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PASTAiola, primi e pasta fatta in casa

Tortelli di patate del Casentino – Toscana

Dalla combinazione di pochi ma genuini ingredienti nasce il tortello di patate, un vanto dell’Alto Casentino, piatto principe sulle tavole dei casentinesi sia in casa che al ristorante, e che con le amiche di Cookaround abbiamo preparato in uno dei famigerati “cucinare insieme”.
Dosi per 135/140 tortelli se tirati all’ultima tacca della nonna papera


Con l’aiuto del Bimby,
– la sera prima di dormire ho tritato le 2 salsicce (circa 170 gr) più 150 grammi circa di pancetta tesa dolce, dopo averla messa in freezer per un’oretta, per riuscire a macinare meglio..poi ho rimesso tutto in frigo …
– al mattino, nel boccale asciutto ho tritato prima l’aglio, facendolo cadere con le lame in movimento, e poi l’ho messo via;
– poi ho asciugato e messo parmigiano e buccia di limone insieme
– infine ci ho impastato la pasta all’uovo,

 


color rosa porcellino.. ma la carne è rosolata … e senza olio aggiunto!!
Si possono ammirare .. il cucchiaione di concentrato, un trito di aglio, una manciata di prezzemolo e la mia immancabile rondellina di peperoncino fresco.

 


le dosi sono quasi il doppio di quelle suggerite, e ..
Gli ingredienti del ripieno sono questi:
320-330 g di salsiccia/pancetta
850-900 gr di patate lessate e passate allo schiacciapatate ancora caldissime e con tutta la buccia (e la buccia non passa fra i fori: trucchetto imparato qui su Cookaround),
2 cucchiai di concentrato di pomodoro,
60 gr parmigiano tritato .. e
..buccia di un limone tritati insieme;
1 uovo,
1 presa di sale (a 3 dita..)
noce moscata

 


ripieno mescolato …

 


impasto e ripieno… vicini-vicini.
Gli ingredienti per la sfoglia:
550 gr di farina tipo 0,
4 uova,
2 mezzi gusci di latte
(l’ho fatta appositamente un pochino soda, e l’ho rilavorata un paio di volte, alternando a riposi di una mezz’ora, prima di dividere in 4 panetti)

diviso l’impasto in 4 parti rimettendo sempre in frigo prima di lavorare ciascuna palletta..

 


… con l’aiuto della raviolamp e della nonna papera (so che i ravioli dovrebbero essere leggermente più spessi, ma questi sono … “tortelli”, e a me piace la sfoglia che faccia sentire il ripieno, quindi ho tirato fino all’ultima tacca) … ci ho messo solo … circa 2/3 di giornata per preparare il tutto

 


un bel primo piano cicciuto e tutta la prima serie che ci siamo mangiati per pranzo (proveniente dalla prima delle 4 pallette)

 


tutti gli altri…pronti per essere congelati dopo la schiaritura

 


l’interno del tortello cotto

 


buoni sia con una salsina di misto funghi veloce (qui ne trovate una)

 


che semplici, solo con olio e parmigiano.
Impressioni:
  • prima cosa, mi ha colpito il latte nella sfoglia
    Credo che sia una buona alternativa (al posto dell’olio e.v.o. che di solito aggiungo quando faccio la pasta ripiena) e grazie a questo la sfoglia è rimasta elastica (pur essendo soda come ho scritto sopra), al punto da essere ben lavorabile fino alla fine e permettermi di arrivare all’ultima tacca della macchinetta
  • altra cosa: la buccia di limone grattugiata nell’impasto ci sta veramente bene
  • infine devo dire che non sono affatto pesantoni come li pensavo, ma molto equilibrati e tutto sommato delicati, pur se saporiti.

Fonte 20.XI.2011

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PREPARAZIONI e tecniche di base

Pasta brisée alleggerita


Di solito, quando devo cimentarmi in una preparazione, vado alla ricerca di più ricette dello stesso tipo in tutta la rete.
In questo caso – pur avendo apportato qualche variante per la preparazione (io ho usato il bimby) e aver usato acqua frizzante – ho scelto questa versione in quanto mi va a genio che preveda meno burro rispetto alla percentuale solita.
L’importante comunque è la riuscita della ricetta stessa, e questa l’ho trovata perfetta.. la pasta si tira benissimo senza rompersi (può essere adattata a preparazioni dolci), insomma, ve la consiglio, ma seguite la “catena del freddo“.
Ingredienti per 550 gr. di pasta:
300 gr. di farina di tipo 0, fredda
150 ml. di acqua gelata frizzante
100 gr. di burro freddo a pezzetti
un pizzico di sale
Preparazione:
Mettere nel del bimby (raffreddato per un po’ in precedenza nel freezer) la farina fredda, il burro freddo tagliato a pezzetti e un pizzico di sale.
Frullare 15″, vel. 4-5 fino ad ottenere un composto dall’aspetto sabbioso.

A questo punto, aggiungere l’acqua gelata, poco alla volta (io l’ho aggiunta in 3 volte).
Ad ogni aggiunta ho frullato per 15″, vel. 4-5
Alla fine ho impastato a vel. per 1 minuto (totale lavorazione 2 minuti!)

Lavorare infine velocemente sulla tavola (meglio se di marmo) senza scaldare l’impasto con le mani, per compattare e ottenere un panetto sodo ed elastico.
In mancanza del piano di marmo ho mantenuto fredda la tavola di legno poggiandoci dei gelpack (o siberini, o sacchetti di ghiaccio..).

Avvolgere il panetto nella pellicola trasparente, appiattirlo bene (in modo che si freddi meglio e prima) e farlo riposare in frigo dai 30 minuti almeno, alle 2 ore circa, prima di lavorarlo.

Passato il giusto periodo, si può stendere la pasta – ad uno spessore di 3 mm. circa – ed usarla per la preparazione salata desiderata.
La brisée si conserva alcuni giorni in frigo o può essere congelata.
Se si volesse utilizzare per preparazioni dolci, aggiungere circa un cucchiaio di zucchero nell’impasto.
Fonte 03.I.2012

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SECONDI, SFIZI E STREET-FOOD

Cotechino in crosta brisée

Ad uno dei corsi Bimby organizzati tempo fa in occasione delle festività di fine anno dalle vivaci dimostratrici romane della Contempora, fra le varie ricette presentate, ho apprezzato molto il classico cotechino, ma cotto in maniera diversa dal solito.

Ho raddoppiato le dosi perché avevo 4 cotechini da cuocere (li vedrete nelle foto), ma la ricetta dalla quale ho preso spunto è più o meno quella che descrivo sotto….
Ingredienti x 8 persone
550 g di pasta brisée
2 cotechini precotti da 500 g
800 g acqua
Esecuzione
Togliere i cotechini dal loro involucro di alluminio.
Ripulirli dal grasso in eccesso sotto l’acqua tiepida (o con un foglio di carta-cucina).
Posizionarli nel varoma.
A questo punto vi consiglio di liberarli dalla loro pelle per poter far colare meglio il grasso nel boccale ed eliminarne quanto più possibile.
Se volete cuocerli con la pelle, però, non c’è problema: si toglierà benissimo a fine cottura (come potete vedere dalle foto, infatti, ho provato in tutte e due le maniere).

Versare l’acqua nel , chiudere il coperchio, posizionare il varoma e cuocere 20′, temp. varoma, vel. 1.
Far freddare i cotechini.
Stendere molto finemente la pasta brisée in un rettangolo, adagiarvi i cotechini e arrotolare (meglio cercare di non sovrapporre la pasta).

Spennellare con rosso d’uovo (meglio, o potete usare degli albumi – io ho pennellato con quelli – o ancora, con del latte) e cuocere in forno caldo a 180°C per circa 20-25 minuti, ventilato e comunque fino a doratura.

Fonte 26.II.2011

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SALSE, sughi, condimenti, erbe

Panna ad alta digeribilità (per gelati, ma anche piatti salati)

Questa ricetta nasce dall’esigenza di fare un gelato per chi ha qualche problema di intolleranza al lattosio, non grave, ma pur sempre da tenere sotto controllo.
Quando infatti non si riesce a trovare o non si vuole utilizzare la panna ad alta digeribilità commerciale, si può preparare questo prodotto, che consiglio di utilizzare per dei gusti di gelato decisi (ad esempio con una base “gialla”  piuttosto che con quella bianca, visto che le uova mascherano molto bene l’eventuale percezione di olio che si dovesse avvertire).

Naturalmente, visto che questa panna non è adatta ad essere montata, potremo utilizzarla anche per piatti salati.

Ho convertito una ricetta trovata in rete per il bimby (penso si possa utilizzare un buon minipimer) e ho ricavato le dosi anche in grammi, oltre che lasciare l’indicazione a bicchieri come suggerito originariamente.
Non ho cercato altre soluzioni vegetali, in quanto chi mi ha chiesto il gelato (che avrei fatto in seguito con questa panna) voleva proprio un gelato che sapesse di latte vaccino e non di latte di soia, o di riso.
Naturalmente ciascuno potrà fare le prove che riterrà opportune, non ultime quelle con vero buon latte intero.
Ho fatto così:
400 g di latte ad alta digeribilià fresco, parzialmente scremato (lattosio 0,5%)
520 g olio di germe di mais (lo uso non ogm, meglio ancora biologico), o di girasole deodorato, raffreddato da qualche ora prima in frigo
un pizzico di sale (reso a velo precedentemente)
Ho versato nel il latte con il sale – 30″ vel. 7.
Un po’ come si procede per la maionese, ho iniziato ad incorporare l’olio facendolo lentamente colare a filo dal coperchio dove avevo posizionato il misurino capovolto (ci ha impiegato un po’) – 3′ vel. 10.

Infine ho trasferito il tutto in barattoli di vetro (meglio se già freddi) e conservati in frigorifero.
In frigo il prodotto è migliorato come densità e corposità.
Ritengo che la catena del freddo sia molto importante in queste preparazioni!
Ricordo che qualsiasi tipo di latte – una volta aperta la bottiglia – si conserva per soli 4-5 giorni, quindi la panna che abbiamo preparato ha conservabilità analoga alla scadenza del latte.
Fonte 11.VIII.2012

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GELATI

Gelato alla vaniglia alta digeribilità


… e per chiudere la cena della Vigilia, ecco il gelato che mi sono inventata per far contento il figliolone che, quando ha sentito che avrei lo comprato mi ha chiesto espressamente un gelato ad alta digeribilità che sapesse di vero latte e non di soya o riso, ecc. (io volevo comprare il valsoya o cose così).
Ho deciso quindi di far lavorare il bimby. Sono le prime esperienze che faccio; correggetemi pure se volete/potete, magari ho fatto dei passaggi in più inutilmente (naturalmente si potrà prendere spunto da questo gelato e mantecarlo in gelatiera).
Ho visto in giro e ho notato che per un buon gelato, il più delle volte, fra gli ingredienti è prevista la panna.
Ho detto al figlio… ok.. compriamo la hoplà (anche se non mi entusiasma), e lui, facendomi l’occhietto…:
noneeeeeee.. lo voglio che sa di latte… dai, dai.. ce la puoi fare…
Capirai!!! E con queste sfide, vuoi che una non fa dei tentativi per il proprio scarrafone maggiore, appena tornato dall’estero??!!!
Quindi, dopo una ricerchina in rete (cucinainsimpatia) e dentro Cook, convinta di aver trovato quanto cercato, mi sono messa all’opera, ed è uscito fuori un gelato praticamente a “base gialla”.
Ingredienti per 12-14 persone

580 g. di latte alta digeribilità (480 prima + 1 misurino alla fine)
520 g.di panna alta digeribilità (preparata almeno qualche ora prima)
2 uova intere a temperatura ambiente
6 tuorli a temperatura ambiente (la ricetta prevede 8 tuorli, ma ne ho sostituiti 2 con della maizena)
30 g di maizena
1 stecca di vaniglia (sarebbe meglio due, ma io ho messo zucchero vanigliato da me e quindi 1 sola stecca è stata sufficiente)
250 g. di zucchero vanigliato da me (si può diminuire fino a 200 grammi se non si vuole così dolce).
1 pizzichino di sale
Aprire a metà la stecca di vaniglia e metterla in infusione nel latte per ½ h.

Quindi inserire nel latte, sale e cuocere 7′, 80°C, vel. 1.

Nel frattempo con un frullino (brava Teresa che me lo ha lasciato per Natale) sbattere i tuorli e le 2 uova intere con lo zucchero finche diventano spumosi e montati (ecco: mi chiedo se questo passaggio potrebbe essere fatto nel bimby già da prima – magari con la farfalla – e poi aggiungere in un secondo momento il latte/sale per la cottura..?!?!?!).

Aggiungere la panna e continuare a montare gli ingredienti.

Quindi aggiungere il composto al latte caldo nel e mescolare affinchè tutti gli ingredienti siano amalgamati.
Ho cotto 7′, 90°C, vel. 4 (forse sarebbe stato sufficiente un periodo inferiore per la pastorizzazione delle uova, ma non sapevo come regolarmi: sono graditi suggerimenti;-)
Fare attenzione a non far bollire il composto.

Una volta spento, far raffreddare velocemente coperto con pellicola (io ho messo il in un contenitore circondato da siberini e gelpack).

Appena freddo mettere il composto in frigo e successivamente – appena raggiunta la temperatura di frigorifero – trasferire in freezer per almeno 12 ore, in un contenitore largo e basso dal quale possa uscire facilmente la lastra di crema congelata (io ho versato la crema in una bustina doppia di cellophane, poggiata su un vassoio, dove si è spaparanzata ben bene…)
Passato il tempo necessario, tirare fuori e lasciare a temperatura ambiente 5 minuti circa.
Poi tagliare a cubetti

e versare nel : 20″, vel. 7.

Quindi mantecare a vel. 5-6 per 1′ e 30″ circa, versando a filo 1 misurino di latte freddo finché il gelato non risuterà cremoso.
L’ho dovuto mantecare in due volte in quanto i cubetti erano effettivamente troppi per il boccale. Alla fine l’ho trasferito in un capiente contenitore della tupperware, dove l’ho fatto congelare per una mezz’oretta circa prima di consumarlo.

Fonte 05.I.2012

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LIQUORI, bevande, sciroppi, ecc.

Cioccolato in tazza speziato

Facile facile … caldo caldo … e veloce veloce … col Bimby


Volevo una cosa tonica e corroborante .. con questi primi freddi veri di stagione (ricettina del gennaio 2012).

Mi sono ricordata dell’incontro di Firenze con le amiche del forum, dove con Susanna ci siamo fermate a prendere un cioccolato caldo alle spezie (ma non mi andava di star lì a girare-girare-girare per 20 minuti per farlo venire bello cremoso….)
…poi mi sono ricordata di alcune tazze, reduci del viaggio a Vienna fatto con le “mocchine” poco prima delle festività natalizie 2010, utilizzate per prendere i continui glue-wein come si chiamavano lì (una sorta di vinbrulé) che servivano a riscaldarci – anche nell’umore – mentre gironzolavamo per mercatini, nelle fredde serate viennesi.
Ho unito i due ricordi e ne è uscito questo cioccolato dal caratterino niente male …
Per due tazzoni stracolmi come quella che vedete nella foto
Ho messo prima in una tazza:
3 cucchiaini colmi di cacao amaro in polvere
3 cucchiaini colmi di zucchero integrale di canna
2 cucchiaini colmi di farina 00
1 pezzetto di peperoncino
1 chiodo di garofano
Ho aggiunto nella tazza, del latte fresco intero poco per volta, miscelandolo al composto, fino a far sciogliere tutti i grumi e renderlo cremoso.
Ho poi versato la cremina nel boccale e continuato a versare altro latte fino a coprire per bene le lame (sarà stato 6-700 grammi di latte).
Ho impostato 20′, vel. 2, 80°C, lasciando il misurino di traverso..
..alla fine dei 20 minuti ho versato il tutto in due tazzoni dove avevo spolverato generosamente della cannella e della noce moscata…
Se non volete ritrovarvi fra i denti i pezzetti di peperoncino o il chiodo di garofano, filtrate il tutto con un passino (o col cestino del varoma, ma in questo caso dovrete variare la velocità da 2 a antioraria2)
Naturalmente lo potrete gustare più tradizionale, omettendo le spezie (ma vi consiglio di provarle almeno una volta), oppure più o meno cremoso, allungando o accorciando i tempi di cottura o aumentando/diminuendo la farina…
insomma – se vorrete ripeterla – è solo un’ideuccia calda calda …

Fonte 28.IV.2017

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PANE, pizze, pizzelle e dintorni

Pizza in teglia con pasta madre Bonci

Questa è la versione che ho riadattato della pizza di Bonci, denominandola la mia “pizza indecisa”.
La prima indecisione ho fatto presto a superarla: seguire ciò che ha suggerito Bonci per la pasta madre mi sembrava veramente esagerato (anche perché io non voglio lievitazioni brevi), quindi invece del 30% circa di pm ne ho messa l’8% circa.
Naturalmente questa è la prima prova alla quale sicuramente ne seguiranno altre per poi trovare la mia pizza Bonci preferita senza indecisioni.

Ingredienti per 2 teglie 40×30 più 1 piccola 28×18 (se volete la pizza più spessa usate solo le due teglie grandi):
– 600 gr di farina (375 g grano tenero tipo 0, 165 g manitoba tipo 0, 60 g solina)
– 480 g acqua oligominerale
– 50 g pasta madre (rinfrescata per la II volta, 4 ore e mezza prima)
– 18 g sale (un cucchiaio raso circa)
– 18-20 g olio e.v.o. (un cucchiaio e mezzo circa)
totale dell’impasto 1165 grammi
Preparazione:
Alle 17,00 ho unito la farina con quasi tutta l’acqua, poi ho aggiunto la pasta madre sciolta in parte dell’acqua totale fino a formare una pastella.
Ho aggiunto i 18 g di sale che avevo sciolto in un po’ di acqua, sempre presa dal totale, i 18 g di olio e ho mescolato prima con una forchetta (poi, non mi piaceva per niente com’era venuto e ho … messo le mani in pasta un pochino… ).
Visto che la mia pasta madre era probabilmente poca per questo mio primo tentativo, ho lasciato riposare un’oretta (e non 10 minuti) prima di dare le 3 pieghe che ho visto dare nel video per far asciugare l’impasto.
Ho quindi lasciato riposare ancora un’oretta.

Alle 19,15 ho messo a lievitare nella parte bassa del frigo

Intorno alle 16,00 del giorno dopo ho tolto l’impasto dal frigo e l’ho steso sul tavolo (dopo soltanto 20 ore e mezza in quanto l’impasto già stava facendo delle bolle..)
ho poi trasferito nelle teglie questo impasto che scappava da tutte le parti.
Ho lasciato in teglia per 2 ore e mezza circa coprendo per non far seccare (questa è la seconda indecisione, visto che avrei voluto fare come dice Bonci, e cioè infornare subito, ma sono stata combattuta e infine ha vinto il mio solito modo collaudato di cuocere, e cioè dopo qualche ora dalla stesura).


Poco prima delle 20,00 ho infornato la prima teglia.
Ho preparato per tempo il forno e, dopo aver condito senza mettere tutta la mozzarella (fatta scolare per qualche ora), ho infornato una teglia alla volta nella parte bassa del forno.
(qui Bonci dice di spostare dal basso al centro la teglia. Io ho trovato che – per il mio forno – è meglio proseguire sotto: mi piace una pizza ben cotta anche sotto e non bianchiccia).
A fine cottura ho aggiunto un po’ di mozzarella e reinfornato per gli ultimi 5 minuti.
In tutto la pizza ha cotto per circa 20 minuti dopo aver portato il forno a 270°C e infornato a 250°C.



queste due ultime foto per mostrare – più che l’alveolatura della fetta – soprattutto come è venuta fina nella parte centrale (come dicevo sopra, se vorrete una pizza più sofficiosa, sarà meglio suddivivere l’impasto in due teglie soltanto).
Dopo un’ulteriore prova, direi che la mia pizza in teglia con pasta madre resta la mia preferita (da un’idea di Accademia del Pane). E’ più laboriosa da lavorare, ma il risultato finale a me viene migliore (in seguito inserirò link)!
Fonte 19.I.2012

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PANE, pizze, pizzelle e dintorni

Pain de Mie

Sicuramente ci sono altre ricette analoghe, ma quella tratta da questo sito, l’ho trovata molto equilibrata negli ingredienti e dettagliata nelle indicazioni, e ve la vorrei proporre (fra l’altro ho realizzato successivamente che l’impasto è somigliantissimo ai miei panini al latte).

L’autrice ci assicura un pane versatile e soffice dal sapore neutro, adatto per toast o morbidi tramezzini. Basterà seguire qualche accorgimento…

Ingredienti usare stampi 20×10 (non li avevo, li ho usati più grandi)

Per il prefermento
(impastare e far fermentare per 12 ore circa a 20°C)
30 g licoli di gd al raddoppio
48 g latte intero fresco
92 g farina (anche tutta manitoba)
Totale prefermento 170 g (58,88% idratazione)

Per l’impasto
* 454 g farina forte (2/3 manitoba 0, 1/3 tipo 0 comune)
* 300 g acqua oligominerale – 66%
*  170 g prefermento – 37,44%
* 28 g zucchero semolato fine – 6,17%
* 28 g latte in polvere – 6,17%
28 g burro morbido – 6,17%
10 g sali – 2,20%
Totale impasto 1018 grammi (idratazione reale 64,70%)

Procedimento
Fare prima un’autolisi di mezz’ora con gli ingredienti asteriscati (la vera autolisi non prevede lievito), mescolandoli sommariamente col gancio a foglia, per 3-4 minuti a vel. 1 e lasciato coperto, in ciotola.

Passata la mezz’ora ho aggiunto il sale e fatto incordare con gancio normale a vel. 2, subito dopo ho aggiunto anche il burro in 2 o 3 volte. Il tutto per 5 minuti.
Ancora 5 minuti, stavolta a vel. 3.
Di tanto in tanto ho capovolto per ossigenare l’impasto.
Ancora 5 minuti, sempre velocità 3.
In tutto ho impastato per 15 minuti, fino alla prova velo.

L’autrice ci assicura che ha fatto anche a vel. 4 col suo KA e sembra che queste alte velocità aiutino a incordare bene, ma attenzione sempre alle slievitazioni.
Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è Pain-de-mie-Tfl-5.jpg
Mettere l’impasto in frigo per la notte (circa 8 ore).
Riportare per un’oretta a temperatura ambiente.
Porzionando l’impasto, formare tanti quadrati sul banco, quante volete che siano le sezioni da adagiare in ogni stampo.

Dopo aver sgonfiato delicatamente tutte le bolle di fermentazioni, fare delle pieghe a “porte di saloon” a ciascun quadrato e avvolgere verso l’alto.

Alla fine di questi avvolgimenti formare una pallina e serrarla per bene sotto.

Per le varie operazioni (staglio, pesatura, piegature), ho impiegato circa mezz’ora.
Notare che i due filoncini sono stati volutamente messi a lievitare in versi “opposti”.
Ho imburrato i due stampi, in uno ho messo un rotolo unico, nell’altro ho messo, trasversali, 3 rotoli piccoli.

Ho coperto con cartaforno, infilato in busta di cellophane, coperto con pile e fatto lievitare nella stanza fredda di casa (senza termosifoni) per 6 ore circa.
Cottura – 45 minuti – 190°C statico
Dopo aver pennellato con un tuorlo ho infornato nella parte bassissima del forno preriscaldato e versato mezzo bicchiere d’acqua alla base del forno.
Essendo due ho cotto qualche minuto in più fino a un bel colore dorato, ma attenzione a non far asciugare troppo il “pain”.
Verso la fine ho ripennellato con albume, ma ho coperto con cartaforno perché si stavano colorendo troppo.
Per dare la classica forma squadrata da toast, si potrebbe provare a cuocere capovolgendo lo stampo!!!
Nel filoncino singolo l’alveolatura è più accentuata, ma per toast o tramezzini, l’alveolatura consigliata è fine, quindi l’autrice della ricetta preferisce  quello più compatto a tre sezioni.

Questa la foto del filoncino a 3 sezioni.

E questo il filoncino a corpo unico (più alveolato).

Qualche impressione:
– è un pane dal sapore neutro leggermente saporito per i miei gusti, ma diminuire troppo il sale significherebbe rivedere i tempi di lievitazione!
– l’interno risulta perfettamente asciutto;
– è un pane da avere sempre come scorta per merende e cenette veloci, o tramezzini gustosi;
– mi aspettavo una sofficità maggiore. L’autrice volendo, suggerisce di aumentare i grassi fino al 20% – qui siamo al 6 – e anche con olio al posto del burro. Aggiungo io che varrebbe la pena fare una prova anche con la tecnica del tang zhong.

Fonte 23.I.2012

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COSMETICANDO, casa e persona VARIE - Quel che resta, e non è poco

Aloe arborescens – efficace doposole e non solo

Incuriosita dalle decantate virtù di questa pianta, tempo fa mi sono convinta a comprare un’ Aloe Arborescens Miller di circa 5 anni, per averla sul balcone.

Per guarigioni miracolose non so, ma da mia testimonianza diretta vi assicuro che per un’estate intera, prendendo qualche foglia qua e là (l’isola greca dove soggiornavo ne era piena), e spalmandomi sul corpo dopo la doccia l’interno gelatinoso di una foglia spellata, mi sono salvata non solo dalle ustioni, ma addirittura non ho avuto neanche la classica spellatura alle spalle di fine stagione!
Ne ho fatto anche un gel cosmetico (sembra che anche in questo caso l’aloe arborescens abbia molte più proprietà rispetto all’aloe vera)  ma è da tenere in considerazione che, a prescindere dai conservanti che ho utilizzato, analogamente a qualsiasi altro infuso da pianta fresca anche l’aloe è soggetta a ossidazione, quindi problematica da utilizzare in tal senso.
Se può essere utile, ho comprato qui la pianta, ma ci sono altri posti certificati in Italia dove viene coltivata biologicamente.
Per chi fosse interessato poi, c’è questa ricetta dello sciroppo di P. Zago.
Io l’ho preparato per un periodo, diciamo senza nessuna pretesa di guarigioni mirabolanti per qualche malattia particolare (oddio, se mi ringiovaniva di una 30ina d’anni  sarei stata contenta, eh?!) ma solo perché appunto, sono curiosa di fare nuove esperienze.
INGREDIENTI
350∼500g miele d’api biologico (meglio se di castagno o comunque non millefiori)- minimo 46,66%
40-50ml di distillato (circa 6 cucchiai monocultivar di grappa, cognac, whisky, ecc.) – minimo 5,33%
350g Foglie di Aloe Arborescens bio: 3-5 foglie o più, fino a raggiungere il peso – minimo 46,66%
PREPARAZIONE
Raccogliere le foglie necessarie di sera, nell’oscurità, avendo avuto cura di innaffiare la pianta qualche giorno prima, e non a ridosso della raccolta.
Lavorare tutto in penombra (ad esempio con la sola luce della tv, onde evitare di avviare velocemente l’ossidazione delle foglie tagliate).
Togliere le spine dai bordi delle foglie e la polvere depositatasi, utilizzando uno straccio strizzatissimo-appena umido o una spugna.
Tagliare a pezzi le foglie (senza togliere la buccia) e metterle nel frullatore assieme al miele e al distillato prescelto.
Frullare bene e il preparato è pronto per il consumo (l’ho fatto nel bimby).
Non filtrare, né cuocere.
Il frullato ottenuto deve essere messo in frigorifero in un barattolo scuro, ben chiuso (ho schermato il barattolo di vetro con un foglio di alluminio).

Rifatta di recente 1/4 della dose consigliata (preferisco rifarlo spesso!)

DOSI E MODALITA’ CONSIGLIATE SECONDO PADRE ROMANO ZAGO
Agitare bene prima dell’uso.
Avendo cura di aprire il barattolo in zona buia, prendere un cucchiaio da tavola 20 o 30 minuti prima dei tre pasti principali (colazione, pranzo e cena).
Una volta iniziato il trattamento è importante assumere tutto il contenuto del barattolo.
Appena finito, è consigliabile sottoporsi a una visita medica per verificare eventuali miglioramenti.
Il risultato delle analisi offrirà indicazioni sugli effetti ottenuti e suggerirà la procedura da seguire.
Se i risultati dovessero dimostrare che non ci sono stati miglioramenti con il primo barattolo, è necessario ripetere l’operazione dopo una pausa di 5-10 giorni. Tale ciclo dovrà ripetersi tante volte quante sono necessarie per eliminare il male.
Soltanto dopo i primi quattro tentativi senza esito positivo si deve ricorrere ad una dose doppia, cioè due cucchiai prima di ogni pasto.
– Dal canto mio posso dirvi che per fare lo sciroppo ho letto che il miele migliore (biologico), sia quello di montagna di castagno… e comunque mai il millefiori.
– La grappa (meglio se biologica) da usare è meglio quella proveniente da un solo tipo di uva…
– La raccolta e lavorazione va fatta quanto più possibile al buio o quasi, e si deve anche bere al buio!
– Le foglie vanno raccolte quando non si innaffia da almeno qualche giorno, altrimenti si “annacquano” anche le proprietà (accidenti quante ne vuole ‘sta pianta eh?!!!)
Per altre notizie si rimanda – oltre che alle informazioni della rete – soprattutto ai consigli dei propri medici prima di intraprendere qualsiasi iniziativa.

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Per chi, sensibile ai problemi ambientali, non vuole/può autoprodurre, ma vuol continuare ad acquistare cosmetici o prodotti vari per la casa e la persona, un piccolo consiglio è quello di consultare il famigerato INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients).
Qui sotto due siti dei quali mi avvalgo per la consultazione:
– ewg.org/skindeep/
– biodizionario.it
Quindi, attenzione ai numeri e ai colori degli scores (equivalenti di un semaforo dal verde, al giallo, al rosso, dove naturalmente il verde è il migliore) e all’ordine di inserimento delle varie sostanze nel prodotto (più sostanze con inci verde troverete ai primi posti, meglio sarà; come per gli alimenti, gli ingredienti scritti per primi sono contenuti in dosi maggiori!).
Fonte 16.VII.2012

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VARIE - Quel che resta, e non è poco

Stevia? Perché no!

Girovagando online mi sono imbattuta in questa pianta dalle proprietà dolcificanti elevatissime.. illegale in Europa fino a poco tempo fa…

La diffusione capillare di questo prodotto non giova certo ai grossi produttori di zucchero di barbabietola o di canna, o alle case produttrici di dolcificanti di sintesi… questi si, quasi tutti veramente deleteri per la nostra salute!!!
La stevia invece, utilizzata da secoli è del tutto naturale (che poi anche il cianuro sia naturale ma leggermente … pericoloso.. se ne può sempre parlare)
Insieme ad un’amica cookina ho comprato delle cose online e ho approfittato per prendere qualche bustina di foglie secche …
…e intanto proverò a fare un estratto liquido da usare come dolcificante supernatural!!!!
… ma potremo sbizzarrirci ad usarlo come sostituto dello zucchero – quando possibile – nelle nostre ricette!!Con l’occasione, vorrei citare questo thread di _*Paola*_ (dove è previsto il dolcificante tic, perché non provare con questo estratto?!)Ieri sera sono già partita con un minimo, avendo poco alcool a 95° in casa, ma ho seguito questa traccia per le dosi…
Ingredienti:
– 1 litro di alcool a 95°
– 350 grammi di foglie fresche di stevia (o 100 gr di foglie secche o polvere)
– 350 gr d’acqua in caso di foglie fresche (o 500 gr per le foglie secche o polvere)

Preparazione:
L’estratto si prepara mettendo 350 gr di foglie fresche (o 100 grammi di foglie secche o polvere), in un litro di alcool a 95° e lasciando macerare il tutto per 15 giorni (12 giorni se foglie secche).
Successivamente si filtra la soluzione e la si diluisce aggiungendo 350 gr di acqua (o 500 gr se foglie secche o polvere).
A questo punto si fa evaporare l’alcool, riscaldando la soluzione a fuoco lento per evitare che possa infiammarsi.
Poi si procede concentrando la soluzione facendola bollire (quindi a fiamma vivace) fino a raggiungere la consistenza di uno sciroppo .
Ovviamente più l’estratto è concentrato, più è dolce.
E’ stato stimato che 200 grammi di sciroppo (ottenuto da 1 litro di alcool) abbia un potere dolcificante pari a circa 14 chili di zucchero (saccarosio)!
Immagino che una volta ottenuto lo sciroppo di stevia, lo doserò con un contagocce.. vado alla ricerca di qualcosa di adeguato e .. ci rivediamo fra qualche giorno, quando il mio estratto sarà pronto….

Fonti per saperne di più:
Fonti per saperne di più:
ecospugne.altervista.org/blog/archives/category/stevia-rebaudiana/
oppure qui
xmx.it/stevia.htm
Sito dove ho acquistato la stevia in foglie secche:
madavanilla.de/shop/catalog/browse?sessid=JVs42l8t5Rjz4LQ0EngyXJr9zOc4NuEeay97 bI4Em4P9RLcLFyVX23GtAUY4UGEj&shop_param=ecid%3D51% 26
Dove si possono trovare i semi:
ebay.it/itm/270644677185?ssPageName=STRK:MEWAX:IT&_trksid=p398 4.m1423.l2649#ht_500wt_1180
Dove si possono trovare anche le piantine:
ebay.it/sch/Giardino-e-Arredamento-Esterni-/2032/i.html?LH_BIN=1&LH_PrefLoc=2&_nkw=stevia&_catref=1 &_dmpt=Semi&_fln=1&_sc=1&_sop=15&_trksid=p3286.c0. m282
Qui trovate un altro studio che sta conducendo una cookina per l’applicazione alle ricette dolci (forse appoggiata a giallo-zafferano..):
blog.giallozafferano.it/zuccheroespezie/
Altro sito – stavolta italiano – dove acquistare compresse, polvere, estratto, foglie:
stevia-italia.com/prestashop/
ricordatevi, copiando gli indirizzi, di anteporre sempre il www.
 

Ecco qualche foto degli sviluppi:

dopo un paio di giorni di riposo con scuotimento giornaliero della bottiglia (foto cliccabili)

esattamente dopo 12 giorni sempre con mescolamento quotidiano (foto cliccabili)

dopo aver filtrato l’estratto, ho fatto ritirare in un pentolino, prima a fiamma bassa per far evaporare l’alcool, e poi più vivacemente, per ridurre a sciroppo (forse avrei dovuto ridurlo di più, ma mi ero stancata)

per trasferire nei flaconcini (che hanno un’imboccatura piccolissima), mi sono aiutata con un imbuto e un beccuccio di una sac-a-poche
ed ecco i miei flaconcini (non ho misurato la capacità, ma il più piccolo misura 8 cm e mezzo di altezza, il più grande, 14 cm)
NON SO SE PER IL FATTO CHE L’ESTRATTO NON SIA VENUTO TROPPO CONCENTRATO, MA DEVO DIRE CHE IL RISULTATO
– COME DOLCIFICANTE, ALMENO NEL CAFFE’
NON MI HA ENTUSIASMATO!!
UNA COSA, STRANISSIMA: QUESTO ESTRATTO DI STEVIA SEMBRA CHE LASCI AMAROGNOLI I LIQUIDI DOLCIFICATI – PUR SE SUCCESSIVAMENTE LASCIA UN GUSTO DOLCE AL PALATO.. UNA SORTA DI ILLUSIONE DI DOLCEZZA… O DI .. DOLCEZZA RITARDATA!!!
SE QUALCUNO VUOLE INTERVENIRE CON QUALCHE DRITTA, BENVENGA!!
Altro giro, altra corsa..
alla prossima proverò a dolcificare direttamente con le foglie secche tritate finemente
.. a presto per i risultati…

Intanto ecco dei muffin dietetici

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Aggiornamento del gennaio 2013:Sto usando foglie di stevia polverizzate (nel bimby) e con mia sorpresa mi sto trovando moooolto bene …
Sarà che ho optato volutamente per questa scelta piuttosto che per l’aspartame, per seguire la mia dieta?
… sentiste una spolveratina di stevia in foglie polverizzata + una spolveratina di cannella su un semplice yogurt magro naturale
… lo trasforma!!!