di cannella; lasciate i chiodi di garofano.
Ingredienti per 1 litro di Nociato (o Secondo Nocino Dolce)
24 noci residue dalla prima infusione dei 40 giorni in alcool
7 piccoli chiodi di garofano residui dalla prima infusione
½ litro di vino rosso Sangiovese 13°
¼ di litro di alcool 95°
500 g zucchero
1 bacca di vaniglia
Procedimento
Aggiungete per ogni 24 noci intere mezzo litro di vino rosso corposo e di alta gradazione, un quarto di litro di alcool per liquori (che ricordo essere 197,5 grammi e non 250 grammi!), ricoprite il tutto con mezzo chilo di zucchero e aggiungere una bacca di vaniglia.

 

Lasciare al sole agitando tutti i giorni fino a quando lo zucchero non sarà tutto sciolto (comunque almeno tre mesi; io fino al 9 novembre 2019).
Dopo tre mesi scolate il liquido e filtratelo con una carta-filtro, avendo cura di mettere da parte gli spicchi di noce (vedi terza ricetta).
Imbottigliare ed etichettare per non fare confusione col primo Nocino.
Far riposare al fresco e aspettate altri tre mesi prima di berlo (8 febbraio 2020).
Il nociato è ottimo dopo un anno (novembre 2020) e dura quanto il nocino.
P.S. – 10 novembre 2019
Assaggiato anche questo Nociato (o Secondo Nocino Dolce) di Zia Seconda.
Mi è sembrato molto buono, addirittura migliore rispetto al Premiato.

Terza Ricetta – Noci Sotto Spirito

Togliete gli spicchi di noci rimasti oltre 4 mesi nelle diverse macerazioni, e lavateli in alcool (che poi, colato, userete per qualche altra preparazione o per il nocino dell’anno dopo); chiudete gli spicchi bagnati in barattoli ermetici in modo che non si muovano; usate barattoli da 12 spicchi.
Le noci sotto spirito sono buone e digestive, si possono consumare subito e durano anche più del nocino.
P.S. – 10 novembre 2019
Queste noci le abbiamo trovate molto saporite e sode al punto giusto.
Sicuramente migliori rispetto a quelle nel Nocino Modenese dell’altra ricetta (che invece ritengo migliore come nocino), che hanno fatto un’ultimo periodo di macerazione in solo vino e non in una nuova mistura di alcool/vino/zucchero.


Fonte: http://www.greenious.it/nocino-nociato-noci-sotto-spirito-ricette/

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Pizza Tonda Romana nel Forno di Casa

… quella bassa, croccante e bencotta!
In apertura una “Badessa”, con mozzarella, crema di salsiccia/salame, zucchine, pecorino.

Seguendo i suggerimenti trovati nel forum La Confraternita della Pizza sto provando le varie tipologie di pizza al forno (ho un “semplice” forno casalingo, ma che arriva a 300°C; con l’ausilio dell’argilla refrattaria, sulla quale sparo qualche minuto di grill, conto però di toccare i 350°C circa).

Questa è la cosiddetta Pizza Tonda Romana, diversa rispetto alla Napoletana, soprattutto per la stesura dell’impasto, eseguita perlopiù a matterello, per riuscire ad avere la caratteristica croccantezza (vedi qui stesura a matterello, ma anche qui, stesura a mano).

La Romana non deve avere il cornicione sviluppato come la Napoli.
Ulteriore piccola variazione (motivo per cui continuo a preferire la Napoli) è il contenuto di grassi suggerito per la friabilità, preferibilmente lo strutto.
Io solitamente sostituisco lo strutto con olio di cocco disodorato che, pur contenendo acidi grassi a catena media, è pur sempre un grasso vegetale e non animale.
Per 4 pizze da ca 180-185 g a 24 ore di maturazione in questo periodo caldo
3 ore per la puntata a temperatura ambiente
17-18 ore di frigo in “massa” e alla fine staglio in “panielli”
3 ore apretto.

Ingredienti (in estate freddi di frigo quando possibile) per 4 pizze:
450 g farina (410 con W300, 40 semola senatore cappelli integrale setacciata da me)
265 g acqua freddissima
10 g  olio di cocco disodorato (sostituto al posto dello strutto)
8 g sale
20 g pasta madre solida (con queste temperature in casa – circa 30°C – forse meglio 15 g o anche meno). Se non sia ha pasta madre è possibile provare con 1,5 g di lievito di birra fresco o 0,50 g ldb secco.
   Stesura prima a mano (appiattendo prima bene i bordi per evitare che il cornicione si sviluppi), lasciando la “piramide” o “serbatoio” (una montagnola di impasto maggiore al centro) e poi stendere col mattarello (ma c’è chi lo fa molto bene anche a mano).
Cottura in forno di casa su refrattaria a 300°C posta in alto vicino al cielo del forno per 5 minuti circa (col mio solito grill “sparato” sulla pietra 5-6 minuti subito prima di infornare).
La cottura è bene che sia leggermente più prolungata rispetto alla Napoli per aggiungere croccantezza al prodotto finale.

A parte i panielli, secondo me giunti ad una leggera sovramaturazione, l’esigentissimo maritozzo ha decretato un ottimo “sette e mezzo legittimo” 😉
Per questa pizza successiva – simile a quella presentata nell’articolo, ma stesa a mano invece che a mattarello – il marito è arrivato addirittura al punteggio di “NOVE”!!!

“Calabrese” con nduja, cipolla tropea, pomodorini, in uscita prezzemolo, stracciatella o bufala e filo d’olio.

Articolo del  9 Agosto 2019