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PANE, pizze, pizzelle e dintorni

Pizza in Teglia

Anche se oggi cambierei alcune cose, sono tuttavia molto legata a questa prima pizza in teglia preparata nel lontano 2009 seguendo le indicazioni di “Accademia del Pane” (che ho contattato personalmente per avere l’autorizzazione a citarli), ma realizzata con la mia pasta madre solida (in fondo all’articolo, anche la versione con licoli).

 
…la classica piegatura morbida di questo tipo di pizza!

INGREDIENTI per 1 placca da forno normale piú 2 teglie 21×27
750 g farine bio con forza finale di almeno W260
75 g pms ben rinfrescata
495 g acqua (375 per la biga e 120 alla fine)
8 g zucchero
16-20 g sale

PER QUESTA FARCITURA
6-800 g di pezzettoni di pelati un po’ frullati (io 600)
2 mozzarelle o fior di latte (ho spezzettato minutamente con le mani. L´importante è far scolare bene dall’acqua, in uno scolapasta, per diverse ore)
sale
olio
un pizzico di zucchero (facoltativo, io lo metto nel pomodoro)
qualche acciuga sotto sale
un po´di prosciutto cotto
qualche rondella di zucchine surgelate o fresche, tagliate finissime.

PASSO-PASSO FOTOGRAFICO
Biga
Ho sciolto i 75 gr di pm ben rinfrescata in una terrina nei 375 g di acqua appena tiepida.

Ho versato gradualmente la farina con una mano e mescolato con l’altra fino ad assorbimento.

Ho lavorato un pochino sulla tavola, formato una palla e rimesso nella terrina, coprendo e facendo lievitare in ambiente fresco (18°C circa) per 10 ore (6-18 ore, a seconda della forza delle farine utilizzate).

Rinfresco della biga
Dopo le 10 ore ho pesato zucchero, sale, acqua.

Ho versato nella biga la metá dell’acqua con lo zucchero.
Ho lavorato in ciotola l’impasto – molto molle – e ho aggiunto la restante acqua dove ho ho sciolto il sale.
Ho continuato a lavorare per 15 minuti almeno.
Ho coperto con cellophane e fatto riposare 20-30 minuti.
Dopo il riposo ho steso l’impasto nelle teglie unte e infarinate.

Ho coperto e lasciato lievitare 4-5 ore.

Farcitura

Intanto che la pizza lievita comincio a sminuzzare la mozzarella e a farla scolare in uno scolapasta (se voglio anticipare questa operazione, metterò il formaggio in frigorifero, specialmente in estate).
Do una leggera frullata ai pomodori, aggiungo un po’ d’olio, 2 pizzichi di sale e 1 di zucchero.
Ecco l’impasto ben lievitato dopo 5 ore di riposo.

Ho formato 3 strisce di condimento nella leccarda da forno: zucchine/acciughe/mozzarella – classica margherita pomodoro/mozzarella – prosciutto cotto/mozzarella.
Inoltre ho fatto due teglie pomodoro, acciughe e mozzarella (erroneamente forse, comunque a Roma questo tipo viene chiamata “napoletana”).

Cottura
Ho fatto scaldare il forno a 300°C.
Una volta raggiunta la temperatura, ho infornato solo la teglia grande nel binario piú basso, abbassando subito a 250°C statico.
Ho fatto stare 15 minuti, ho tirato fuori, ho aggiunto a tutte le strisce di condimento la mozzarella che non ho messo da subito, e ho infornato di nuovo per 5 minuti.
Le altre due teglie le ho cotte dopo, contemporaneamente, nella stessa maniera, sfalzandole un po’ su due griglie, per far arrivare bene il calore.

Versione con licoli

Ed ecco lo stesso tipo di pizza, modificata un po’ per essere realizzata con lievito in coltura liquida.
INGREDIENTI per 3 teglie grandi (40×30)
780 g farina tipo 2
540 g acqua (380 per la biga e 160 alla fine)
40 g licoli di grano duro
16 g sale
8 g malto in pasta

PROCEDIMENTO
Biga (13 ore scarse a 10-15°C, in balcone in notturna)
780 g farina tipo 2
380 g acqua
40 g lilí di grano duro
Rinfresco
160 g acqua
16 sale
8 malto
Ho lavorato a lungo in ciotola e lasciato riposare mezz´ora circa.
Ho poi steso l´impasto piú fino possibile nelle teglie unte e infarinate (piú spesso in una teglia per il marito), e lasciato lievitare 5 ore abbondanti.
Cottura (stavolta ho messo giá dall’inizio un po’ di mozzarella con gli altri ingredienti)
Preriscaldato per 35-40 minuti fino a 300°C il mio biscotto di argilla di 4 cm.
Infornato per 5 minuti.
Ho poi abbassato a 250°C per altri 10 minuti.
Ho aggiunto mozzarella e fatto stare ancora 5 minuti nel binario piú alto (prima di questa aggiunta, volendo si potrebbe sfornare, far freddare, congelare e finir di cuocere successivamente, dopo lo scongelamento con l’aggiunta di un altro po’ di mozzarella).

31 gennaio 2009

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PANE, pizze, pizzelle e dintorni

Pinze triestine a lievitazione naturale

Era da tempo che facevo il filo a Tiziana, la mia amica triestina, per queste pinze (r.i.p. Tiziana!).
E lei carinissima e bravissima, ci ha fatto un bella sorpresa proprio a ridosso della Pasqua (del 2011). Ecco qua la mia versione con pasta madre (anziché lievito liquido come lei), con le mie modifiche.
I impasto – lavorazione fra le 12,45 e le 13,00 circa (per come mi è andata la lievitazione, se voglio infornare al mattino successivo intorno alle 6,00, sposterò l’inizio della preparazione alle 15-16):
200 g pasta madre ben rinfrescata sia nella settimana precedente, che nel giorno che precede la preparazione, con rinfreschi rafforzanti come per i panettoni, ma senza fare legatura
40 g burro a pomata
2 uova intere medie (125 g pesate col guscio)
75 g zucchero
50 latte intero
295 manitoba
2-3 g circa sale (un pizzico)
Ho miscelato pm, uova, zucchero sciolto nel latte già da qualche ora prima, burro e poi man mano, tutta la farina.
Ho dato un’ultima lavoratina a mano sulla tavola e messo in ciotola coprendo.
Ho acceso prima il forno a 35°C per 5 minuti, poi spento e adagiato l’impasto, lasciando la lucetta accesa per la prima ora soltanto.
 
II impasto – lavorazione fra le 21 e le 21,30 circa
780 g circa – tutto il primo impasto
80 g circa tuorli (4 tuorli)
66 g burro a pomata
124 g zucchero
40 g rum (non ho trovato quello per dolci: ho messo bacardi a 37,5% vol)
1 pizzico vaniglia naturale
scorza grattugiata di una arancia grande e un limone (qui ho usato le mie scorze fresche grattugiate, riscalando naturalmente lo zucchero)
230 g farine (Tiziana mette tutta manitoba, e invece io ho messo 130 di manitoba e 100 di 00 – ho pensato che essendo un ultimo impasto, mi avrebbe potuto reggere bene ugualmente: la prossima volta vorrei diminuire ulteriormente)
1 tuorlo per pennellare prima di fare i tagli e infornare.
Ho di nuovo impastato avendo cura di inserire gli ingredienti gradualmente, aspettando che ogni ingrediente venisse assorbito prima di introdurne un altro.
Ho poi ripassato sulla tavola e, ho fatto la prova del velo.

    

Ho poi diviso in due panetti di circa 650 g l’uno; ho effettuato qualche piega; ho messo un pochino in forza, e infine pirlato.
Ho poi poggiato direttamente sulla leccarda del forno coprendo ciascuna palla con uno stampo da parrozzo (o utilizzare una cella di lievitazione) e imburrando bene il tutto (sia l’interno degli stampi che la leccarda).
Ho infilato in due buste di cellophane e ho messo in forno spento a lucetta accesa.
Fino a che sono andata a dormire ho acceso 1 h si e 1 h no la lucetta del forno.
Prima e dopo la lievitazione di circa 8 ore e mezza su leccarda imburrata
Nota:
a me è andata benissimo e non ho trovati il minimo problema (in questi giorni, per ovvie ragioni, ho rinfrescato tantissimo la pm), ma onde evitare eventuali slievitazioni, meglio osservare 5 o 6 ore di lievitazione.
Purtroppo Tiziana ha suggerito i tempi di lievitazione solo in un secondo momento!!
Notare che c’è molto zucchero in questa ricetta, e questo aiuterà molto la velocizzazione della lievitazione.
Ho pennellato con tuorlo, ho effettuato i tagli con le forbici e ho infornato ad un binario basso a 180°C per 35-40 minuti, come da ricetta.
Gli ultimi 10 minuti ho frapposto, fra il cielo del forno e le pinze, una teglietta appoggiata su una griglia.
Risultato: non so se di solito l’interno deve venire così (Tiziana ha detto che le pinze non devono venire troppo alveolate), ma ho trovato le pinze un dolce ottimo, soffice, profumato.
Volendo prepararle con qualche giorno di anticipo, si può spruzzare dell’alcool per liquori a 95° all’interno delle buste, per conservare meglio le pinze (come si fa per i panettoni, colombe, ecc.).

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Versione con lievito liquido e tang zhong

Ricetta realizzata fra il 18 e il 19 giugno 2011
se volete le pinze per colazione (ma dovrete fare un’alzataccia)
ecco una mia nuova prova, questa volta con lievito liquido ma….
con l’aggiunta della nuova tecnica (millenaria, ma nuova per noi all’epoca) del tang zhong o water roux (milk roux in questo caso), cioè l’aggiunta di una pappetta gelatinosa, fatta in questo caso con amido e latte, che ho inserito nel secondo impasto di queste ottime pinze triestine.
Ecco nel dettaglio (a Roma, in casa, stiamo intorno ai 27°C)
Poolish h. 10,30:
100 g latte zymil fresco
100 g manitoba 0 bio “il frantoio”
20 g lilì d-mix (rinfrescato 4-5 ore prima e usato al raddoppio)
Milk roux – sempre intorno alle 10,30.
(ma potete prepararlo anche in seguito)
15 g di amido di mais
150 g latte zymil fresco
Preparare la gelatina portando a 65°C il composto, mescolando di continuo (in genere si perde qualche grammo per evaporazione dell’acqua).
Io faccio raffreddare mescolando, mettendo il pentolino in un’altra pentola contenente acqua freddissima..
Una volta freddo, copro con pellicola a contatto e metto in frigo.
I impasto fra le h. 18 e le 18,30 circa:
220 g – tutto il poolish (era almeno quadruplicato: ho fatto i segni col pennarello sul vaso di vetro!!! L’ho cominciato ad usare prima che cominciasse a riscendere)
40 g burro a pomata
2 uova intere medie (circa 125 g col guscio)
75 g zucchero322 g d-mix (qui Tiziana dice tutta manitoba, ma io ho messo 258 g manitoba 0 + 64 g tipo 00)
un pizzico di saleho prima montato un pochino le uova e lo zucchero, poi con la macchina del pane ho miscelato poolish, uova e zucchero, ho aggiunto un po’ di farina, il burro un po’ alla volta. Poi la restante farina, dove avevo mescolato il sale, un po’ alla volta.
Ho incordato, poi coperto e messo a lievitare …
A quasi triplicamento ho proceduto al
II impasto fra le h. 24,00 e l’1,00 circa:
tutto l’impasto precedente
4 tuorli
66 g burro a pomata
124 g zucchero (considerando circa 50 g di zucchero semolato normale + 25 g di zucchero vanigliato da me con vaniglia fresca + 50 g di zucchero derivato dalle scorze fresche grattugiate di limone)
40 g rum
la scorza grattugiata fresca di un limone + 1 cucchiaio di scorza secca di arancia (secondo le ricette linkate)

230 g d-mix leggero (qui Tiziana dice tutta manitoba, ma io ho messo160 g 00 + 70 g manitoba)
160 g milk roux

Sempre nella mdp ho lavorato l’impasto con zucchero e uova montate in precedenza, rum (dove avevo messo a macerare le scorze d’agrumi), fino a renderlo omogeneo.
Ho aggiunto un po’ di farina, poi il burro, poco alla volta, e ho continuato con la farina.
Ho quindi terminato, aggiungendo, un cucchiaio alla volta, il milk roux, facendo incordare bene.
Ho diviso l’impasto (molto più appiccicoso rispetto a quando non ho usato tang zhong), formato due palle e messo a lievitare su una teglia, frapponendo fra le due palle un foglio di cartaforno. Ho messo accanto un pentolino di acqua bollente, e lasciato a temperatura ambiente sotto ad una copertina di pile.

Cottura h. 6
Al raddoppio, (ho dormito solo 5 ore, ma voi naturalmente potrete riadattare ai vostri orari) ho spennellato con tuorlo sbattuto, poi inciso con le forbici a tre raggi ed infornato. Meglio fare l’incisione più profonda al centro, circa 1,5 cm, e meno verso l’esterno.
Ho preriscaldato a 180° statico, e cotto per 40-45 minuti, in un binario basso del forno, ruotando la teglia dopo circa 25-30 minuti e coprendo in questa fase il cielo del forno con un’altra teglietta – per non far bruciare il dolce.
Le foto del passo passo sono le stesse della ricetta che ho eseguito sopra.
Ed ecco la foto di questa fetta e la prova sofficità.

Risultato: assolutamente positivo vista la maggiore sofficità raggiunta grazie al tang zhong.
Impressioni, mangiando il dolce dopo 3 giorni dalla cottura, conservato in una doppia borsina di stoffa: naturalmente un po’ asciugato, ma non è indurito granché e non c’è stato bisogno di nessun passaggio in forno (magari si potrebbero fare delle fette e passarle qualche minuto nel tostapane).
Naturalmente non potevo più fare il lavoro di strizzatura che vedete in foto, ma il dolce – ancora ottimo secondo me (insomma da mangiarlo bevendoci un buon vin santo vicino) – somigliava molto di più alle pizze dolci di pasqua che si fanno nell’Italia centrale.

24.IV.2011
 

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PASTAiola, primi e pasta fatta in casa

Sagne – Abruzzo, Molise e Lazio

Le famose sagne: un piccolo formato di pasta fresca della cucina “povera” abruzzese (ma anche molisana e di qualche zona montana del Lazio), fatte con acqua e farina, da gustare soprattutto nelle fredde serate invernali con fagioli o altri legumi.

Si possono fare con la farina che volete, e anche se molti indicano la semola di grano duro, io ricordo che mia nonna (abruzzese) le faceva con farina di grano tenero (sappiamoche in cucina ognuno fa quel che vuole).
Questa volta le ho ripetute con un misto di farina 00 e integrale di farro e
– come suggerisce la mia amica abruzzese Silvana – ho dato la forma a fiammifero.

Con gli anni sono diventata più “comoda” e allora, invece di impastare e fare la sfoglia a mano, questa volta mi sono fatta aiutare dalla mia potente Kenwood da 1500W per l’impasto, e dalla “nonna papera” per tirarle.
Praticamente in un paio d’ore ho realizzato sagne per un reggimento
(erano 1 Kg e 600 grammi, e parte le ho congelate),
ma vi do le dosi per 1 Kg. di pasta finita, per far capire meglio le proporzioni.

Ingredienti
(dosi per 1 Kg di sagne)
500 gr farina 00
500 gr farina integrale setacciata di farro
400 gr acqua
(sale facoltativo: non l’ho messo; a me sembra che le faccia ingrigire).

Procedimento
Ho versato le farine miscelate nell’impastatrice e ho impastato per 3-4 minuti (con gancio grande a spirale e non quello a uncino in dotazione) fino ad avere un ammasso molto irregolare (non fatevi tentare da aggiunte di acqua: non serve, anzi sarà difficile poi tirarle, sarebbero troppo morbide).(Impasto inizialmente molto grezzo – mia foto di repertorio)

Ho compattato l’impasto e coperto a contatto con della pellicola di cellophane (in alternativa potete tirarlo fuori dalla macchina e farlo riposare in busta chiusa di cellophane per alimenti).
Ho aspettato mezz’ora, e ho ripreso a impastare per 2-3 minuti, velocità fra minima e 1.
Ho coperto di nuovo l’impasto e aspettato ancora mezz’ora.
Ripetuto per la terza e ultima volta l’impastamento, ho finalmente fatto riposare per una mezz’ora, suddiviso in pallette da 4-500 gr l’una, e cominciato a tirare con la nonna papera.
Ho tirato ogni porzione per una decina di volte, sempre raddoppiando la striscia e reinfilandola nella fessura più larga della macchinetta (ricordo che devono venire dei “fiammiferi” spessi).
Questo è solo uno dei modi per la formatura.
Nel mio caso avrei potuto usare il matterello di metallo scanalato, o la “chitarra”, o direttamente passare la striscia nella fessura dei tagliolini della nonna papera, e tagliare successivamente a misura questi lunghi spaghetti quadrati: circa 3-4 cm di lunghezza vanno bene).
Ho fatto asciugare man mano, e dopo una 20ina di minuti ho cominciato a tagliare a fiammifero dalla striscia più asciutta
(nel frattempo ho coperto le altre strisce con canovacci per non farle asciugare troppo).
Ho infarinato bene con della semola, ho arrotolato ciascuna striscia e tagliato in 3 parti per ricavare delle lunghe striscioline.
Poi ho sovrapposto le striscioline ricavate, infarinando ancora, e ho tagliato i “fiammiferi” con la “coltella”.

Naturalmente il giorno dopo le ho fatte coi fagioli (ho riposto in frigo, su un vassoio le sagne, coperte con canovaccio e imbustato il tutto in cellophane).
..e poi sbizzarritevi, ciascuno con la sua

ZUPPA DI FAGLIOLI preferita..

…io oggi l’ho fatta con
battuto di sedano, carota, cipolla, poco peperoncino fresco,
poi soffritto in olio e.v.o. con guanciale,
poi pomodoro (far restringere)
una cucchiaiata di dado vegetale mio (meglio del sale, che non ho messo),
3 o 4 foglie di alloro secco (sempre coi legumi, per via dei gas!)
una sola fogliolina di salvia per gradire (coi fagioli la vedo sempre bene)
infine fagioli borlotti (in scatola – buoni lo stesso – o lessati da voi se avete tempo)
Acqua calda da aggiungere fino a cottura/cremosità della zuppa
Cuocere i “fiammiferi” per 4-5 minuti.
Naturalmente una volta impiattato non fatevi mancare un giro d’olio a crudo e una spolverata di pepe nero macinato al momento.

****
VERSIONE 2010

Fatte a mano con la versione alternativa romboidale (it.wikipedia.org/wiki/Sagne).


– h. 21 – ho preso della farina 0 bio (500 grammi);
– ho aggiunto tanta acqua fin quando è stato minimamente possibile lavorare l’impasto (era durissimo e sbriciolosissimo);
– mi sono messa vicino la bottiglia, e alla fine ho calcolato di averne messa 200 grammi;
– dopo questo impasto “sui generis” ho appallottolato e chiuso bene in una busta di cellophane per mezz’ora circa coprendo con un pile;
– ecco l’impasto dopo la prima mezz’ora, e dopo un’altra mezz’oretta ancora di riposo
(in tutto l’ho lavorato 3 volte, quindi è passata una sola ora):
si comincia a ragionare (abbiamo praticamente lasciato in autolisi farina e acqua: per forza che un pochino doveva diventare estensibile e lavorarsi meglio, no?);
– questo è il sotto del panetto (scusate la pessima foto gialla), che ho cercato di sigillare alla “meno-peggio” cercando di stendere la sfoglia (non sono brava in queste cose, ma ci provo lo stesso)
– ed ecco la sfoglia. Il tavolo è largo 53 cm, quindi ho ricavato una sfoglia di circa 50 di diametro, spessa 1 o 2 millimetri.
– poi, non sapendo inizialmente che forma dovessero avere, invece di arrotolare la sfoglia e tagliare come le tagliatelle, mi sono servita della mia multirotella, prima da un verso e poi dall’altro, facendole diventare una specie di losanghe o maltagliati.
– sono diventati 680 grammi di sagne (si sono asciugate un po’), quindi visto che avrei dovuto cuocerle l’indomani e che sapevo che non le avremmo finite tutte, ho congelato, separando con della cartaforno i 3 strati che mi sono venuti, e che ho adagiato su un grande vassoio.
Ho infatti preferito non lasciarle seccare.
So che se si cuoce la pasta fresca si fa presto, ma se si lascia seccare ci possono volere anche 20-25 minuti di cottura (come le orecchiette che si comprano, per capirci).
Una volta congelate, le mettò in una bustina per alimenti per occupare meno spazio nel freezer.

23.VII.2010
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PREPARAZIONI e tecniche di base

Scorze di agrumi fresche tutto l'anno

Io solitamente, durante la stagione adatta, congelo la parte gialla delle bucce degli agrumi non trattati o le grattugio e le congelo in bicchierini monodose.

Questo pubblicato oggi è un modo diverso di avere una piccola riserva di profumo fresco di arancia, di limone, ma anche di kumkuat (mandarinetti cinesi) imprigionati in vasetti di vetro, e potremo dire “addio” a fialette di aromi artificiali e varie!

Ingredienti
– la scorza grattugiata di qualsiasi agrume a scelta (naturalmente non trattato!)
– zucchero semolato q.b. ad alternare gli strati di scorza grattugiata
 
Dopo aver lavato e asciugato accuratamente gli agrumi biologici, pazientemente grattugiarne la scorza.
Prendere un piccolo barattolo in vetro con chiusura a capsula e disporre sul fondo un primo strato di zucchero semolato, quindi uno strato di scorza tritata (all’incirca mezzo cm) e pressare bene.
Quindi proseguire alternando lo zucchero alla scorza, fino al riempimento di tutto il barattolo.

Terminare con uno strato un po’ più spesso di zucchero, chiudere accuratamente, e conservare in frigorifero.

Dopo qualche giorno gli olii essenziali contenuti nelle scorze impregneranno lo zucchero, che assumerà il colore delle scorze, oltre al profumo e al sapore, e potrà essere usato esattamente come la scorza appena grattugiata.

Anche questa preparazione durerà da un inverno a quello successivo, essendo lo zucchero un conservante naturale.

e non vi ritroverete più a cercare disperatamente un limone per aromatizzare una crema o una torta all’ultimo minuto.
Tutto verificato: arancia preparata 7 mesi prima, ed è ancora ottima.

Ed ecco anche i limoni.
Per l’esattezza sono 50 grammi ricavati da 4 bei limoni grandi biologici + 200 g di zucchero per la conservazione.
Sarà bene scrivere in etichetta le dosi impiegate in modo di regolarsi, quando si procederà per le ricette future, per poter scalare lo zucchero.
Quale è stato il loro primo utilizzo? L’aroma per la frolla di questa Crostata di Visciole
Il secondo utilizzo? Le Pinze Triestine
Il terzo utilizzo? Mi sono inventata un liquore tipo grand marnier/cointreau che mi è servito per una ricetta salvaciofeche.

03.I.2011
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CONTORNI e verdure di ogni genere

Carciofi 15 giorni

La mia amica Teresa, che sa cucinare davvero, e non come me, mi ha suggerito questa ricettina velocissima nella preparazione, e anche questa volta la devo ringraziare per la dritta.
   
Avremo carciofi…
facili facili,
buoni buoni,
genuini genuini,
che si cuociono praticamente da soli e, cosa importantissima, lei assicura che si mantengono buonissimi e bianchissimi (senza ossidarsi), fino a 15 giorni in frigo (probabilmente per l’aceto che funge da conservante).

Io li ho fatti stasera (vabbe’, ieri sera), ma mi dite come faccio ad aspettare 15 giorni per vedere se effettivamente durano, e per postarvi ‘sta delizia?
Intanto vi suggerisco le dosi di oggi:

  

8 carciofi grandi normali (o romaneschi, anche se più teneri)
mezzo bicchiere di vino bianco secco
mezzo bicchiere di aceto bianco delicato (avevo quello di mele)***
1 bicchiere di acqua
2 spicchi di aglio
2-3 bei giri d’olio e.v.o.
prezzemolo
sale
***Chi volesse un sapore meno acre potrà diminuire la dose di aceto a favore di quella del vino, ma la mia amica Teresa asserisce che se si consumano dal giorno dopo, i sapori si uniformano e l’acre si sentirà di meno.
Inoltre mettendo meno aceto, credo che i carciofi si conservino meno dei 15 giorni indicati, quindi consiglio mio personale: mettete le dosi indicate, non vi pentirete!
Ho preso una bella padella grande (diam. 28) e ho versato due o tre bei giri d’olio.
Ho disposto gli 8 carciofi ben puliti e tagliati a metà, senza sovrapporli, affogandoli quasi, in mezzo bicchiere di vino bianco, mezzo bicchiere di aceto* e un bicchiere d’acqua.
Come dosatore ho usato un bicchiere da acqua di quelli grandi.
Ho aggiunto poi 2 spicchi d’aglio (togliendo l’anima interna), una manciata di prezzemolo e una macinatina di sale.

Ora non faremo altro che accendere il gas al minimo, coprire con coperchio e, riaffacciarci dopo 1 oretta e mezza o poco più senza mai girare (per sicurezza, questa volta ho messo il timer dopo un’ora, ma vi assicuro che osservando queste quantità, possono stare tranquillamente almeno 1 h e mezza).
Se si dovessero assorbire i liquidi e non fossero ancora cotti (pungere delicatamente con una forchetta), aggiungere poca acqua calda.
Dopo circa 1 h e 45′, una volta assorbito tutto il liquido e fatti asciugare scoperti per qualche momento a fuoco vivace, li ho spenti dopo averli girati delicatamente con una paletta.
Li abbiamo lasciati raffreddare e gustati così.
A differenza dei carciofi cucinati solitamente al tegame non ci hanno gonfiato per niente (io ne ho mangiati 4 pezzi, quindi 2 carciofi interi).
In parte li ho riposti in una vaschetta di vetro in frigorifero in attesa di vedere se si mantengono veramente.
P.S. – Eccoli, ancora belli chiari e ottimi – al 7° e 15° giorno.
La mia amica Teresa, con questo procedimento, prepara anche una sorta di “giardiniera” con le verdure un pochino più durette, tipo cavolfiori bianchi, carote, ecc., mentre sconsiglia, ma non ci ha mai provato, l’utilizzo di verdure morbide come zucchine, ecc.

14.III.2011